Il Colle del Sommeiller, come disturbare il gigante addormentato.

L’alta valle di Rochemolles, nelle Alpi Cozie, è un’area alpina di grande interesse geologico, naturalistico ed alpinistico. Fino a qualche decennio fa i ghiacciai circondavano i laghi d’alta quota e le numerose cime che superano i 3.000 metri tra le quali la Pierre Menue, 3.506 metri, la più alta di tutta la zona di Bardonecchia.
Intorno al 1960 iniziò la costruzione della strada sterrata carrozzabile più alta d’Europa, con arrivo ai 3000 metri del Colle del Sommeiller che si trasformò in un frequentato centro per lo sci estivo, con impianti di risalita, campioni in allenamento, maestri di sci, un rifugio, un parcheggio e persino una navetta pubblica per turisti appiedati. Erano tempi in cui non esistevano le valutazioni di impatto ambientale e l’imperativo, nelle nostre montagne, era costruire case, strade, parcheggi e portare in alto più gente possibile.

Le montagne intorno al Colle negli anni ’80 decisero che ne avevano abbastanza della confusione e la neve cominciò a scarseggiare, rendendo impossibile lo sci estivo, così tutti se ne andarono lasciando arrugginire rifugio ed impianti fino al 2007 quando un’amministrazione illuminata decise di restituire al Colle la sua bellezza selvaggia abbattendo le installazioni inutilizzabili. Al loro posto, intorno al lago, una staccionata in legno ed un cartello illustrativo. Per due settimane ad agosto addirittura si chiuse la strada nel suo tratto più alto, invitando i turisti alle escursioni geologiche e naturalistiche con le guide locali, a prezzo simbolico. Plauso dagli amanti del silenzio e critiche dagli amanti dei motori. Esperimento fallito, vinsero i motori, e la strada continuò ad essere frequentata in estate da motociclisti e fuoristradisti provenienti da tutta Europa.
Dopo anni di passaggi e conseguente rovina di una strada già di per sé praticabile con difficoltà, si decise di regolarne il transito con un pedaggio (il ricavato dovrebbe servire alla sua manutenzione) e, grande notizia!, dopo difficoltose trattative e discussioni, si ottenne un giorno alla settimana libero dai motori:” Giovedì il gigante dorme”, lo slogan dell’iniziativa. Però quel vuoto lassù sul Colle inquietava e si decise di riempirlo con un bivacco, un luogo della memoria: memoria di cosa? dei caduti in montagna, dei ghiacciai che si sciolgono? No, la memoria della strada, della sua costruzione, del periodo spensierato della folla con gli sci ai piedi e del rifugio di latta pieno di turisti allegri. Il bivacco, raggiungibile in fuoristrada e quindi totalmente inutile, è stato aperto quest’estate, ancora non operativo ma già con le pareti decorate dalle foto degli anni d’oro della folla in scarponi, sci ed auto al seguito.


Un gruppo di attivisti di Mountain Wilderness, partendo dal rifugio Scarfiotti, 2165 metri, è salito al Colle, un giovedì di chiusura ai motori, in tre ore e mezza di cammino insieme a torme di ciclisti, felici di non essere impolverati e soffocati dai motori, per vedere la nuova meraviglia: appena arrivati al Colle, invece della vista del lago ecco il magnifico manufatto di cui sentivano il bisogno alcuni umani vittime dell’horror vacui. Chissà cosa ne sarà dell’inopportuna costruzione…profetizzo un futuro che piacerebbe a noi che in montagna ci andiamo a piedi, cerchiamo il silenzio e gli spazi vuoti: il tratto di strada che passa nella zona calcarea detta “I Frati” prima o poi crollerà, erosa da ghiaccio ed acqua, e gli ultimi chilometri si dovranno percorrere a piedi, il bivacco sarà usato dagli stambecchi come ricovero invernale ed il gigante tornerà a respirare. E forse chiuderanno tutta la strada, visti i costi elevati per la manutenzione.

Mi piace anche immaginare che qualche coraggioso imprenditore insedierà un campo tendato nella piana vicino al torrente, una dozzina di posti in tenda e cucina da campo, una meraviglia per guardare le stelle e fingere di trovarsi in Ladakh o in Africa dove queste strutture funzionano benissimo, non sono fisse e servono ai camminatori per avvicinarsi alle vette più lontane. Profezia o sogno: deciderà il Gigante disturbato.

Susanna Gonella