Lazio, la regione vuole un rifugio ai pantani di Accumoli: un progetto senza opportunità.
Dal Blog a cura di Mountain Wilderness su Il Fatto Quotidiano
Accumoli è un piccolo comune in provincia di Rieti, nel Lazio, al confine con altre tre regioni: Abruzzo, Marche e Umbria. Sul suo territorio si trovano i pantani, una serie di laghetti di origine glaciale a 1600 metri di quota, famosi per il fenomeno dell’alga rossa che li accomuna al lago di Tovel in Trentino, in un contesto naturale montano integro dal punto di vista ambientale e paesaggistico che attira forti presenze turistiche; pur non ricadendo in un’area naturale protetta, si tratta di una Zsc (Zona Speciale di Conservazione, IT6020001) compresa nel tessuto europeo di Rete Natura 2000 e confinante con i Parchi nazionali dei Monti Sibillini e del Gran Sasso-Laga.
Per riattivare il tessuto economico compromesso dal grave sisma del 2016, la Regione ha pensato di “provvedere alla valorizzazione turistica del contesto naturalistico di particolare pregio rappresentato dai Pantani di Accumoli, integrando la rete di rifugi esistenti mediante la realizzazione di un nuovo rifugio montano nel territorio comunale”. La valorizzazione è già iniziata, con interventi di manutenzione alla strada sterrata preesistente che sale da Accumoli fino ai Pantani per poi proseguire verso il passo di Forca Canapine: strada allargata, con alcuni tratti (400 metri di Sentiero Italia) pavimentati in cemento, “per consentire il passaggio agli allevatori che hanno il bestiame in quota”.
Il 1° aprile dello scorso anno, il Consiglio comunale di Accumoli ha approvato il progetto definitivo per la costruzione del rifugio: una struttura di tre piani da 180 mq l’uno di proprietà comunale, un edificio in cemento armato che disporrà di una camera doppia, una tripla, una quadrupla, cinque bagni, una cucina, una sala ristorazione, un locale per l’esposizione di prodotti tipici e, infine… un rifugio (5% della superficie totale). Per approvarlo è stato necessario modificare il piano regolatore generale, trasformando l’attuale zona agricola in una zona destinata ai servizi pubblici, con la conseguente espropriazione dei terreni a ben venti proprietari.
Naturalmente il rifugio sarà raggiungibile con i mezzi a motore, con buona pace degli escursionisti che percorrono il Sentiero Italia, anche se il Comune afferma che redigerà un severo regolamento riguardante l’accesso e l’uso della strada; per diventare accessibile alle auto normali il tracciato che sale da Accumoli, che oggi è una pista per fuoristrada, dovrebbe essere modificato e allargato.
In zona esistono altri punti d’appoggio: a Forca Canapine (che però si trova in Umbria), a un’ora di agevole cammino dai Pantani, il rifugio Genziana dopo i terremoti del 2016 è tuttora inagibile e abbandonato, mentre nelle vicinanze insistono altre strutture già servite dalla strada. Non solo, ma esiste il pericoloso precedente del rifugio realizzato dal Comune di Accumoli nei pressi della frazione Poggio d’Api, anch’esso abbandonato e mai utilizzato poiché nessun operatore ha ritenuto economicamente praticabile la sua gestione.
In queste zone e a queste altitudini gli inverni sono difficili, ai Pantani la neve può persistere fino a primavera inoltrata, il nuovo rifugio resterebbe chiuso per gran parte dell’anno e l’isolamento invernale lo sottoporrebbe a un rapido degrado. Se poi non bastassero le osservazioni sull’opportunità di questo progetto, restano da mettere in campo le motivazioni amministrative: a quanto risulta dagli atti mancano ancora la necessaria Valutazione di Incidenza Ambientale (VincA), che la prossimità di un sito Zsc richiede per legge, e la verifica di eventuali usi civici gravanti sulle aree da urbanizzare.
E’ preferibile costruire un nuovo fabbricato a uso turistico, dissipando risorse economiche (850 mila euro previsti) e andando a incidere pesantemente su preziosissime risorse ambientali irriproducibili garanzia di un duraturo rafforzamento delle comunità locali, mentre a quattro anni e mezzo dalle scosse la ricostruzione del borgo di Accumoli non è ancora iniziata e gli abitanti vivono nei prefabbricati, oppure scommettere su una visione di futuro più vicina a quella transizione ecologica tanto decantata a parole ma assai meno praticata nei fatti?
Le associazioni si sono mobilitate, la valorizzazione di un territorio non può mai coincidere con la compromissione dei valori naturalistici dello stesso. Auspichiamo che gli amministratori regionali e comunali vogliano avviare quel confronto fino ad oggi mancato per assicurare un futuro sostenibile ai Pantani di Accumoli.