Per un’altra Marmolada
«A questi ritmi, il ghiacciaio più importante delle Dolomiti potrebbe avere non più di 15 anni di vita». Ed è per questo che ieri, 8 settembre, è stato lanciato il “Manifesto per un’altra Marmolada”, sottoscritto da vari enti tra cui l’università di Verona. La testimonianza di Luigi Casanova, tra i relatori dell’evento.
La collaborazione fra il Comitato Glaciologico italiano e il Museo di Geografia dell’Università di Padova ha permesso il maturare di 6 edizioni del progetto Climbing for Climate (CFC). Si tratta di studi annuali che si tengono sul ghiacciaio della Marmolada. Perché è il ghiacciaio italiano studiato da più lungo tempo, ma anche perché siamo in presenza di una montagna contesa fra due modelli di sviluppo. C’è ancora oggi chi insiste nel chiedere il potenziamento dell’area sciabile (attività iniziata nel 1947) e chi come Mountain Wilderness Italia ritiene auspicabile, ma anche possibile, frequentare la Marmolada in modo diverso, senza lasciare impronte pesanti sul territorio. Proposte oggi raccolte da un ampio schieramento di soggetti: universitari e associativi.
La Marmolada è stata uno dei teatri principali dell’azione di Mountain Wilderness Italia. Si era partiti nel 1988 e 1989 con due campi per raccogliere rifiuti, da sotto la parete Sud fino ai crepacci nel ghiacciaio e nei crepacci (Canalon del Gigio). Otto tonnellate, solo il primo anno. Si è poi passati all’azione contro l’eliski, alla promozione di una severa regolamentazione dell’attività portata fino in Parlamento, al contrasto contro la volgarità della partita di golf sul ghiacciaio (14.07.1997), alla denuncia contro l’abrasione del ghiaccio compiuta con regolarità dalla società impiantistica, alla vittoria contro lo scempio della strada imposta sul ghiacciaio (2005), fino alla partita propositiva.
Iniziata fin dal 1998, proseguita con la partecipazione attiva ai patti per la Marmolada (2003 e 2007), tutti falliti causa le imposizioni impiantistiche della Provincia di Trento, per arrivare nel 2017 alla Marmolada dell’immaginario, un piano d’azione concordato con il Comune di Canazei. Rimasto lettera morta.
Dal 2019 la Marmolada offre spazio al primo esempio di campagna glaciologica partecipata. L’evento del settembre 2024 si è proposto due obiettivi. Far conoscere a livello nazionale l’incredibile accelerazione della fusione del ghiacciaio e lanciare il documento “Un’altra Marmolada” per rendere la montagna usufruibile non solo allo sciatore o all’alpinista (la montagna perfetta di Dino Buzzati), ma anche una montagna “maestra” che aiuti a individuare obiettivi praticabili nella fruizione mitigando gli effetti del turismo e adattandosi alle modifiche imposte dai cambiamenti climatici.
La strategia d’azione è stata elaborata dalle Università aderenti alla Rete delle Università sostenibili, oggi sono 37 gli atenei che sostengono l’impegno, assieme a enti locali, istituzioni e associazionismo (RSU, Comitato glaciologico, Centro Valanghe di Arabba, Carabinieri forestali, Museo di geografia dell’Università di Padova). In una intensa due giorni di impegno un centinaio di persone hanno seguito sul campo d’azione diverse relazioni, la storia della montagna, per terminare l’8 settembre con una partecipata conferenza stampa che ha lanciato il documento “Un’Altra Marmolada – Quando il ghiacciaio non ci sarà più”.
Il sintetico documento ricorda la tragedia del 3 luglio 2022 quando una valanga di 64.000 tonnellate di ghiaccio e rocce travolse 11 escursionisti. Illustra come da una riduzione media del ghiacciaio di 4 ettari l’anno del secolo scorso si è passati alla riduzione record di 15 ha nel 2022 – 2023, un ghiacciaio ormai spezzato in più “isole” inferiore ai 100 ettari di estensione, con una probabilità di vita non superiore ai 10 anni. Marmolada rimane comunque la montagna emblema delle Dolomiti, da sempre definita “La Regina”, certo teatro degli scontri nei tribunali sul tema dei confini amministrativi (Veneto contro Trentino), ma anche montagna ricca di leggende, di avventure alpinistiche, montagna che ha subito la tragedia della Grande Guerra del 1915 – 1918.
Con il documento lanciato dalle Università si raccoglie, e lo si dice esplicitamente, la lotta sostenuta da Mountain Wilderness. Si propone una montagna – laboratorio di futuro, si invitano i soggetti decisori a ripensare il modello di fruizione della montagna. Si tratta di un invito a gestire in modo attento l’evoluzione negativa del ghiacciaio, a sostenere un diffuso progetto di riconversione per fare della montagna un modello internazionale di sviluppo sostenibile.
Non solo: lo si afferma con chiarezza, tutti i soggetti portatori di interessi diffusi devono sentirsi coinvolti in questo progetto. I temi, tracciati solo per titoli, sono tanti: un’alternativa al turismo di massa, una frequentazione aperta alla bassa stagione, il mantenimento delle piccole strutture di alloggio e ristorazione, percorsi di scialpinismo e escursionismo con ciaspole, circuiti ciclopedonali, investire nei valori del paesaggio e della geologia, della grande storia e dei musei della guerra, la definizione di un’Alta via della Marmolada, il trasporto pubblico, il riordino dei parcheggi in quota, l’investimento nella storia della fisica (Enrico Fermi) e dell’industria dell’idroelettrico, la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente investendo in impegnative classi energetiche. La Marmolada, si afferma, è anche un laboratorio di ricerca, di lavoro per le università territoriali, di diffusione di formazione. L’impegno dei promotori è fare in modo che questa complessa progettualità diventi operativa entro il 2030., “per supportare la realizzazione di iniziative in linea con la gravità del momento storico che stiamo vivendo, di cui la Marmolada è per tutti un monito severo”
Da oggi in poi si accolgono le adesioni. Mountain Wilderness vi ha già aderito e nel corso dei due giorni ha ottenuto un riconoscimento di alto prestigio culturale dell’impegno svolto. Come ha ricordato il nostro Presidente “si tratta di seguire una continuità con il progetto lanciato 15 anni fa. “Siamo tutti sindaci della Montagna”, tutti noi, singoli cittadini e istituzioni.
Luigi Casanova