Metti una domenica di fine luglio al Nivolet. Con la corriera
Lassù a 2600 metri fra Piemonte e Valle d’Aosta. Fra Valle dell’Orco e Valsavarenche. Nel Parco nazionale Gran Paradiso. Di Toni Farina.
Lassù dal 1963 arriva una strada carrozzabile, inizialmente realizzata come struttura di servizio agli invasi idroelettrici dell’alta Valle Orco. E poi continuata come strada turistica, su fino al colle e poi giù sull’altipiano, con l’idea di scendere a Pont Valsavarenche. E oltre …
Una strada turistica di alta quota, nel cuore del primo parco naturale italiano.
La storia è nota: il collegamento non venne ultimato. Un ripensamento e i salti rocciosi che incombono su Pont si incaricarono di fermare l’opera.
Ma il danno era fatto.
Soltanto nel 2019 si è posto parziale rimedio. Un rimedio dal nome suggestivo: “A piedi fra nel nuvole”. Ovvero, nelle domeniche di luglio e agosto un blocco ai mezzi motorizzati privati dalle 9 alle 18 in un’area di sosta allestita presso la diga del Lago del Serrù (arrivo di tappa del Giro d’Italia 2019), a poco meno di 2300 metri di quota.
Blocco compensato da servizio sostitutivo di navette e varie attività di fruizione organizzate dall’ente di gestione del parco.
Evviva la corriera
Già, la corriera. Termine pittoresco e desueto, preferibile a “navetta sostitutiva”.
La corriera GTT che alle 9 arriva puntuale e puntuale riparte dalla fermata in località Chiapili di sotto. E dopo un paio di tornanti si lascia alle spalle i fitti lariceti, sostituiti dalla muraglia Basei-Bousson-Galisia che serra la valle a occidente. Pochi passeggeri, ma per tutti la cascata dei Chiapili di sopra vale il tempo di uno sguardo. Sono trascorsi due mesi dall’evento Giro d’Italia, ma un grande su un’abitazione si incarica di ricordarlo. Grande evento, grande drappo …
Chissà se anche i corridori si sono concessi il tempo di uno sguardo sulla cascata. O sulle Levanne. O sull’infilata del Vallone del Carro che punta dritta coma un fuso a meridione. Salivano rapidi i lavoratori del pedale, più rapidi forse di questa corriera che affronta prudente i tornanti. Ma non è la rapidità che serve quassù, piuttosto la capacità di osservare.
Osservare: questo sì è un privilegio. E la corriera (che non corre) lo sa, e lo concede ai passeggeri.
Ore 9,45. Fermata Serrù. Salgono in molti, scesi dalle auto parcheggiate. Il Serrù oggi è il limite. La sbarra è già abbassata, vigilata da guardie ecologiche volontarie (GEV) della città metropolitana, titolare della strada. Nessun gurdiaparco oggi, tutti monopolizzati (per servizio o in gara) dalla Royal Ultra Sky Marathon.
Dove saranno a quest’ora i runner? Anche loro vanno certo più veloci della corriera. Doppiato un dosso il transito sul ciglio di cemento del Lago Agnel regala ai viaggiatori l’ennesimo brivido. Ma l’intaglio del colle è lassù, 350 metri più in alto, e più distesi tornanti attendono la Nostra.
Camminatori sono in partenza sulla mulattiera reale per il Colle della Terra e il Lago del Lillet. Un lungo balcone con vista d’eccezione sulle “dentate e scintillanti vette” di carducciana elezione.
Di certo incroceranno e cederanno il passo ai runner in opposta direzione. Li immagino rapidi, i runner, come rapido (e inquietante) è la riduzione del Ghiacciaio del Nel. E che dire delle pareti nord delle Levanne, e della Grande Aguille Rousse, che a fine già a fine luglio sono null’altro che detriti?
E il seracco del Ghiacciaio del Carro, che non c’è più?
A oriente si eleva la Punta Fourà. Che tale non è più, da quando è crollato il castello di rocce che formava il caratteristico pertugio.
Cambiamenti. Intanto la Nostra si arrampica sugli ultimi tornanti dominati dalle rocce scabre che dal colle prendono il nome. Sequenza di geometrie irregolari, esempio di miracoloso equilibrio, sfida alla gravità.
L’ultima curva coincide con il Belvedere, view pont classico, i selfie si sprecano. Ed è singolare che l’immagine in questione, osannata e riproposta a manetta sui social quale icona di un parco naturale, si riferisca in realtà a invasi artificiali, suggestivi certo ma che con la natura hanno poco a che fare.
E le montagne che si vedono all’orizzonte sono belle certo, ma appartengono in gran parte montagne al Parc National de la Vanoise. Sodale del Gran Paradiso, ma terra francese. Così come sono francesi molti camminatori che arrivano quassù e si stupiscono del motoristico trambusto.
Molti fanno tappa al Rifugio Città di Chivasso. E così conoscono la biblioteca inaugurata lassù, a 2600 metri, nel 2002. Camminare e conoscere sono in sintonia. E quando il meteo non è favorevole i libri offrono la possibilità di ben passare il tempo.
Ma oggi il meteo è favorevole. Ed essendo domenica (giornata di blocco al Serrù) i motori non sono molti. E fino alle 18 quassù si arriverà soltanto by fair means. O in corriera.
Il terminal è qualche tornante più in basso, sulla riva del lago.
E ora, zaino in spalla, si cammina. Non prima però di un caffè al vicino bar del Rifugio-Albergo Savoia. A lato dell’ingresso un ritaglio di giornale titola: “Il parco, eutanasia della democrazia”. I caratteri un po’ scoloriti dicono che non si tratta di una edizione recentissima. Ma il messaggio rimane, chiaro e attualissimo. Segno che ancora, a differenza dei ghiacciai, problemi e incomprensioni permangono e sfidano il tempo.
Ma l’altipiano è lì, accogliente e disposto a farsi misurare a passi lenti e cadenzati. E il Gran Paradiso che appare a oriente, ancora coperto da un candido manto, cancella per qualche istante incomprensioni e problemi.
Ma i problemi si riaffacciano al ritorno. Le auto in salita dopo la riapertura della strada costringono la corriera ad acrobatici passaggi sul ciglio degli strapiombi.
Autisti impegnati in adrenaliniche manovre in prossimità dei tornanti. Sconcerto e timore sui volti dei passeggeri.
Non è davvero il caso. Altre sono le emozioni che si cercano in montagna.
E ancora penso che i mezzi motorizzati (privati) da queste parti non sono compatibili: con la natura, e neppure con la corriera.
Toni Farina