Missione: Salviamo il Gran Sasso D’Italia
Manifestazione congiunta di 10 associazioni per provare a fermanre il “Progetto Scindarella-Monte Cristo” sul versante aquilano del Gran Sasso.
Il Gran Sasso d’Italia è diventato Parco nazionale nel 1991, al termine di una lunga campagna a favore della sua istituzione durata oltre 20 anni. La scelta di ricorrere al più importante strumento di tutela previsto dall’ordinamento italiano è stata dettata dalla straordinaria valenza naturalistica della principale vetta dell’Appennino. Il Parco è stato voluto proprio per tutelare un grande patrimonio di biodiversità, unico per l’Italia centrale: un patrimonio, la cui importanza non è sfuggita alla stessa Unione Europea che sul Gran Sasso ha individuato una Zona di Protezione Speciale (ZPS) per l’avifauna e numerosi Siti di Interesse Comunitario (SIC) per la tutela di habitat e specie prioritarie. L’istituzione del Parco è stata giustamente intesa anche come occasione per valorizzare un territorio da sempre marginale che, a causa dell’emigrazione accentuatasi nell’immediato dopoguerra e perdurato fino agli inizi degli Anni ’70, si è andato via via spopolando. Indubbiamente, il Parco, anche se non costituisce la soluzione definitiva a problemi di spopolamento generati da diverse concause, può rappresentare per le popolazioni locali un’occasione in più di crescita, sia sociale che economica, a condizione che conservi quell’ambiente naturale che costituisce il suo patrimonio principale.
Oggi, il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, così come tanti altri parchi in Italia, si trova di fronte alla riproposizione di progetti vecchi di trent’anni tornano a minacciare la montagna nel suo complesso. Lo sviluppo dei bacini sciistici incombe su settori sempre più ampi del Gran Sasso. Si tratta di uno sviluppo irrazionale e senza futuro che distrugge la vera ricchezza di questi luoghi: la natura. Su entrambi i versanti si rincorrono progetti, piani ed ipotesi che non tengono in alcun conto le esigenze della tutela e della conservazione e che sembrano configurare un modello di turismo che ormai, nonostante le condizioni sicuramente più favorevoli, viene messo in discussione persino sulle Alpi dopo che molti impianti sono stati dismessi a causa dei bilanci perennemente in passivo.
Tra i tanti progetti in discussione, sopra ogni altro, preoccupa il “Progetto Speciale Territoriale Scindarella – Monte Cristo” sul versante aquilano del Gran Sasso. Questo Progetto, dopo aver ottenuto l’inopportuna approvazione a maggioranza da parte del Consiglio Direttivo dell’Ente Parco, il parere favorevole sulla valutazione di incidenza ambientale, l’approvazione da parte del Consiglio regionale, si appresta a passare alla fase di progettazione esecutiva. Si tratta di un piano destinato a modificare per sempre una parte importante di Campo Imperatore con una cementificazione senza precedenti: aumento del 35% delle cubature esistenti nell’area, parcheggi e strutture di servizio, 7 nuovi impianti di risalita tra cui il collegamento sulla cresta della Scindarella tra i due bacini di Campo Imperatore e Monte Cristo, 64 nuovi chilometri di piste, sbancamenti e movimentazione terra per la sistemazione delle piste, recupero ed ampliamento delle strutture, per giunta mai utilizzate ed in parte già distrutte, della Fossa di Paganica! Un insieme di interventi che rappresentano la negazione della stessa idea di area naturale protetta a causa dell’impatto paesaggistico, dell’impatto ambientale su habitat e specie prioritarie, del legame ad un modello di sviluppo fallimentare che non ha portato alcun reale vantaggio alle popolazioni locali, nonché degli innumerevoli costi di gestione sorretti da finanziamenti pubblici.
Ma non è solo il versante aquilano del Gran Sasso ad essere minacciato. Anche quello teramano, dopo le ferite inferte per la realizzazione di una strada abusiva, necessaria per la costruzione della nuova seggiovia ai Prati di Tivo, è oggetto di nuove/vecchie ipotesi progettuali, compresa quella mai abbandonata di creare un collegamento con il versante aquilano attraverso Campo Pericoli. Ma non solo! È addirittura in atto una dura contrapposizione tra il Comune di Pietracamela e quello di Isola del Gran Sasso portatori di due distinti e contrastanti progetti per un ulteriore arroccamento ed infrastrutturazione sul Gran Sasso tramano: da un lato, quello del Comune di Isola del Gran Sasso per la realizzazione di un’ovovia che da Fano a Corno porti a Cima Alta, dall’altro, quello del Comune di Pietracamela che da Isola, attraverso un treno a cremagliera, seguendo il tracciato di una strada ormai in disuso, porti anch’essa a Cima Alta.
Negli anni passati, simili progetti sono stati bloccati grazie all’azione di tanti, veri appassionati delle nostre montagne che hanno potuto contare su un’ampia mobilitazione nazionale e su normative generali valide per tutto il territorio. È mai possibile che oggi, con il Gran Sasso ricompreso in un Parco nazionale, questi progetti vadano avanti, in alcuni casi, anche con l’avallo del Parco stesso? È evidente che i progetti presentati, e che presto potrebbero essere realizzati, vanno ben al di là di semplici interventi di sostituzione o di razionalizzazione degli impianti esistenti ai quali nessuno vuole opporsi. Quanto sta avvenendo rappresenta, al contrario, uno smisurato ampliamento dei bacini sciistici su aree del Gran Sasso prive di strutture e fino ad oggi contrassegnate da un carico antropico moderato, se non inesistente.
Gli interessi di pochi stanno fortemente condizionando le scelte di pianificazione di un Parco Nazionale che dovrebbe essere messo nelle condizioni di conservare il suo patrimonio naturale e di creare le occasioni per un vero sviluppo sostenibile. La realtà dei parchi abruzzesi dimostra come dalla conservazione del territorio possano derivare anche occasioni occupazionali. Eppure i fondi assegnati ai parchi diminuiscono di anno in anno, mentre si continuano a finanziare nuove piste da sci e nuovi impianti di risalita. Al riguardo è emblematico il caso del Centro Turistico Aquilano che gestisce gli impianti di Campo Imperatore. Ogni anno, nonostante i cospicui finanziamenti regionali e comunali che riceve, il Centro chiude il proprio bilancio con un pesante passivo; eppure, in una regione in forte crisi economica e in un comune in continua emergenza occupazionale, si continuano a trovare fondi per finanziare i vari progetti di infrastutturazione del Gran Sasso presentati da questo Centro. Non solo! Per assicurare l’approvazione di questi progetti nacque addirittura una sedicente Authority con a capo le più alte cariche regionali, provinciali, comunali, e persino esponenti del Governo nazionale: uno spiegamento di forze mai visto, neppure di fronte ai licenziamenti nelle imprese del polo elettronico aquilano che da un giorno all’altro stanno mettendo centinaia di famiglie sul lastrico.
Di fronte a tutto questo le Associazioni, i Comitati ed i Movimenti firmatari hanno deciso di attivarsi in maniera congiunta creando un coordinamento che avvii una campagna in difesa del Gran Sasso d’Italia. Sul modello di quanto già fatto e si continua a fare contro il terzo traforo e l’ampliamento dei Laboratori di Fisica Nucleare, le Organizzazioni firmatarie, consapevoli dell’importanza della posta in gioco, si attiveranno in tutte le sedi per tutelare la vetta più alta degli Appennini e per assicurare il rispetto del principio alla base della legge istitutiva del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga e di tutte le aree naturali protette italiane: “garantire e promuovere la conservazione e la valorizzazione del patrimonio naturale”.