Assalto al Gran Sasso d’Italia

Come si banalizza un parco naturale. Anche facendovi transitare il Giro d’Italia. Di Mario Marano Viola

Mario Marano Viola

I parchi nazionali sono stati istituiti per garantire la vita alle specie selvatiche vegetali e animali a rischio estinzione, per potersi riprodurre in libertà allo scopo di poter svolgere la funzione ecologica al servizio del clima terrestre e, di riflesso, a vantaggio della salute fisica e psichica degli umani.
I territori classificati “parchi naturali” dovrebberro garantire il silenzio dell’uomo e delle sue macchine, allo scopo di restituire a Madre Natura la sua armonia di pace.
I naturalisti, i pensatori, gli artisti, i poeti dell’inizio del Novecento, che sognavano l’istituzione dei primi parchi naturali, erano felici nell’immaginare il regno della natura in pace.
Da qualche decennio ad oggi, la natura italiana protetta è in sofferenza a causa di una gestione precaria, portata avanti da persone nominate da una politica distratta per cui non hanno assolto alla missione scientifica e culturale indicata dalla Legge Quadro delle Aree Protette n. 394 del 1991.
I parchi nazionali italiani e, in particolare quelli abruzzesi, sono rimasti incustoditi per scarsità del personale e mancato coinvolgimento delle popolazioni locali. Senza vigilanza e affetto per il territorio, crescono le microdiscariche di rifiuti nei boschi e sulle praterie, aumentano gli incendi boschivi e gli automobilisti e i motociclisti corrono ad alta velocità sulle strade degli altopiani maggiori e sulle altre strade di montagna con rischi per l’incolumità di animali selvatici, animali domestici nella stagione dell’alpeggio e degli escursionisti. Il Ministero dell’Ambiente continua ad autorizzare le esercitazioni militari di terra e di cielo con spari e rumori di elicotteri per giorni e settimane nell’arco dell’anno.
Il traguardo della pace dell’uomo con Madre Natura, conseguito con l’istituzione dei nuovi parchi nazionali, sta tramontando. E’ necessario restituire alle aree protette il ruolo strategico di “laboratori scientifici” per la tutela dei patrimoni genetici terrestri, lacustri, marini e per l’attuazione di pratiche dolci nel campo del turismo, dell’agricoltura e dell’artigianato, con il protagonismo attivo dei locali.

Gran Sasso

In Abruzzo i governi regionali hanno perso di vista la “rivoluzione” avviata con l’istituzione del Parco Regionale Sirente-Velino e dei Parchi Nazionali Majella e Gran Sasso – Monti della Laga, misconoscendo il “valore nazionale” del proprio patrimonio naturalistico.
Anzichè mettere al primo posto il “capitale natura”, hanno pensato di banalizzare le montagne con progetti in contrasto con la legge istitutiva dei parchi e con il percorso del futuro sostenibile.
L’ultimo esempio di gestione debole di un’area protetta nazionale è rappresentato dalla volontà dell’Ente Parco di autorizzare il transito della carovana del Giro d’Italia sull’altopiano di Campo Imperatore, il 13 maggio. Un primato della banalizzazione!
Ha senso far transitare i ciclisti con il seguito di auto di servizio, mezzi pubblicitari sull’altopiano più esteso degli Appennini, riserva integrale del Parco? No! La fauna selvatica subirà uno stress notevole, sotto la pressione acustica orizzontale prodotta dalle auto, dalle moto e dalla tifoseria umana e verticale prodotta dagli elicotteri.
Un parco che viene trasformato, per due giorni, in un grande circo di rumori, voci, pubblicità commerciale, smog, turismo invasivo, costringendo la fauna selvatica a nascondersi.

L’arrivo della tappa di Campo Imperatore

Sulle strade e sulle rispettive banchine, i mezzi motorizzati lasceranno una quantità smisurata di particolato chimico e di rifiuti che non porterà benefici alla vegetazione della prateria e alle acque carsiche sotterranee che alimentano gli acquedotti di valle.
La promozione di un parco nazionale invita i turisti ad osservare e a contemplare gli aspetti percettivi del paesaggio, a capire la funzione ecologica e ad esaltare l’intero sistema vivente spontaneo.
Portare il Giro d’Italia a 2100 mt. di altitudine, presso il cadente albergo costruito negli anni Trenta del Novecento, dimostra la riattivazione della guerra dell’uomo contro la montagna.
Come se non bastasse, l’Ente Parco ha autorizzato il transito della carovana ciclistica sulla strada pedemontana Rigopiano – Colle Corneto di Castelli il giorno 15 maggio, nel versante orientale del Gran Sasso, un’arteria aperta al traffico automobilistico agli inizi degli anni Ottanta e mai collaudata per caduta massi.
L’Ente Parco ha dimenticato l’impatto acustico, lo smog e le vibrazioni degli elicotteri sulle pareti calcaree friabili alte dai 500 ai 1000 mt. delle cime dei monti Coppe, Tremoggia e Dente del Lupo, mettendo in pericolo l’incolumità dei camosci per il rischio caduta.
La tragedia di Rigopiano del 18 gennaio 2017 si poteva evitare, se la costruzione della strada pedemontana non avesse eliminato la sponda basale della Valle Bruciata, fatto che ha consentito alla valanga di cambiare direzione, distruggendo l’albergo. Auguro che, nonostante la sottovalutazione dei pericoli, non si verifichino cadute di massi durante il transito della carovana ciclistica.
Le classi dirigenti della Regione, dell’Ente Parco, delle Province e dei Comuni hanno dimostrato ancora una volta superficialità e incompetenza a gestire scientificamente i territori montani e a garantire la sicurezza della fauna selvatica e delle persone.
Mario Marano Viola