Dolomiti Unesco e Mountain Wilderness: una storia che viene da lontano
Luigi Casanova, presidente onorario di Mountain Wilderness Italia, dà una prospettiva storica al ruolo di MW all’interno della Fondazione Dolomiti Unesco per meglio comprendere le attuali divergenze.
Le scottanti delusioni che hanno portato Mountain Wilderness a guidare un nutrito gruppo di Associazioni Ambientaliste a presentare il Dossier Dolomiti Unesco (SCARICA IL DOSSIER) hanno una genesi lontana nel tempo.
L’idea di Dolomiti Patrimonio del Mondo è nata (assieme all’idea di creare un Parco del Monte Bianco) contestualmente alla fondazione di Mountain Wilderness International.
A MW Italia, una delle “sorelle” nazionali, era stato affidato il compito di dare forma a un’idea e di concretizzarla. VEDI LA STORIA DI MW
Nonostante i recenti sviluppi, possiamo affermare con certezza che è stata una scelta lungimirante. I rischi erano chiari fin da allora ma, per capire a fondo il tema, è necessario inserirsi nei contesti storici, 1990 – 1993.
UNESCO negli anni ’90 non era UNESCO di oggi. Era più seria, i patrimoni erano solo di due specie: culturali e naturali, poi è scoppiata l’inflazione, prima i patrimoni misti, poi quelli immateriali. Una inflazione, quindi una caduta di credibilità dell’apparato UNESCO.
Il marchio UNESCO era e rimane comunque un riferimento culturale e ideale forte che deve essere cavalcato. Se non ci fosse l’UNESCO, nella situazione odierna, nella difesa delle Dolomiti o altro bene naturale, a chi potremmo rivolgerci? Sta alla nostra intelligenza collettiva, al nostro agire fare in modo che UNESCO venga costretta a svolgere il suo ruolo reale, quello di imporre il rispetto delle regole presenti e attuali.
Quanto sta accadendo sulle Dolomiti, e non solo, non è responsabilità di UNESCO o del marchio. Questa rincorsa alla demolizione dei beni naturali e paesaggistici ci sarebbe comunque: girano troppi soldi e specialmente contributi pubblici attorno all’industria dello sci. Vi sono troppe deroghe riguardo alberghi e rifugi in quota. Queste non sono imposte da UNESCO, ma dalle Province su cui insistono le Dolomiti, specialmente Trento e Bolzano.
Le nostre energie e le nostre battaglie hanno quindi lo scopo di far recuperare il senso originario di tutela delle Dolomiti ed è per questo che saremo sempre vigili e attenti ma non avremo mai un atteggiamento distruttivo.
Manteniamo quindi la fiducia. E come stiamo facendo continuiamo, con le energie che abbiamo, a fare il nostro dovere. O almeno a non arrenderci. Questa è lotta di resistenza e la resistenza del futuro riguarderà l’ambiente che, come tale, significa difesa dei diritti di tutti: uomini e animali.
La sinistra di allora, come quella di oggi, non ci capiva e non comprende. Sapessero leggere Marx almeno…
Luigi Casanova