Marmolada, montagna senza pace.
Sotto uno zero termico salito oltre i 5000 metri, il ghiacciaio si scioglie giorno dopo giorno. Per salvare qualche stagione sciistica, viene coperto con decine di ettari di teli geotessili: un intervento dal beneficio termico irrilevante, che rilascia microplastiche e inquinanti destinati a contaminare l’intero ecosistema dolomitico. Di Luigi Casanova.

Fine giugno 2025. Sulle Alpi per giorni si registra lo zero termico a 5200 metri di quota. La Regina delle
Dolomiti è alta solo 3348 metri. In questi giorni su quelle quote nel pomeriggio si registrano temperature
fino a dieci gradi. La copertura di neve invernale invece di sciogliersi a agosto è ormai quasi
sparita. Il ghiacciaio è in sofferenza acuta da tre decenni, si sta registrando una accelerazione nella sua
riduzione, sicuramente nel 2050 in pieno estate sulla Marmolada non vi sarà più traccia di accumuli di
neve. Nonostante dati scientifici tanto espliciti c’è ancora chi si accanisce su questi pochi ettari di ghiaccio
rimasti (meno di cento). Non certo per difendere il ghiacciaio, non certo per garantire
approvvigionamento idrico alla val Pettorina o alla valle del Cordevole. No, si investe nel non-senso,
conservare per pochi anni ancora l’area sciabile. Niente altro. Come? Imponendo alla montagna 30 ettari di teloni geotessili per conservare la neve sotto la pista. Per risparmiare in innevamento artificiale e quindi in costi energetici dell’azienda.
La società della funivia della Marmolada non ha più remore. Sta rifacendo l’impianto che da Malga Ciapèla conduce verso Fedaja tagliando centinaia di piante: ha vinto il ricorso contro la Provincia di
Trento per realizzare l’impianto di innevamento fino a quota 2710 metri nonostante non vi sia un accordo
di programma fra il Trentino e il Veneto. Il Consiglio di Stato chiamato a esprimersi sul tema ha dato
risposta negativa a Trento, ad avviso di quei magistrati che nulla conoscono della montagna non c’è necessità di una intesa.
Ora non ci sono più regole, la società impiantistica è soddisfatta e si ritiene proprietaria dei destini della
montagna, ovviamente sostenendo solo iniziative di overturismo. La Fondazione Dolomiti UNESCO
assiste silenziosa a tanto degrado. Il Manifesto della rete delle Università sostenibili “Per un altra
Marmolada” è stato chiuso in una cassaforte. Non se ne deve parlare. Il trentino, invece di sostenere i temi ambientali, esempio la diffusione delle microplastiche o la difesa degli animali di alta quota, fa
riferimento alla logora e suicida vertenza sui confini.

Quali saranno le conseguenze di una politica tanto miope? Il gruppo della Marmolada è destinato a
proseguire la sua china negativa. I tanti valori, alpinistici, naturalistici, storici della montagna sembra non
interessino operatori economici e amministratori pubblici. Di cambiamenti climatici, quindi una diversa
rotta del turismo, non se ne deve parlare. Così, grazie a questa enormità di teli, fin dalle alte quote si
propagheranno microparticelle di plastica e probabilmente Pfas che confluiranno negli acquedotti di
Rocca Pietore e Caprile, che si diffonderanno ovunque sulle Dolomiti. Possibile che agli amministratori
regionali del Veneto, comunali di Rocca Pietore, nulla interessi della qualità dell’ambiente che sarebbe
loro compito tutelare? E specialmente, non siano in grado di definire un progetto veramente sostenibile
dell’ospitalità turistica nell’alto agordino? Offrire alla Regina la dignità che hanno contribuito con le loro
scelte o asservimento agli interessi dell’impiantista lasciare svanire? Gli imprenditori dello sci devono
rendersene conto: la copertura delle piste di sci rappresenta una tutela temporanea delle neve, di breve
periodo. E provoca altri costi sociali, anche sanitari. E’ venuto il momento, anche in Marmolada come un
po’ ovunque, di superare un’industria estremamente energivora e priva di ogni minima sostenibilità e
investire energie e intelligenze in altre forme di turismo.
Luigi Casanova