Cortina rischia di perdere le gare di bob. Il piano B prevede si svolgano negli Stati Uniti.

A che punto sono le opere olimpiche e in particolare la tanto contestata pista da bob di Cortina?
Luigi Casanova fa il punto della situazione mentre si avvicina il 2025, anno cruciale per completare almeno le opere necessarie allo svolgimento delle gare. Per tutto il resto (opere connesse e accessorie) i si andrà ben oltre il 2026.

Ne sono certo, Cortina avrà la sua pista di bob e skeleton. Ma non come previsto. I servizi di accesso saranno ridotti: parcheggi, tribune, quanto serve a una manutenzione e gestione di alto profilo. Anche i costi lievitano: si arriverà ai 128 milioni previsti dal Decreto ministeriale del 2023, non certo agli 81 milioni che i giornali continuano a sottolineare. Luca Zaia, presidente della Regione Veneto, Giovanni Malagò presidente del CONI e della Fondazione Milano Cortina, il sindaco di Cortina non possono perdere la faccia. Specie perché solo questo interessa loro, qualora le gare di scivolamento finissero altrove, oltralpe o negli Stati Uniti come ragionevolezza e ambientalisti hanno sempre sostenuto, non verrebbero più rieletti.

Nè sindaci, né Presidenti. Malagò per sopravvivere al limite di mandati da Presidente del CONI ha bisogno di una scandalosa deroga: perché questo avvenga, come del resto Zaia, non può sbagliare un solo passo. Le gare devono rimanere in Italia, costi quel che costi. Tanto, ogni errore riguardo le Olimpiadi lo paghiamo noi cittadini.
A Cortina si corre: si lavora quasi giorno e notte per avere la pista pronta a metà marzo. La Regione Veneto ha appena stanziato 3 milioni di euro nella legge di stabilità 2025 dichiarando di voler garantire sostenibilità e legacy alla gestione delle opere olimpiche, in realtà si tratta di utleriori investimenti. La gestione ordinaria rimane ancora scoperta. Chi pagherà queste ulteriori spese annuali visto che le province confinanti, Trento e Bolzano, non possono farlo?


La Regione Veneto naviga in pessime acque finanziare: pochi mesi fa ha persino negato i soldi necessari a sostenere il trasporto pubblico degli studenti. Non ci sono soldi aveva risposto Luca Zaia. Ma per uno sport inutile come il bob i soldi si trovano, in assenza di certezze sulla continuità gestionale.
Una situazione tristissima. Alla quale si aggiunge un recente, ironico servizio apparso sul Wall Street Journal (27.12.24) dove si chiarisce come la Fondazione Milano Cortina abbia rifiutato di servirsi di una delle sei piste di scivolamento presenti nelle vicine Austria, Germania o Svizzera per definire, nel caso la pista di Cortina non venisse terminata o ritenuta non idonea, un piano B che porta a Lake Placid, a 6000 chilometri di distanza. Dovesse accadere sarebbe uno scandalo.
Come è uno scandalo quanto accaduto a fine anno a Bormio. In occasione delle gare di Coppa del Mondo di discesa e supergigante maschile troppi atleti hanno subito gravi incidenti. Parliamo della pista che ospiterà le prossime gare di sci alpino olimpiche. La famosa Stelvio: con uno scempio forestale è stata allargata, si sta ancora lavorando per potenziare i parcheggi. La neve è stata portata con decine di viaggi di camion in quanto le temperature non permettevano l’innevamento artificiale. E a Cortina ancora non sono partiti i lavori del villaggio olimpico, destinato a essere smantellato. Scandalo su scandalo.
L’Italia si avvicina all’appuntamento olimpico collezionando, già a un anno di distanza, figuracce e critiche impietose. Ma a quanto pare Giovanni Malagò rimane impassibile dal suo trono. Tranquillizza e scarica responsabilità altrove. Specie sulla stampa. Se solo due anni fa avesse accolto i suggerimenti delle associazioni ambientaliste diversi problemi sarebbero oggi risolti. Anche perché troppe opere, che nulla hanno a che vedere con l’appuntamento olimpico, sarebbero state cassate.
Luigi Casanova