Dal cuore dell’Asia, un augurio che sale come il vento.
Mentre si prepara a partire per il Pakistan, dove firmerà un memorandum d’intesa tra l’Asian Desk di Mountain Wilderness International e il governo del Khyber-Pakhtunkhwa per il progetto Swat, Carlo Alberto Pinelli trova il tempo per un gesto intimo e simbolico. L’associazione Italia-Tibet gli ha chiesto un pensiero per i 90 anni del Dalai Lama. Pinelli, coetaneo del leader spirituale tibetano e fondatore di Mountain Wilderness, ha risposto con il tono lieve, affettuoso e visionario che da sempre accompagna i suoi scritti e le sue imprese. Quella che segue è una memoria personale, sospesa tra spiritualità, viaggio e destino, che ci porta nel 1964 a Dharamsala, dove il giovane Dalai Lama condivideva, tra sorrisi e metafore, una visione del mondo che ancora oggi continua a risuonare.

“Immagina tutti i nati il sei luglio del 1935 come una sterminata schiera di bicchierini posti su una enorme tavola. Il bodhisattva Avalokitesvara ( o Cherezig) sceglie di reincarnarsi in uno di loro. Immagina che la sua discesa sia simile a un impetuoso getto d’acqua destinato a riempire fino all’orlo il mio bicchierino. Se per caso il tuo bicchierino si fosse trovato molto vicino al mio, qualche schizzo sarebbe stato accolto anche da te e ti avrebbe reso quasi mio fratello”.
A raccontarmi ridendo questa bella metafora era un giovane monaco tibetano, mio coetaneo, da poco rifugiatosi in India, a Dharamsala. Eravamo nel 1964 e il monaco si chiamava Tenzin Gyatso…… era cioè il Dalai Lama. Ero andato a trovarlo con due amici, al termine di una spedizione alpinistica nell’alto Swat, l’antica e mitica Uddiyana dei testi buddhisti, attraversando non senza qualche peripezia il confine tra Pakistan e India. Le poche foto rimaste mostrano il Dalai Lama, ventinovenne, a fianco di un giovanotto che all’epoca si chiamava Luigi Mario ma che poi divenne monaco Zen e prese il nome di Taino San. Quello che stringe la piccola macchina da presa sono io. Purtroppo il filmetto è andato perduto.

Pochi anni prima mi ero laureato con una tesi sull’arte greco buddhista del Gandhara. Iscrivendomi a Lettere avevo scelto d’istinto gli studi orientali ignaro della coincidenza con la data di nascita del Dalai Lama e ovviamente ben prima di ascoltare la metafora dei bicchierini. Ogni tanto mi viene da pensare che forse veramente qualche minima goccia del karma di Avalokitesvara si sia discretamente insinuata tra le pieghe del mio DNA pilotando segretamente molte delle mie scelte di vita.

Tanto è vero che fra due giorni, malgrado l’età avanzata, riparto proprio per l’Uddiyana, la patria originaria del missionario Padmasambava, il quale nel settimo secolo partì per convertire al buddhismo mahayana la popolazione del Tibet. E giunto laggiù assunse il nome di Guru Rimpoche. In questo spirito e in tale prospettiva invio al grande e illuminato “bicchierino” i miei migliori auguri di compleanno, nella speranza di stare facendoli in minima parte anche a me stesso.
Carlo Alberto Pinelli