Sentieri Partigiani: il resoconto della manifestazione culminante di Paraloup.
La scelta di celebrare a Paraloup, in coincidenza con l’8 settembre, il momento culminante del programma SENTIERI PARTIGIANI di Mountain Wilderness Italia, è stata dettata dal particolare carattere delle formazioni partigiane del cuneese che ebbero nella minuscola borgata abbandonata di Paraloup il loro primo quartier generale. Formazioni guidate da un gruppo di intellettuali di straordinario spessore culturale, morale, politico, come Livio Bianco, Duccio Galimberti, Nuto Revelli, Giorgio Bocca, Nino Monaco. Siamo tuttavia consapevoli che moltissime altre brigate partigiane sulle Alpi e gli Appennini possedevano analoghe caratteristiche.
Pioveva a dirotto la mattina dell’8 settembre, ma la strada che conduce al borgo partigiano di Paraloup, nelle Alpi Cozie ( ora trasformato in un centro culturale), era rallegrata dai colori delle mantelline impermeabili di una lunga e intermittente teoria di persone. Donne e uomini, vecchi e giovani, che non avevano voluto tradire l’impegno di contribuire con la loro presenza al successo dell’evento culminante del programma Sentieri Parigiani di Mountain Wilderness. Purtroppo le avverse condizioni meteorologiche non hanno permesso di svolgere all’aperto la manifestazione. Il piccolo anfiteatro di Paraloup si affaccia su un paesaggio montano impervio e di grande fascino e sarebbe stato emozionante potervi incorniciare i diversi momenti del programma, accuratamente studiato da Mountain Wilderness e dalla Fondazione Nuto Revelli.
Con un poco di fatica è stata invece la biblioteca della Fondazione ad accogliere quel centinaio di ospiti gocciolanti, attratti in particolare dall’ annunciata presenza di don Luigi Ciotti. In apertura l’articolazione del programma è stata illustrata da Giulia Serale, direttrice della comunicazione della Fondazione. A lei è stato anche affidato il compito di leggere ad alta voce un messaggio del presidente della Fondazione, il prof. Marco Revelli, figlio di Nuto, assente per altri inderogabili impegni. Messaggio vibrante di indignazione per l’intenzione del comune di Valdieri di conferire la cittadinanza onoraria all’ultimo rampollo della Casa Savoia, il cui unico “merito” è quello di aver avuto come bisnonno Vittorio Emanuele III, complice del fascismo e firmatario delle leggi razziali. A seguire Carlo Alberto Pinelli, nella sua qualità di presidente onorario di Mountain Wilderness International, ha spiegato le ragioni che hanno spinto un’associazione di stampo ambientalistico come Mountain Wilderness a dedicare un’ anno intero alla riproposizione dei sentieri montani un tempo utilizzati dai partigiani. Nel Lazio, in Abruzzo, in Toscana, in Friuli, nel Trentino, nel Veneto, in Piemonte. Una scelta di campo, in nome della Costituzione, che oggi è diventata particolarmente pregnante ed è stata gestita sin dall’inizio con l’appoggio dell’ANPI. Come era logico e auspicabile la parte del leone l’ha fatta Don Luigi Ciotti.
Il suo discorso, sempre ispirato e a tratti travolgente, ha preso spunto dalla lezione morale della guerra di liberazione in montagna, per affrontare altri temi di ampio respiro, direttamente o indirettamente collegabili al messaggio che la montagna può veicolare, se vissuta con spirito di umiltà ma anche con coraggio, ribellandosi alle logiche disumanizzanti dell’aggressione capitalistica. Le parole di don Ciotti sono state interrotte spesso da lunghi applausi. Sono poi intervenuti nell’ordine e con interessanti contributi istituzionali il presidente regionale dell’ANPI Paolo Alemanno, il presidente del parco regionale delle Alpi Marittime, Piermario Giordano, il presidente del Club Alpino Accademico Italiano, Mauro Penasa. Più un apprezzato intervento estemporaneo della signora Giulia Marro. Ha concluso la prima parte del programma Nicola Pech, vice presidente di Mountain Wilderness Italia, invitando tutti a collaborare con la nostra associazione di cui ha illustrato la ragione d’essere e le principali battaglie.
La pausa pranzo è stata rallegrata, verso la sua conclusione, dalla simpatica performance di un duetto di musicisti, armati di chitarre, organetto e ghironda che hanno intonato i più noti canti partigiani, seguiti da alcune popolari canzoni occitane. Il pubblico si è unito ai canti con entusiasmo; non sono neppure mancate le danze.
La manifestazione si è conclusa nel primo pomeriggio con la visita al bellissimo Museo dei Racconti Partigiani.
Il giorno precedente un gruppo di diciotto partecipanti era salito al rifugio dedicato a Livio Bianco, con un affascinante percorso di quasi mille metri di dislivello, per esporre sulla facciata dell’edificio lo striscione SENTIERI PARTIGIANI – . Tempo nuvoloso ma senza pioggia.
Qui di seguito riportiamo stralci di alcune significative testimonianze:
Isa Petrillo, archeologa, proveniente dall’Irpinia
Ci sono esperienze che ti raggiungono con forza senza che tu l’abbia davvero previsto. Ho preso parte all’ evento conclusivo di Sentieri Partigiani perché mi sembrava bello e perché sarei stata qualche giorno in vacanza con la mia famiglia, ma oggi mi accorgo che e’ stato molto di più. Intanto, da profana di avventure alpinistiche, ho potuto incontrare un gruppo di autentici appassionati, che vivono la montagna come nel Monte Analogo di Renée Daumal: usando lo sforzo come carburante per raggiungere una visione pura e concreta del rapporto uomo-natura, contro ogni limite fisico e cronologico, ma senza fanatismo. Belle persone che hanno reso felici i miei figli e mio marito che non ho mai visto così entusiasti dopo una escursione. Mountain Wilderness deve essere questo, e si comprende l’originalità di tanti suoi coraggiosi progetti in difesa dell’ ambiente, l’accordo e la partnership con l’ANPI e con lo straordinario Parco delle Alpi Marittime. Ma più di tutto e’ stata emozionante la giornata conclusiva: davanti a Casa Bianco a Valdieri, di un Liberty delizioso e quasi ingenuo, costruita con i risparmi di un capofamiglia emigrante, e’ stato finalmente chiaro quanto fosse giusto e importante essere lì, in quel momento, là dove tutto era incominciato. L’emozione e’ cresciuta mentre si saliva al Paraloup sotto la pioggia, quasi attirati dall’urgenza di attingere in quel luogo di memoria viva l’investitura da testimoni della storia e dei valori fondativi di una società giusta e libera. La montagna madre di libertà, accogliente e protettiva, ma anche crudele e feroce nella difesa del suo popolo, si e’ mostrata in tutta la sua grandezza e ha permeato le menti, le parole, i cuori. Rispettate la storia! Qualcuno lo ha gridato, ed e’ stato chiaro a tutti cosa volesse dire, senza nessun grave e colto discorso ambientalista. E’ stato chiaro che ambiente e diritti sono il terreno da difendere, che la lotta e’ necessaria quanto la testimonianza e che nessuno ha il diritto di sentirsi sconfitto prima di aver dato il meglio di sé.
Torno quindi a casa con più voglia di lottare e testimoniare, grata a chi ha saputo trasmettere tutto questo, senza troppe parole e senza alcuna retorica. Grazie davvero.
Fulvio Scotto, Presidente del Club Alpino Accademico Italiano – gruppo occidentale
…Ma non solo di giornata della memoria si è trattato, tutt’altro. Oltre al ricordo di chi in quel luogo, ottantuno anni fa, diede inizio ad una svolta nella storia dell’Italia, si è cercato di lanciare un input per propositi di comportamenti responsabili, mirati principalmente verso la tutela del mondo alpino e, nell’appassionato e coinvolgente discorso di Don Luigi Ciotti, verso tutto quanto fa rima con impegno sociale, con i valori della solidarietà, dell’inclusione, della condivisione e nella lotta alle mafie.
Bella l’idea del parallelismo tra quella durissima guerra di liberazione, con il nostro ben più modesto (!) – e che ci coinvolge direttamente-, impegno nella battaglia per una difesa del mondo della montagna dallo sfruttamento irrispettoso delle sue risorse.
Mirta DaPra Pocchiesi– Gruppo Abele
Negli interventi di Marco Revelli, Carlo Alberto Pinelli e Luigi Ciotti due fili si sono più volte intrecciati: il primo legato alla memoria come atto politico (che sia memoria della resistenza, dell’orrore delle guerre, delle vittime delle mafie): memoria come consapevolezza personale e collettiva. Il secondo legato al ruolo che può avere la montagna, le montagne, per tessere fili nuovi di Resistenze alla sopraffazione, alla prepotenza, all’avanzata di ben sperimentate violenze e vecchi e nuovi “fascismi”. La montagna che insegna il valore del limite, dell’importanza del procedere cauto, del “principio di precauzione”, dell’essenzialità, del saper attendere e del saper fare, operare: un passo dopo l’altro, lungo sentieri a zig-zag e bivi di fronte ai quali bisogna compiere continue scelte.
La ristrutturazione delle baite di Paralup, un luogo simbolo anche del sapere popolare, del racconto orale, fatto di tante sfumature, ne è l’esempio concreto: i muri a memoria, le “scatole/nuove abitazioni” che si inseriscono nell’ambiente e gli trasmettono linfa nuova, per ripartire, per ri-abitare. Parole di un tempo e parole attuali, con più plurali che singolari: resistenze, non solo resistenza, contro l’affossamento di diritti acquisiti, a cominciare da quello della salute, per tutti, del soccorrere chi è in difficoltà e tanti altri, un lungo elenco, purtroppo. Accanto a ciò una sferzata di valori, di visioni saldamente legate a questa nostra montagna dimenticata dalla politica, ma presenti nella Costituzione (sempre più attaccata da chi ci rappresenta) e tuttavia assenti nei disegni a lungo termine. Montagne sempre più sotto attacco: da usare, depredate, attraversare, calpestare. Ma dove ci sono anche innumerevoli segni di positivo cambiamento, di cittadinanza vera, adeguata ai tempi in continua evoluzione, per affrontare le tante crisi in atto.
Paraloup è laboratorio, in rete con associazioni come Mountain Wilderness, Casacomune, Libera, Gruppo Abele, ANPI, il CAAI; senza dimenticare le realtà locali: come il libraio che era presente, in silenzio, a rilanciare cultura intrecciata a natura e impegno. Realtà che sanno, vogliono stare in terre di frontiera: terre difficili, incrocio di mondi variegati, multicolori. Mondi che – come la Natura insegna – traggono più forza e resistenza proprio dalla loro diversità.
La manifestazione di Paraloup è stata possibile grazie alla collaborazione di:
Fondazione Nuto Revelli
Borgata Paraloup
Mai tardi – Associazione amici di Nuto
Istituto Storico delle Resistenza di Cuneo
Parco delle Alpi Marittime
ANPI nazionale
Club Alpino Accademico Italiano – Gruppo occidentale
Libera Cuneo
Gruppo Abele