Foreste delle Dolomiti: una proposta per gestire il disastro.

Commissariamo la gestione dei boschi pubblici e privati. Di Luigi Casanova.

Luigi Casanova

Quanto accaduto in questi giorni nelle foreste delle Dolomiti dovrebbe portare i decisori politici a riflettere. I cambiamenti climatici si abbatteranno sempre più spesso sui nostri territori costringendoci a emergenze costose, in termini di vite umane, in termini di denaro, in termini di paure diffuse. Abbiamo visto i torrenti erodere ciclabili, mettere a rischio stabili anche recenti costruiti lungo i corsi d’acqua. Abbiamo visto stalle, baite costruite in zone a rischio geologico e valanghivo minacciate, anche travolte dagli eventi. Si sono avute poche vittime (sempre troppe) solo perché la furia del vento si è scatenata di notte. Da subito si deve invertire la rotta dello sviluppo. Basta strade, cementi in quota, potenziamento delle aree sciistiche. Le emergenze nelle Dolomiti dovranno riguardare solo la messa in sicurezza e la gestione dell’esistente. Così facendo si organizzerà uno sviluppo veramente sostenibile, basato sulla sobrietà che non significa impoverimento, si investirà in un nuovo modo di lavorare più stabile e si offrirà risposta alle emergenze che il clima ci sta imponendo. Riflettano i nuovi e vecchi amministratori, sostenitori ancora oggi della cementificazione e del consumo di suoli.

Schianti nelle Dolomiti

La proposta

Detto questo avanzo una proposta per affrontare l’emergenza dei nostri boschi, gettati a terra su superfici incredibili. Sono due milioni di metri cubi gli schianti solo In Trentino, oltre un milione nel bellunese e poi ancora in Alto Adige. Come fare a affrontare una emergenza simile e evitare di sperperare la ricchezza insita nel legname da recuperare? Come agire con urgenza? Propongo agli amministratori regionali e provinciali, uscenti e nuovi, di commissariare per il periodo necessario tutta la gestione della filiera del legno. Questa massa di legname va recuperata in tempi più brevi possibile, al legname recuperato va offerto un mercato che penalizzi al minimo il valore dell’intero patrimonio. Una volta raccolta la massa legnosa, tre – 5 anni?, si dovranno rimboschire centinaia di migliaia di ettari di superficie a bosco. Serviranno milioni di abeti, larici, aceri, faggi, servirà manodopera stagionale oltremodo potenziata, gestita dal servizio pubblico. Ci sono scelte politiche che andranno da subito invertite, vero Zaia, Fugatti, Kompatscher?

Non è possibile scaricare sui sindaci la responsabilità della gestione di una simile mole di lavoro. Il commissario e i suoi collaboratori andrebbero ricercati fra i tanti forestali, anche esperti di mercato, dei quali Le Dolomiti abbondano. Questa figura apicale, che gestirebbe l’emergenza, avrebbe il compito di definire, nella condivisione territoriale, le priorità degli interventi nel recupero del legname, nel coordinare le squadre boschive che saranno impegnate per lungo tempo, nell’indirizzare le vendite anche grazie a accordi preventivi con le grandi segherie dei paesi con noi confinanti, Austria, Germania. Avrebbe poi il compito di valutare quanto e quando recuperare per indirizzare alla cippatura, o negli impianti di teleriscaldamento, le enormi quantità di massa legnosa che incontreranno un veloce deperimento qualitativo. E poi passare al rimboschimento, alla riqualificazione e alla stabilizzazioni delle superfici che sono state devastate dal cataclisma. Un simile lavoro centralizzato, gestito con procedure burocratiche molto semplificate, – sono necessarie decisioni immediate, dettate da una urgenza che forse a troppi sfugge,- permetterebbe anche ai comuni, a altri enti proprietari, di non dover agire in proprio e di mettersi in concorrenza fra loro. E permetterebbe, certamente, di subire minori deprezzamenti nella vendita del prodotto legname. Abbiamo bisogno di decisioni rapide, di coordinamento, di investimenti nelle infrastrutture boschive. Abbiamo bisogno di recuperare, da subito, una cultura e un lavoro diffuso del territorio che troppe semplificazioni economiche di un turismo aggressivo ci hanno fatto perdere. Dobbiamo ritornare a investire nel valore del lavoro del boscaiolo e nella cura delle nostre foreste, giorno per giorno. Una forestazione che probabilmente andrà reinventata in funzione die cambiamenti climatici in atto: meno economia e più conservazione, più biodiversità e minori semplificazioni arboree.

Comprendo vi siano perplessità nell’affrontare un simile percorso. Ma forse, ancora a troppi sfugge l’ordine reale di grandezza dell’evento che si è abbattuto in tutte le Dolomiti. Al mondo politico ora l’onere della scelta su come procedere. Si abbia presente che nei ricordi della nostra gente, negli scritti del passato, mai le foreste dolomitiche hanno subito un danno tanto diffuso e quindi mai siamo stati portati a affrontare una simile emergenza.

Luigi Casanova