Marmolada, 3 luglio 2022. Un dramma che non è servito a nulla.

Il 3 luglio del 2022 undici persone morivano in montagna travolte dal distacco di una parte del ghiacciaio della Marmolada. Faceva molto caldo allora e la natura modificava una sua presunta stabilità cercando altri equilibri.

Oggi, in modo diverso, i fenomeni sono simili: la natura risponde ai cambiamenti climatici in atto cercando altri equilibri, spazi che noi le abbiamo tolto.

Subiamo devastanti alluvioni, con morti, dispersi e danni sempre più consistenti: nell’Alta Savoia, in Svizzera, in Piemonte e in valle d’Aosta. Il Ministro della Protezione Civile italiano Sebastiano Musumeci, un politico non certo classificabile fra gli ambientalisti, ha dichiarato: “Dobbiamo ormai parlare di eventi ordinari ai quali, purtroppo, dobbiamo prepararci tutti, istituzioni e cittadini, in una seria attività di prevenzione ”.

In Trentino, un po’ ovunque, cosa decidono istituzioni e dirigenti della Provincia? Dovrebbero essere le istituzioni e i vertici dirigenziali apicali a fornire a noi cittadini esempi virtuosi, coraggio nelle scelte, riprendendo il messaggio del ministro.

Invece le istituzioni impongono l’edificio principale del villaggio olimpico (Predazzo) alla confluenza di due torrenti alluvionali, o circonvallazioni a valle di grandi frane (San Vito di Cadore, Tirano, Bormio).
I campeggi costeggiano ovunque corsi d’acqua alluvionali. Si impongono ulteriori piste ciclabili sugli argini dei torrenti o fiumi, perfino negli alvei (vedasi lo scandalo di Moena), si decidono deroghe in situazioni di rischio idrogeologico un po’ ovunque e si continua a consumare suolo libero da edificazioni, anche in alta quota.

Viene da chiedersi se a governarci ci siano dei ciechi, degli irresponsabili, o, la situazioni più probabile, incapaci e arroganti.

Sicuramente è venuto il momento nel quale si deve agire con urgenza (quanti ritardi accumulati accanto a ulteriori errori).

Alluvione a Cogne, 2 luglio 2024

Definire in ogni Regione la carta dei pericoli (quella dei rischi è inadeguata alla realtà attuale), definire nuovi pian urbanistici, sobri, capaci di innovazione e riqualificazione dei territori, capaci di creare nuovi lavori che offrano a noi cittadini adeguati margini di sicurezza, anche prevedendo dolorose demolizioni di manufatti che rappresentano pericoli per la collettività. E specialmente, da subito, avviare una nuova e rigorosa gestione dei corsi d’acqua che impedisca ulteriori cementificazioni degli argini, che offra vitalità alla vegetazione riparia, che riprenda le aree di esondazione da troppo tempo dimenticate. Quindi una gestione dei bacini montani capace di rivoluzione culturale e progettuale, nemmeno la si intravvede.

All’interno dei palazzi dove si decide il nostro futuro qualcuno si sarà accorto che questa continua sequenza di tragici eventi non rientra più nel calendario delle emergenze ma ci ha portati in una realtà strutturale? La risposta sembra proprio negativa. Questo accanimento contro il territorio e i beni naturali reca ulteriore offesa alle vittime del 3 luglio in Marmolada.

Luigi Casanova