La necessità di un codice internazionale sui reati ambientali.

Un confronto tra Italia e Argentina sulla giustizia ambientale: le conferenze dell’avvocato Antonio Gustavo Gomez hanno acceso il dibattito su corruzione, tutela dei cittadini e strumenti giuridici per difendere la natura, mostrando come la lotta ai crimini ambientali richieda coraggio, trasparenza e una visione internazionale. Di Luigi Casanova

In Italia la legislazione sui reati ambientali ha compiuto un passo decisivo con la legge 68 del 2015, che ha introdotto nel codice penale i cosiddetti “ecoreati”: inquinamento ambientale, disastro ambientale, traffico e abbandono di materiale radioattivo, impedimento del controllo e omessa bonifica. Un traguardo importante, ma ancora fragile: le indagini e i processi sono spesso complessi, le pene applicate con fatica, mentre la corruzione e l’insufficiente trasparenza amministrativa continuano a indebolire l’efficacia delle norme. Nonostante l’Italia abbia aderito a convenzioni internazionali come la Carta di Aarhus, il diritto dei cittadini a informazione, partecipazione e accesso alla giustizia in materia ambientale resta poco conosciuto e scarsamente garantito.

Dal 15 al 17 settembre Antonio Gustavo Gomez, avvocato argentino, ha tenuto una serie di incontri e conferenze pubbliche sulla legislazione giuridica sulla lotta ai delitti ambientali in Argentina.
Gli incontri sono stati coordinati da Radie Resch (fondata da Ettore Masina) e da decine di associazioni nelle province di Bolzano e Trento, fra le quali Mountain Wilderness e le Acli.
Si è discusso a fondo su come vengono perseguiti i reati ambientali. Le dichiarazioni del giurista argentino sono state forti e rispecchiano quanto sta avvenendo anche in Italia.

  • alle spalle di ogni reato ambientale c’è sempre la corruzione pubblica, più o meno diretta, o del politico o di funzionari;
  • vittima del reato è sempre il cittadino o una popolazione,
  • c’è poca divulgazione scientifica sui reati ambientali, per questo motivo la corruzione impera.

    Come agire? La domanda che tutti ci poniamo, in Argentina come in Italia.
    Partendo dalla Carta di Aarhus e pretendendone la sua applicazione (in Italia quasi nemmeno è conosciuta). Quindi mettendo in atto protesta sociale, sostenendo denunce, costruendo una rete
    solidaristica di associazioni, lavorando per migliorare le legislazioni nazionali e locali, chiedendo che le leggi vengano applicate (per esempio, in Argentina i ghiacciai sono altamente protetti dalla legge, ma questa non viene rispettata e non si perseguono i delitti, come del resto avviene per le foreste).
    In Argentina si persegue penalmente anche il “diritto astratto” mentre in Italia questa fattispecie nemmeno è citata e la si fa rientrare solo nella parte amministrativa.
    Come del resto in Argentina le cause ambientali non hanno bisogno di essere sostenute da uno o più avvocati. Il cittadino è protagonista, lo Stato è obbligato a fornire gratuitamente all’associazione o al cittadino l’assistenza penale in giudizio.
    Un tema che riguarda tutti gli Stati è la necessità di tutelare le persone o le associazioni che denunciano i delitti ambientali. In Italia avviene il contrario. Se un funzionario svolge il suo lavoro nel rispetto delle leggi viene penalizzato nella carriera, i cittadini che protestano vengono intimiditi con cause pesanti(diffamazione o altro) e richieste di risarcimento danni che hanno dell’incredibile.

    Mountain Wilderness ha chiesto al giurista un’azione internazionale che preveda la possibilità di condannare quanti causano danni ambientali irreversibili che si ripercuotano sui giovani e le generazioni future (vedasi contenuti dell’enciclica Laudato Sì). Dalle assemblee sono emerse le mille criticità che devono vivere quanti lottano per la tutela dei territori e della salute pubblica. E’ anche stato chiarito come su molti aspetti la legislazione argentina sia più concreta e innovativa di quella italiana. Si tratta di incontri che aiutano tutti, ambientalisti, attivisti, giuristi, a maturare sul tema ambiente una visione internazionalista.
    Antonio Gomez è avvocato ed ex Procuratore Generale argentino tra i fondatori della Facoltà di Diritto dell’Università nazionale della Patagonia, figura internazionale di spicco nella lotta contro i crimini ambientali. Per contattarlo questi i recapiti: antoniogustavogomez@yahoo.com