La Provincia di Bolzano ha svenduto i terreni al rifugio Santner. La Corte dei Conti chiede un danno erariale di 600.000 euro.
I 900 metri quadrati di demanio pubblico, posti sotto la parete Ovest del Catinaccio a 2734 metri d’altezza, erano stati venduti alla proprietà del rifugio per l’irrisoria cifra di 27.450 euro (30 euro al mq.).
Di Luigi Casanova.
La Corte dei Conti della Provincia di Bolzano ha avviato un’inchiesta contro due funzionari della Provincia di Bolzano. Viene contestato loro il prezzo di vendita del terreno per l’ampliamento del Rifugio Santner in Catinaccio, nel cuore di Dolomiti UNESCO.
I 900 metri quadrati di demanio pubblico, posti sotto la parete Ovest del Catinaccio a 2734 metri d’altezza, erano stati venduti alla proprietà del rifugio per l’irrisoria cifra di 27.450 euro (30 euro al mq.). Grazie a questo acquisto era stato possibile abbattere lo storico rifugio, sobrio, intimo, del 1956 per costruirvi una struttura avveniristica, ampliandone a dismisura i volumi. Un’offesa al paesaggio alpino come del resto Mountain Wilderness aveva da subito denunciato. La costruzione, qualora realizzata, avrebbe sradicato storia alpina e identità. Il terreno venduto, come ovvio, non era più da considerarsi improduttivo ma edificabile.
Contro la svendita del rifugio erano state raccolte 55mila firme. Il consigliere provinciale Paul Kollesperger (TeamK) aveva presentato un esposto alla Corte dei Conti. Successivamente è intervenuto il nucleo di Polizia finanziaria delle Fiamme gialle con un’accurata indagine. Sulla base dei riscontri oggettivi la Corte dei Conti ha ora quantificato in 600.000 euro il danno causato dai due funzionari alla Provincia. Dovranno rispondere per danno erariale.
Un passaggio che sicuramente porterà i pubblici amministratori, partendo dal Presidente della Provincia di Bolzano Arno Kompatscher a comportamenti diversi, a rispettare i beni comuni. Certo è che il suo partito, la SVP, per ben due volte aveva respinto un disegno di legge del TeamK teso a vietare nuove cessioni di beni demaniali in aree protette. Sulla vicenda, oltre al comportamento della Provincia e dei suoi servizi, pesa il silenzio della Fondazione Dolomiti UNESCO. Si spera che non solo la componente politica, ma anche i funzionari delle pubbliche amministrazioni da oggi in poi si sentiranno chiamati, in tutta Italia, a responsabilità dirette nel caso di danno al bene pubblico.
Luigi Casanova