A cento giorni dai Giochi olimpici invernali, il villaggio italiano di Cortina d’Ampezzo piange i suoi larici secolari e teme le frane.
Le Olimpiadi Milano-Cortina 2026 sono ormai diventate un vero e proprio caso di studio internazionale: un evento nato sotto il segno della sostenibilità, ma che oggi si rivela sempre più come un laboratorio di contraddizioni. Promesse di rispetto ambientale, recupero delle strutture esistenti e contenimento dei costi sono state sistematicamente disattese, mentre le montagne delle Dolomiti pagano il prezzo di una corsa contro il tempo fatta di cantieri, tagli, cemento e scavi in aree fragili.
Anche la stampa straniera – come il quotidiano francese Le Monde – guarda con crescente preoccupazione a quanto sta accadendo a Cortina d’Ampezzo, “la perla delle Dolomiti”. A cento giorni dai Giochi, il giornale dedica un ampio reportage ai danni ambientali, ai rischi geologici e agli sprechi di denaro pubblico che accompagnano la trasformazione di un territorio unico, patrimonio mondiale dell’UNESCO, in un cantiere olimpico a cielo aperto.
Di seguito, un riassunto dell’articolo di Le Monde, che ricostruisce i principali nodi critici: dal cedimento dei terreni e la distruzione dei larici secolari, alle tensioni tra istituzioni, tecnici e cittadini, fino alle domande aperte su quale “legacy” lasceranno davvero queste Olimpiadi alle comunità alpine.

Ecco un riassunto dell’articolo di Le Monde intitolato «À cent jours des JO d’hiver, le village italien de Cortina d’Ampezzo pleure ses mélèzes centenaires et craint les glissements de terrain».
Contesto
- A circa 100 giorni dall’avvio dei Jeux Olympiques d’hiver 2026 (che si svolgeranno tra Milano e Cortina) la località dolomitica di Cortina d’Ampezzo (Italia) è al centro di profonde trasformazioni ambientali e infrastrutturali.
- Numerosi cantieri sono in corso per preparare l’accoglienza delle prove olimpiche e delle infrastrutture ad esse collegate.
Problemi riscontrati
- In vicinanza della futura pista olimpica e di una nuova linea di telecabina (Apollonio-Socrepes) è emersa una falla nella superficie del terreno: una fessura lunga circa 30 metri e un dislivello di circa 50 centimetri sono stati osservati vicino al basamento del nuovo impianto.
- I lavori sono stati temporaneamente sospesi a causa del movimento del suolo.
- Un rapporto tecnico del centro di geotecnologia dell’Université de Sienne indica che gli scavi sarebbero stati effettuati «senza gli studi geotecnici necessari, in una zona soggetta a frane, e senza misure di protezione preventive».
- La geografa Carmen de Jong (Université de Strasbourg) avverte che condizioni meteorologiche estreme — come un rapido riscaldamento, lo scioglimento della neve o piogge intense — potrebbero compromettere la sicurezza degli atleti, del pubblico e dello staff durante i Giochi.

Impatto ambientale
- Gli alberi centenari, in particolare i larici (mélèzes) che caratterizzano l’area, stanno subendo effetti negativi dai lavori. Il titolo stesso parla dei «mélèzes centenaires» che piangono.
- Il susseguirsi di cantieri, la modifica del suolo e l’impatto visivo/infrastrutturale sono visti dalla comunità locale come un cambiamento significativo dell’identità ambientale della “perla delle Dolomiti”.
- C’è un forte senso di contrasto tra la bellezza naturale protetta del paesaggio e la pressione dell’evento sportivo internazionale che richiede infrastrutture, trasporti, tagli, modifiche geologiche.
Reazioni locali e governance
- Il sindaco di Cortina, Gianluca Lorenzi, cerca di rassicurare la popolazione dicendo che il movimento del terreno «rimane molto superficiale» e che «tutte le precauzioni sono state prese».
- La società che cura i lavori olimpici (Simico) afferma che il cedimento non è sorprendente, data la natura del suolo, e che tutte le autorizzazioni erano state ottenute.
- Tuttavia, la presenza del rapporto che denuncia carenze tecniche mette in tensione la fiducia locale e solleva questioni sul bilanciamento tra sviluppo e tutela ambientale.
Conclusione / riflessioni
- L’articolo mette in evidenza un doppio binario: da un lato l’entusiasmo per un grande evento internazionale che può portare visibilità e investimenti; dall’altro le preoccupazioni ambientali, geologiche e comunitarie legate all’impatto delle infrastrutture.
- La domanda implicita è: a che prezzo si realizza un evento come i Giochi olimpici in un ambiente montano fragile? E quali conseguenze a lungo termine per il territorio e la comunità?
- Vi è uno sfondo più ampio: la difficoltà di conciliare sviluppo turistico/infrastrutturale e conservazione dell’ambiente naturale, soprattutto in aree delicate come le Alpi.