Ripensiamo il futuro dello sci

Comunicato stampa congiunto di Alpenverein, CAI Alto Adige, Climate Action, Dachverband für
Natur- und Umweltschutz, Heimatpflegeverband, Nosc Cunfin e Mountain Wilderness.


La stagione sciistica inizia questo fine settimana in molte località sciistiche dell’Alto Adige. La Giunta provinciale ha recentemente aumentato di altri 22 milioni di euro i contributi pubblici per nuovi impianti di risalita. Le associazioni alpine e ambientaliste chiedono un cambio di rotta deciso: cogliamo l’occasione dell’aggiornamento previsto del Piano di settore impianti di risalita e piste da sci per sviluppare nuove idee e trasformare l’Alto Adige in un modello di riferimento, la prima regione sciistica al mondo a emissioni zero, capace di rispettare il paesaggio, l’ambiente e le tradizioni, puntando su una mobilità pubblica sostenibile.

Il 2024 è l’anno più caldo mai registrato con una temperatura media globale di 1,5 gradi più alta rispetto ai valori pre-industriali. Lo scrive in un comunicato il servizio Copernicus della UE. “Nelle Alpi le temperature stanno crescendo ad una velocità doppia rispetto alla media globale e la neve al suolo negli ultimi dieci anni ha subito un costante decremento”, riporta l’Osservatorio Nazionale Città Clima di Legambiente.

Le conseguenze del riscaldamento globale per l’industria dello sci sono chiaramente descritte anche nel Dossier Neve di Eurac Research (2021): a causa dei cambiamenti climatici in autunno e primavera le nevicate diminuiscono e, se il riscaldamento globale non verrà rallentato, in futuro i fenomeni si acuiranno: in autunno le nevicate arriveranno sempre più tardi, in primavera cesseranno sempre prima e la neve già caduta si scioglierà prima. Entro la fine del secolo le condizioni della neve a 2000 metri corrisponderanno a quelle che si trovano oggi a 1000-1500 metri. Le stazioni sciistiche a quote più basse non saranno più economicamente sostenibili, a causa dell’aumento della domanda di elettricità e di acqua per l’innevamento”. Chiunque legga il dossier non può che giungere alla conclusione che la costruzione di nuovi impianti e piste nel 2024 è un anacronismo non più giustificabile.

Ciononostante, negli ultimi anni la provincia ha approvato numerosi progetti per ampliare l’offerta dei comprensori sciistici. Tra questi, l’ampliamento dell’area sciistica di Klausberg in Valle Aurina, la controversa funivia Tires-Malga Frommer e la cabinovia König Laurin. Quest’ultima porta a una stazione di monte nel cuore delle Dolomiti, a pochi metri dal confine del patrimonio mondiale UNESCO. Sono in corso di valutazione molti altri progetti di espansione sciistica, tra cui a Plan de Corones il bacino di 125.000 m³ “Bodensee” e la ristrutturazione delle funivie K1 e K2 con il trasferimento della stazione intermedia e una nuova pista verso valle, l’ampliamento delle piste sul Monte Elmo nell’area sciistica “Drei Zinnen” ecc..

La costruzione di piste e impianti di risalita ha un impatto notevole sul paesaggio e sul consumo di suolo: vengono costruiti nuovi alberghi, nuovi impianti per la produzione di neve programmata, che necessitano di bacini di accumulo d’acqua, di stazioni di pompaggio e reti di tubazioni per alimentare i generatori di neve. Veri e propri impianti industriali ad alta quota che comportano numerosi danni ambientali sotto diversi punti di vista: disboscamenti e modellamenti dei pendii, per renderli utilizzabili per le piste di discesa, consumo d’acqua e energia, alterazione della vegetazione attraverso la compattazione del suolo e della neve, che perde le sue capacità isolanti nei confronti dei prati, che per questo motivo in primavera risultano visibilmente differenti da quelli non soggetti a innevamento artificiale.

Invece di continuare a contribuire negativamente al cambiamento climatico, incentivando sciatori e appassionati di sport invernali che si spostano con auto private, l’Alto Adige potrebbe essere pioniere di un’offerta turistica rispettosa del paesaggio e dell’ambiente e neutrale dal punto di vista climatico. Potremmo diventare promotori di un nuovo modello di turismo sostenibile, praticamente privo di trasporto privato motorizzato, che promuova attività meno frenetiche ma di maggiore qualità, che non preveda piste da sci circondate da recinzioni di plastica e file di cannoni sparaneve.

Il rinnovo del piano di settore impianti di risalita e piste da sci, che dovrebbe avvenire tra pochi mesi, è un’occasione per tracciare la rotta in questa direzione. Le Associazioni alpinistiche e ambientaliste auspicano che questa opportunità venga colta per sviluppare una nuova filosofia di turismo e rendere l’Alto Adige un modello da seguire: La prima regione sciistica al mondo a impatto climatico zero, che rispetta il paesaggio, l’ambiente e le tradizioni e si affida ai trasporti pubblici. È tempo di puntare in alto e di dare un contributo concreto alla lotta contro il cambiamento climatico! È ora di dire chiaramente che coloro che si presentano come i protettori delle regioni montane e affermano di essere l’unica alternativa allo spopolamento della montagna, in realtà non fanno altro che spremere le regioni alpine declassandole a parco divertimenti, esercitando una pressione sempre maggiore sui delicati ecosistemi delle alte quote.

Continuare con il modello attuale non è ragionevole. Le associazioni alpine e ambientaliste Alpenverein, CAI Alto Adige, Climate Action, Dachverband für Natur- und Umweltschutz, Heimatpflegeverband, Nosc Cunfin e Mountain Wilderness lanciano un appello alla Giunta provinciale: “Cogliamo insieme l’opportunità dell’aggiornamento del Piano settoriale per impianti di risalita e piste da sci per posizionare l’Alto Adige come modello di riferimento per la tutela del clima e per un turismo sostenibile. Solo così il nostro territorio resterà vivibile – per le persone che ci abitano, per i nostri ospiti e per le generazioni future.”