In difesa dell’antica foresta del cansiglio, il dieci novembre la trentottesima edizione.

Siamo ormai a 38 anni di incontri organizzati dalle associazioni ambientaliste per fermare progetti dannosi alla Foresta (piste da sci e impianti di risalita, pale eoliche, abbattimento di cervi, recupero delle ex basi militari, svendita illegale di un patrimonio pubblico inalienabile …) e per tenere alta l’attenzione sul Cansiglio. Di nuove piste da sci, in tempi di riscaldamento climatico, non si parla più (almeno per quelli più a bassa quota, l’assalto alle Dolomiti invece continua..), tramontata l’ipotesi delle pale eoliche e, si spera, anche quella della vendita dell’ormai irrecuperabile albergo S. Marco, risolto il problema dei cervi dall’arrivo del lupo che però è il nuovo nemico da abbattere (qualcuno ragiona ancora solo col fucile spianato), è tempo di dedicarsi al tema per ora principale, cioè la conservazione della Foresta stessa. L’argomento delle Foreste è al centro dell’attenzione planetaria, se ne dibatte e si lanciano appelli da anni ma nei fatti si fa ben poco. Un tempo il bosco era considerato soprattutto per il valore economico del legno, ora si parla molto di servizi ecosistemici, termine sconosciuti al grande pubblico che indica tutto ciò che le superfici forestali ci forniscono, ma in una visione ancora troppo antropocentrica e comunque distorta dal prevalere dell’interesse economico o egoistico diretto. Per capirci, il bosco regala a noi umani quasi tutto quello di cui abbiamo bisogno: con il ciclo annuale di foglie e legno in decomposizione si crea il terreno ( anche quello che, a foresta tagliata, diventa agricolo), lo trattiene con le radici, con l’evaporazione permette il ciclo dell’acqua, se c’è foresta ci sono le piogge ( la pioggia europea nasce dalla grande selva amazzonica, che stiamo distruggendo, ne abbiamo già perso il 30 %), altrimenti procede la siccità e la desertificazione, nelle foreste si conserva la maggior parte della biodiversità animale e vegetale e poi soprattutto si produce l’ossigeno per noi irrinunciabile. Ma questi servizi essenziali vengono trascurati per mettere attenzione su quelli più redditizi economicamente o politicamente, ad esempio sul mercato del legno oppure sul turismo, anche quello un servizio che la Foresta fornisce, ma non certo il principale. Attualmente ci stiamo accorgendo che la Foresta può curare, anche se siamo solo all’inizio di un lungo percorso che riserverà molte sorprese.

La foresta del Cansiglio

I primi che dovrebbero cambiare l’approccio alla Foresta sono proprio i tecnici forestali, quelli che decidono come e quanto tagliare. La foresta diventa sempre più preziosa e dovrebbero prenderne atto prima possibile, per il bene dell’Umanità intera. Da quando l’homo sapiens ( sapiens?) ha cominciato migliaia di anni fa a mettere mano alla foresta, ne ha tagliata o bruciata la metà e siamo in fortissima accelerazione.

Molti propongono di piantare alberi ed hanno ragione, come Stefano Mancuso, ma la prima azione da intraprendere è quella di conservare nel miglior modo possibile quelle esistenti. O quello che è rimasto dopo la tempesta Vaia e la conseguente epidemia del bostrico, che si sta rivelando ben più distruttiva della grande bufera. A quando la prossima catastrofe? Questo vale anche per Cansiglio, premettendo che qui nulla avviene di illegale o irregolare in campo forestale, ogni operazione è svolta rispettando le regole attuali ma sono queste regole che, in tempi di rapidi e anche violenti cambiamenti, debbono essere cambiate o perlomeno è necessario che si cominci a pensare a nuove prospettive. A cominciare dai grandi alberi, i patriarchi della foresta, considerati quasi un danno economico poiché occupano spazio ai giovani alberi che crescono più in fretta. Chiediamo alla regione Veneto ed a Veneto Agricoltura di sospendere, almeno temporaneamente, il taglio di tutti gli alberi del Cansiglio che, ad altezza di petto umano abbiano un diametro dai 70 centimetri ( compresi) in su. Molti di quegli alberi, se fuori dal Cansiglio, sarebbero tutelati come alberi monumentali o di pregio, non come individui da rimuovere.

Il Programma della giornata10 novembre

Ore 9          Raduno al piazzale del Rifugio S. Osvaldo ( chiuso, in ristrutturazione)
Ore 9.30     Partenza a piedi lungo la strada che sale verso l’Hangar,

Dopo l’Hangar si sale nel passaggio tra i pascoli e si entra nel bosco intercettando il sentiero naturalistico S e si prosegue verso destra in direzione est verso i Pich, proseguendo sul sentiero E2 che passa sopra a Pian Osteria e arrivo al villaggio cimbro di Campon.

12 – 12.30 Sosta per pranzo al sacco ed interventi o sui prati di Campon o a Pian Osteria, a meno di 1 km di distanza: si deciderà in base anche alle condizioni meteo della giornata.
14 -14.30 Inizio del ritorno o sul percorso dell’andata o lungo la strada asfaltata provinciale SP 422. Da Pian Osteria di può facilmente raggiungere il sentiero E2 con la breve salita, 300 circa, da dietro le case del villaggio
16 -16.30  Arrivo al punto di partenza al piazzale del Rifugio S. Osvaldo

In caso di maltempo è stato prenotato l’Hangar per un incontro sostitutivo della camminata.
Per il percorso si può consultare sulla Carta Tabacco 012 Alpago–Cansiglio–Pian Cavall.