Alpe du Grand Serre: fine di una stazione sciistica, inizio di una nuova visione per la montagna?

La montagna francese, simbolo di turismo invernale e meraviglia paesaggistica, è oggi al centro di un cambiamento irreversibile. Il 26 giugno 2025 è stata annunciata la chiusura definitiva della stazione sciistica dell’Alpe du Grand Serre, la più antica del Delfinato. Una notizia che segna un passaggio epocale: la transizione da un’epoca segnata dall’industria dello sci di massa a una più incerta – e potenzialmente più sostenibile – riconfigurazione del vivere e dell’abitare l’alta quota.

Un declino annunciato

Situata tra i 1.400 e i 2.100 metri, l’Alpe du Grand Serre non è la prima né sarà l’ultima a fermarsi. In Francia sono oltre 200 i comprensori sciistici che hanno cessato l’attività negli ultimi anni, soprattutto nelle Alpi di media montagna. A monte, un colpevole inconfutabile: il cambiamento climatico. Come raccontava LifeGate nel 2023, le stazioni di bassa quota sono le più vulnerabili: la neve arriva sempre più tardi e si scioglie troppo presto per garantire una stagione sostenibile, sia economicamente che ecologicamente.

La stazione dell’Alpe du Grand Serre era da tempo in crisi. Per la stagione 2022-2023, solo la metà del dominio sciabile era stata aperta. I costi di innevamento artificiale erano diventati insostenibili e i dubbi sulla tenuta di un modello di sviluppo così energivoro si erano fatti pressanti. Il sindaco di La Morte, comune su cui si estende gran parte della stazione, già allora aveva affermato: “Dobbiamo pensare a una riconversione che sia in armonia con la natura”.

Inverni senza neve

Una fine necessaria

La decisione definitiva, dunque, non sorprende. Il comunicato congiunto diffuso da Mountain Wilderness Francia e dagli attori territoriali parla con realismo: “Il cambiamento climatico condanna la regolare operatività delle stazioni sciistiche di bassa e media montagna: questa è ormai una realtà innegabile.” La chiusura non è un fallimento, ma una presa d’atto dei limiti di un modello economico fragile, dipendente da ingenti investimenti pubblici e privati e incapace di adattarsi alle nuove condizioni climatiche.

Ma non è solo un addio: è anche un invito a ripensare il ruolo della montagna. Il comunicato prosegue infatti con un appello: “Questa chiusura non deve segnare la fine della storia di questo sito dal potenziale straordinario.”

Verso una nuova visione

Mountain Wilderness propone una trasformazione radicale, non solo nei mezzi ma nei fini: sviluppare un turismo stagionale rispettoso degli ecosistemi, valorizzare il patrimonio naturale e culturale, rendere il sito un luogo di educazione e incontro con la natura per tutte le generazioni. Il futuro dell’Alpe du Grand Serre dovrà essere costruito insieme alle comunità locali – in particolare La Morte e La Matheysine – ma anche con il coinvolgimento dell’intera area di Grenoble.

È una sfida che tocca molte altre località alpine, in Francia e oltre. Se la neve diventa incerta, l’identità montana non può più legarsi esclusivamente allo sci. Serve diversificare, reinvestire sul paesaggio, sull’agricoltura di montagna, sulla residenzialità, sull’educazione ambientale.

Voltare pagina

Il tempo dello sci come monocultura economica e turistica è finito, almeno in molte aree delle Alpi. L’Alpe du Grand Serre è la prova tangibile che, di fronte al riscaldamento globale, l’unica strategia lungimirante è il cambiamento. La montagna resta: non più terreno di conquista invernale, ma luogo di vita e coabitazione tra esseri umani e natura. La pagina si volta. Sta ora a noi scriverne una nuova.