Sul sentiero del cambiamento. Ecofemminismo e pratiche turistico-ricreative montane.

Breve sintesi della Tesi di Laurea “Sul sentiero del cambiamento. Ecofemminismo e pratiche turistico-ricreative montane”, di Maria Maddalena Pucci, presentata presso l’Università degli Studi di Padova nell’anno accademico 2023-2024. A cura di Fabio Valentini.

Ecofemminismo e wilderness

L’ecofemminismo rappresenta un’evoluzione significativa che unisce le lotte per i diritti delle donne con quelle ambientali, criticando l’oppressione sistemica basata su razza, genere e natura. Emergendo negli anni Sessanta e Settanta, questo movimento fonde principi femministi ed ecologici per evidenziare come la subordinazione delle donne e lo sfruttamento della natura siano strettamente intrecciati, criticando altresì l’idea tradizionale di wilderness come un ambiente separato dall’influenza umana e promuovendo un rapporto più interdipendente e rispettoso con la natura. In definitiva, la tesi si propone di dimostrare come l’adozione dei principi ecofemministi rappresenti una scelta vincente e lungimirante anche in contesti montani, spesso erroneamente percepiti come distanti dalle sfide e dalle influenze della società contemporanea.
L’ecofemminismo, sostenendo che tutte le forme di dominio sono interconnesse, ha interesse a prendere posizione e occuparsi della wilderness per vari motivi. Anzitutto, le ecofemministe rivendicano così con forza che, a causa dei dualismi gerarchici che costituiscono la base dell’ideologia culturale occidentale, la liberazione delle donne non può essere raggiunta senza la liberazione di tutti gli altri esseri analogamente subordinati. In secondo luogo, l’ecofemminismo fa emergere come la wilderness sia un altro subordinato al Sé della cultura occidentale.
L’approccio tradizionale occidentale alla natura, che spesso considera la wilderness come uno spazio selvaggio e incontaminato da sfruttare o preservare in modo distaccato, deve essere rivisto. È necessario riconoscere la natura come un’entità vitale e dinamica. Questo nuovo approccio implica vedere la wilderness non solo come un luogo fisico, ma come un insieme di relazioni tra esseri umani e non umani, tra cultura e natura. Pensare in termini di wilderness e vitalità significa quindi riconoscere e rispettare la natura come un sistema interconnesso e vivente, di cui gli esseri umani sono parte integrante e non superiori o separati.

Dominio VS connessione

Se da un lato è un fatto scontato che gli esseri umani plasmino l’identità della natura (ad esempio attraverso la costruzione di città, il disboscamento, l’estrazione mineraria e molto altro ancora), dall’altro la cultura occidentale non ha ancora pienamente riconosciuto che, alla stessa maniera, la natura plasma profondamente a sua volta l’identità umana. Nel contesto della cultura occidentale industrializzata spesso non viene riconosciuta l’influenza della natura sull’identità fisica, culturale e psicologica degli esseri umani, disconoscendo perciò la dipendenza degli umani dalla natura. Secondo le attese della società odierna, la wilderness offre l’opportunità di percepire il proprio spazio immediato e riprendere confidenza con la propria natura fisica, il proprio corpo e i propri sensi. Quel senso parsimonioso del tempo della vita di tutti i giorni, in cui ogni minuto è misurato in termini di denaro o di risultati, nella wilderness passa necessariamente ad essere un senso del tempo basato sui processi ciclici della natura. Secondo questa prospettiva perciò, entrare per un po’ nella wilderness permetterebbe di riorientarsi e riuscire ad offrire un nuovo paradigma alla cultura industrializzata di alienazione e dominio sulla natura attualmente esistente; mentre la wilderness sembra offrire l’opportunità di riconnettersi con la natura e di sperimentare un senso del tempo diverso, è anche vero che questo concetto è modellato dalle nostre aspettative e proiezioni culturali.

Turismo montano e impatto ecologico

Sebbene il turismo montano rappresenti un’importante risorsa economica, allo stesso tempo può esercitare significativi impatti a livello ambientale e sociale, dalla pressione sulle risorse idriche e l’energia all’aumento delle emissioni di gas serra. Diventa così necessario adottare pratiche turistiche sostenibili e adattive che stimolino una gestione innovativa delle destinazioni turistiche, minimizzando gli effetti negativi e promuovendo uno sviluppo turistico equilibrato che rispetti e preservi l’ambiente montano e le sue comunità. I cambiamenti climatici rappresentano quindi una sfida complessa e multidimensionale per il turismo di montagna. Per affrontare queste sfide, è perciò essenziale adottare strategie di mitigazione e adattamento che integrino la diversificazione dell’offerta turistica, la gestione sostenibile delle risorse e la cooperazione tra i vari attori locali e internazionali. Solo attraverso un approccio coordinato e proattivo sarà di fatto possibile garantire la resilienza del settore e preservare l’attrattività delle montagne per le future generazioni.
La tesi ha messo in evidenza come le aree montane siano sempre più vulnerabili ai cambiamenti climatici, con un riscaldamento medio atteso tra i 2,1°C e i 3,2°C entro il 2050. Questo aumento di temperatura intensifica infatti il ritiro dei ghiacciai, altera i cicli idrogeologici e amplifica i rischi ambientali, quali frane e inondazioni. Le specie animali e vegetali montane inoltre, altamente adattate a condizioni microclimatiche specifiche, soffrono particolarmente le variazioni climatiche, e altresì le comunità locali si trovano ad affrontare difficoltà socioeconomiche crescenti. Il turismo, settore dominante in alcune economie montane, si trova ad affrontare sfide legate a queste trasformazioni. Il riscaldamento globale impatta infatti tanto sul turismo invernale quanto su quello estivo, influenzando l’affidabilità dell’innevamento naturale e provocando danni alla vegetazione. L’uso di neve artificiale diventa così una pratica sempre più diffusa, ma costosa in termini ambientali ed economici. Il turismo montano, infatti, contribuisce anche in modo significativo ai cambiamenti climatici, soprattutto attraverso l’uso intensivo di risorse come acqua ed energia e le emissioni di gas serra, in particolare dai trasporti. Un approccio “glocal” che unisca strategie globali e azioni locali potrebbe stimolare la destagionalizzazione del turismo e l’introduzione di pratiche a basso impatto, contribuendo così a una transizione verso modelli turistici più sostenibili. Al fine di incentivare il territorio e le comunità a un adattamento consapevole e lungimirante, si rivela inoltre altrettanto importante la diffusione di un’informazione adeguata relativa agli impatti e alle opportunità legate al cambiamento climatico nel turismo montano.

Mountain Wilderness, ecologia profonda ed ecofemminismo

L’Associazione Mountain Wilderness, dedicata alla preservazione degli ambienti montani e degli spazi definiti wilderness, offre un’opportunità interessante per esplorare come le sue attività e la sua visione possano avvicinarsi ai principi dell’ecofemminismo. L’ecofemminismo promuove una visione interconnessa della realtà, evidenziando la relazione simbiotica tra esseri umani e natura. Mountain Wilderness, pur definendo alcuni spazi naturali come incontaminati e lontani dall’influenza umana, riconosce l’importanza di un legame autentico con l’ambiente montano. Questa consapevolezza può essere ampliata attraverso l’adozione di una narrativa ecofemminista, che enfatizza che le montagne non sono solo sfondi naturali ma entità vive che richiedono rispetto e cura reciproca, rafforzando di fatto il messaggio che le comunità locali e la natura stessa sono parte integrante della conservazione. Uno degli obiettivi di Mountain Wilderness è quello di promuovere un turismo sostenibile che rispetti le culture locali. Questo è un punto di convergenza con i principi ecofemministi, che sottolineano l’importanza dell’empowerment delle donne e delle minoranze nelle decisioni ambientali. L’associazione può rafforzare ulteriormente questo impegno, incorporando attivamente le voci delle donne e delle comunità locali nelle sue strategie di conservazione e promozione del turismo. L’adozione di pratiche di turismo responsabile, che privilegino il coinvolgimento delle donne e delle comunità vulnerabili, rappresenterebbe un passo significativo verso una maggiore giustizia sociale e ambientale.

Il progetto Swat Girls in Pakistan

Mountain Wilderness si oppone inoltre alla commercializzazione eccessiva delle aree montane, un tema centrale anche nell’ecofemminismo, che critica il patriarcato e il colonialismo per il loro ruolo nel dominio della natura. Questa opposizione alla mercificazione della natura può essere vista come una manifestazione della critica ecofemminista alla logica di sfruttamento che separa l’uomo dalla natura. Le pratiche che promuovono una fruizione della montagna che sia sostenibile e rispettosa delle tradizioni culturali locali possono essere amplificate attraverso l’ecofemminismo, incoraggiando una visione più olistica e inclusiva della natura. Un altro punto fondamentale dell’ecofemminismo è l’importanza dell’educazione ambientale, non solo come strumento di consapevolezza, ma anche come mezzo per promuovere una cultura di rispetto reciproco tra umanità e ambiente. Mountain Wilderness riconosce l’importanza di educare le nuove generazioni, e qui vi è un potenziale straordinario per unire le forze con le teorie ecofemministe. Iniziative educative che integrino il rispetto per la natura con la giustizia sociale e di genere potrebbero contribuire a formare una coscienza ecologica più profonda, promuovendo una responsabilità condivisa nella salvaguardia della wilderness.

In conclusione, Mountain Wilderness possiede molte potenzialità che possono essere arricchite da un maggiore allineamento con i principi dell’ecofemminismo. Riconoscendo l’interconnessione tra uomini e natura, promuovendo l’empowerment delle donne, criticando la commercializzazione, investendo nell’educazione e costruendo sostenibilità e resilienza, l’associazione può non solo preservare gli spazi montani, ma anche contribuire a un futuro più giusto e interconnesso per tutti. L’ecofemminismo offre una lente critica attraverso cui rafforzare le pratiche di Mountain Wilderness, creando un dialogo fecondo tra conservazione ambientale e giustizia sociale.

Fabio Valentini