L’Anef è davvero il “motore dell’economia montana”?
“Ribadiamo il nostro ruolo come motore dell’economia di montagna e come presidio per la tutela delle Terre alte. E desideriamo stimolare tutti gli attori del sistema montagna a mettersi in gioco con noi“. Lo scrive in una nota oggi, giovedì 17 ottobre, la presidente dell’associazione nazionale esercenti funiviari (Anef) Valeria Ghezzi, presentando l’assemblea generale della categoria in programma per venerdì a18 ottobre.
Pubblichiamo la replica di Luigi Casanova: “non vi è dubbio che l’industria dello sci abbia portato a uno sviluppo economico alcune delle vallate delle Alpi e di minima parte dell’Appennino, ma da questo a dire che tale industria sia “presidio” della tutela delle Terre alte ce ne vuole di coraggio”.

Riguardo l’iniziativa “pubblicitaria” (assemblea nazionale Anef) che si svolgerà a Bolzano rispondo nel merito del ruolo di questa associazione che si propone “come motore dell’economia montana”. Non vi è dubbio che tale associazione svolga un suo preciso ruolo e che l’industria dello sci abbia portato a uno sviluppo economico alcune delle vallate delle Alpi e di minima parte dell’Appennino.
Ma da questo a dire che tale industria sia “presidio” della tutela delle Terre alte ce ne vuole di coraggio.
Più volte abbiamo proposto a Anef un confronto; sulla loro stampa come risposte abbiamo ricevuto solo denigrazioni, la più elegante delle quali ci accomuna a un presunto partito del NO.
Riguardo la montagna non si può parlare solo di Pil, un indice di sviluppo ormai vuoto, privo di progresso. Il turismo invernale è importante, laddove consolidato e capace di futuro va mantenuto attivo. Si tratta di ambiti sempre più ristretti, ma ANEF rimane affascinata dal mito della tecnologia che tutto risolve. Sottostimando gli effetti dei cambiamenti climatici. In situazioni di sofferenza, con certezza, il pubblico interviene sempre a reggere i loro deficit il bilancio. Si tratta ormai di un’imprenditoria che si regge su un’economia drogata.
Va chiarito come, a differenza di quanto si afferma, nessuna associazione ambientalista è invitata.
In secondo luogo si nasconde come l’industria dello sci stia provocando lo snaturamento identitario e culturale delle Alpi. Anche in aree trainanti come il Sudtirol i giovani ricchi di titoli di studio importanti scappano dalle valli alla ricerca di maggiori soddisfazioni. Non si trova personale causa i costi di affitti e della vita. I residenti locali non riescono a costruirsi una famiglia in quanto l’overturismo ha portato i costi del vivere a livelli insostenibili: nelle valli turistiche si sta diffondendo una povertà sommersa sempre più diffusa: affitti, alimentare, servizi, costi dello sci.

Anef, nella sua visione elitaria della società, non affronta queste criticità. Da tempo si deve affermare un no diffuso al consumo di suolo, anche in alta quota. Va contrastata l’invadenza, arrogante e priva di percorsi democratici, di chi sostiene l’industria dello sci. Si dovrebbe, da subito, riportare equilibrio anche culturale nella identità della montagna, una realtà di vita che non può essere immiserita nel folklore e in puro mercato.

L’evento olimpico è illuminante. L’imposizione delle strutture sportive e della viabilità, scelte mai state oggetto di confronto preliminare con i cittadini e residenti, sta ridicolizzando la pianificazione dei nostri territori, in città (Milano), come nelle valli. Nel concreto sono e saranno le opere imposte (tangenziali, rotatorie, palazzi dello sport, parcheggi ovunque) a determinare l’urbanistica del futuro, umiliando l’istituto della pianificazione: il percorso dovrebbe essere opposto. Prima si dovrebbe decidere in modo condiviso e partecipato cosa fare, perché, quali ricadute, badando ai bisogni reali della gente e poi eventualmente, sulla base degli studi anche sociali, si decidono le opere: cercando sempre di risparmiare suoli liberi, specie nelle alte quote. Sono queste situazioni dove i previsti collegamenti sciistici, in Dolomiti come a Livigno e Bormio, si apprestano a devastare quei minimi spazi di naturalità e paesaggio rimasti.
Luigi Casanova