Monte Altissimo: una vertenza infinita, una montagna che scompare.

Da 20 milioni di anni le Alpi Apuane dominano il paesaggio della Toscana nord-occidentale, sviluppandosi parallelamente alla costa. Il monte Altissimo nonostante il nome non è certo una delle vette più alte del gruppo, ma dal mare della Versilia appare come “la cruda rupe” cantata da D’Annunzio, con pareti quasi verticali per oltre 700 metri. La sua colpa è quella di custodire alcuni dei giacimenti di marmo più pregiato, già nel 1500 Michelangelo ne aveva constatato la qualità ma è dal 1800 che lo sfruttamento sempre più intensivo delle cave sta decretando la condanna di questa montagna. Perché le montagne non ricrescono.

Monte Altissimo: oggi e ieri

Il diritto di sfruttamento delle aree di cava è rivendicato dalla ditta Henraux sulla base di documenti risalenti a due secoli fa, ma da diversi decenni è in corso un contenzioso con gli abitanti delle frazioni del territorio che ne sostengono la proprietà pubblica. Nel 2020 una sentenza del Tribunale degli Usi Civici di Roma ha deliberato che una buona parte di quei terreni doveva essere rimessa nella disponibilità dei frazionisti, ma Henraux ha opposto appello ottenendo una sospensiva della sentenza che le ha consentito di continuare a scavare; nel frattempo ha formulato al Comune di Seravezza una proposta di conciliazione che prevede per la ditta il riconoscimento della proprietà a fronte del versamento di una somma nelle casse dell’amministrazione, conciliazione che il Consiglio comunale -in sostituzione dell’ASBUC non ancora costituita- ha approvato con l’avvallo della Regione.

Il monte Altissimo non è solo un patrimonio di uso civico, ma è un bene di tutti. Se verrà dichiarata la proprietà pubblica ma si continuerà a lavorare nelle cave con l’estrazione di grandi quantità di materiale, non avremo difeso la montagna. Un ecosistema importante viene divorato dall’ingordigia umana, vittima innocente del commercio e della speculazione legata all’estrattivismo che massimizza i profitti e lascia sul territorio solo macerie e degrado socio-economico. L’Altissimo rappresenta un simbolo, nessun territorio è al sicuro da queste logiche di sfruttamento e l’impegno nella difesa dei beni comuni è l’unica arma a disposizione dei cittadini contro lo strapotere economico e politico che sottrae ai territori le risorse pubbliche in nome del profitto privato.

Cava Cervaiole

Non è solo una questione locale. Il mancato riconoscimento degli usi civici sull’Altissimo è un classico esempio di sottrazione di diritti da parte del potere politico. Alla sentenza del 2020 aveva fatto seguito un’ordinanza nel 2024 che ingiungeva alla Regione di procedere alla ricostituzione dell’ASBUC, organo di tutela dei frazionisti nel contenzioso in corso; anziché indire le elezioni per individuare i rappresentanti degli usi civici, la Regione ha deciso di chiedere ai cittadini di autocandidarsi per estrarre a sorte cinque nominativi chiamati ad esprimersi sulla proposta di conciliazione, una vera e propria lotteria che la dice lunga sull’idea di democrazia sostenuta da quelle stesse istituzioni che dovrebbero tutelare gli interessi della comunità. Il Comune di Seravezza, anziché attendere la sentenza definitiva del Commissario agli Usi Civici prevista a breve, ha approvato nei giorni scorsi i piani attuativi dei bacini di due cave “sospese”, Cava Mossa inattiva da 14 anni e Cava Tacca Bianca da circa 50 anni, atto propedeutico all’autorizzazione dei piani di escavazione.

Se un tempo si diceva che la politica doveva governare l’economia, oggi si verifica l’esatto contrario. Non possiamo assistere indifferenti, la manifestazione di domenica 13 aprile a Seravezza sarà un altro passo nella lotta per i diritti e per l’ambiente, perché l’Altissimo è una parte di noi che rischia di scomparire, l’Altissimo non si arrende.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/03/16/apuane-marmo-monte-altissimo/7904346