Cortina, la Regina del cemento.

A Cortina ne hanno di tempo da perdere. Il paese è sconvolto dalle opere olimpiche, si dovrà pensare come recuperare dai residenti oltre un milione di euro all’anno per gestire l’inutile pista di bob, come ultimare cantieri e tornare a offrire qualità nell’ospitalità e nell’accessibilità. Eppure si avviano percorsi per strappare a una montagna, la Marmolada, lo storico titolo di Regina delle Dolomiti. Tutti siamo a conoscenza che nella valle del Boite vi sta l’imponenza piramidale del Re delle Dolomiti, l’aristocratico compagno della Marmolada, l’Antelao. Cortina, se si esclude la forzatura olimpica, è solo un paese che certo ha costruito parte della storia turistica delle Dolomiti, ma che da anni tiene chiusa la sua piscina, come i tennis al coperto e altri servizi importanti per chi il paese lo abita 12 mesi all’anno. E’ il paese di chi la montagna non la conosce e si impone sfruttandone ogni bene.


Cortina è ingorda di titoli, cioè di apparenza: sta umiliando quello storico di “Perla” distruggendo ogni ambito di paesaggio libero in fondovalle e sulle sue montagne. Si candidasse a Regina del cemento non servirebbero studi e certificazioni: la vittoria sarebbe certa, indiscutibile. Pensiamo a come sarà ridotta questa “perla” dopo l’evento olimpico: non solo perderà ulteriore lucentezza, ma avrà imposto ai giovani e alle generazioni future situazioni urbanistiche irrecuperabili in tema di qualità, consumo di suolo, naturalità, paesaggio.
Per non infierire torniamo alla Marmolada. Una Regina, noi di Mountain Wilderness lo scriviamo da oltre trent’anni, umiliata dalla disattenzione delle amministrazioni trentine e bellunesi. L’area di Fedaja è sempre più dequalificata, sul ghiacciaio in fase di estinzione si impongono ancora ettari di teli plastificati inquinanti, non si riesce a trovare uno spazio partecipato per aprire un confronto fra istituzioni, operatori economici, portatori di interessi generali sul turismo nell’epoca dei cambiamenti climatici.


Eppure, oltre a Mountain Wilderness, a fine estate anche la Rete delle Università sostenibili ha proposto la lettura di “Un’Altra Marmolada”, un manifesto che invita ogni volenteroso a superare le perdenti e logoranti azioni sui confini per indirizzarsi invece su come recuperare l’intero gruppo montuoso: per ricucire, dove necessario abbellire, portare a lucentezza l’intero mantello fatato del gruppo della Marmolada: dal versante trentino fino a coprire il bellunese.
Da tempo sollecitiamo la componente politico – dirigenziale della Fondazione Dolomiti UNESCO a fare del gruppo della Marmolada il grande laboratorio della riscossa culturale e qualitativa di tutte le Dolomiti. Ma né Fondazione, né componenti politiche dei diversi territori trovano il tempo per rispondere e per agire. Sono istituzioni zeppe di sonniferi e su questo pacioso sogno vivono mentre attorno a loro tutto sta cambiando, purtroppo in modo problematico, negativo nei confronti di chi la montagna la vivrà nell’immediato futuro.
Ora arriva questa proposta da Cortina: umiliare le Dolomiti, per mantenerle al servizio di pochi potentati economici, privando la montagna simbolo, la Marmolada, del suo ruolo. Appunto, per affermare in alternativa il solito marchio: uno sviluppo identificato nella cementificazione e nel consumo indiscriminato di suolo pregiato.


Luigi Casanova