Parco Nazionale Abruzzo, Lazio e Molise: storia e progettualità per festeggiare il centenario.
Raccontare la storia, lunga ormai cento anni, di un territorio che ha voluto caratterizzarsi nell’impegno per la salvaguardia delle bellezze naturali e contemporaneamente per lo sviluppo delle popolazioni locali, necessita di riportare alla mente la visione avuta dalla mente geniale del Prof. Romualdo Pirotta che ha riconosciuto nella regione abruzzese “un incantevole tratto di pura terra italiana di straordinaria bellezza, per collocarvi il primo parco nazionale” (cit. Pirotta).
E l’idea trovò subito terra fertile, politici, uomini di scienza, artisti, storici accolsero subito l’invito e si impegnarono a sostenere l’idea di istituzione del Parco d’Abruzzo. Le vicende, a volte tristi e a volte liete, di questo esempio di “riconciliazione tra uomo e natura” hanno coinvolto necessariamente le regioni vicine, tant’è che nel 2001 anche Lazio e Molise entrano a pieno titolo nel nome del primo parco italiano. Nei volti e nelle voci dei protagonisti principali, ma anche nel ricordo della gente comune, l’importanza dell’istituzione del Parco, rappresenta motivo d’orgoglio. Veder riconosciuto il valore di una terra di montagna spazzata dai venti di tramontana d’inverno e arroventata in estate dal sole caldo, abitata per lo più da pastori transumanti e da donne tenaci e determinate, ha modellato il carattere burbero e sulle prime diffidente delle popolazioni locali, che dopo un primo approccio poco amichevole, aprono le case e il cuore agli ospiti e agli amici. E’ la terra dell’Orso bruno marsicano, emblema e anima delle foreste di faggio e delle radure d’alta quota, rappresentante massimo del carattere schivo e discreto dei montanari forti e gentili”, è ancora oggi il simbolo di queste terre, protetto e monitorato in maniera costante e rigorosa, per preservarlo e lasciarlo in eredità alle generazioni future.
Terra anche del Camoscio d’Abruzzo, dell’Aquila reale, del Lupo, del Cervo, di centinaia di specie di insetti e piccoli mammiferi, anfibi e rettili, di foreste vetuste patrimonio Unesco, un vero scrigno di biodiversità che custodisce anche la storia, la cultura e le tradizioni delle popolazioni locali.
Il lungo cammino che vede a breve festeggiare cento anni di natura protetta, insegna che nulla è scontato. Avere un territorio unico e prezioso aumenta le sfide e le attenzioni da porre a difesa di valori e unicità: le battaglie per sottrarre le sorgenti da captazioni insensate, difendersi dall’assalto di speculatori senza remore, combattere i bracconieri più astuti, arrestare la costruzione di comprensori sciistici sulle montagne dell’orso, confrontarsi con le popolazioni che da pastori sono diventate imprenditori turistici, veicolare i valori di sostenibilità e turismo dolce, portare nelle scuole un’immagine di natura amica e da difendere, questi i temi e i risultati di anni e anni a difesa dell’ambiente naturale.
Il cammino di questa area protetta non è stato facile. Il boom economico italiano degli anni Sessanta del secolo scorso ha rappresentato un rischio per l’integrità del territorio del Parco. L’edilizia privata senza regole, che avrebbe voluto occupare i suoli protetti, viene bloccata dal direttore Franco Tassi. Lo scontro tra lobby del cemento ed Ente Parco è durissimo. A difesa dell’area protetta scendono in campo personalità della scienza, della cultura e delle istituzioni pubbliche quali i Presidenti della Repubblica Sandro Pertini e Oscar Luigi Scalfaro, il Presidente del Senato della Repubblica e Presidente Generale del CAI Giovanni Spagnolli, i Ministri dell’Agricoltura e Foreste Lorenzo Natali e Giovanni Marcora, i Ministri dell’Ambiente Alfredo Biondi, Valdo Spini, Giorgio Ruffolo, Carlo Ripa di Meana ed Edo Ronchi, i magistrati Gianfranco Amendola, Amedeo Postiglione, Paolo Maddalena, e Ferdinando Imposimato, gli scienziati Franco Pedrotti, Carmela Cortini, Margherita Hack, Giorgio Celli, Fernando Tammaro, David Mech, Erik Zimen, i giornalisti Antonio Cederna, Licia Colò, Gaetano Basti ed Emiliano Giancristofaro, le scrittrici Camilla Cederna, Dacia Maraini e Costanza Pera, lo scrittore Jean Dorst, il Sindaco del Comune di Civitella Alfedena Giuseppe Rossi, Jen-Paul Harroy fondatore Unione Mondiale della Natura, Mike Finley Soprintendente Parco Nazionale di Yellowstone, Marie Rust Direttrice National Park Service e il Presidente Generale del CAI e Presidente del Club Arc Alpin Roberto De Martin.
Nel 1980 non riesce il tentativo di estromettere Franco Tassi dalla direzione dell’Ente Parco da parte di una forza politica del governo centrale.
La resistenza porta l’Ente Parco ad ottenere una serie di successi importantissimi. Negli anni Settanta vengono istituite la Zona di Protezione Esterna e la Riserva Integrale della Camosciara e viene inserito nel Parco il Monte Marsicano. Negli anni Ottanta arrivano i riconoscimenti europei e internazionali per la qualità della conservazione della natura. Negli anni Novanta l’Ente Parco spinge il Parlamento Nazionale ad approvare la legge 394 (1991) per l’istituzione di nuove aree protette, avvia l’Operazione Ritorno del Camoscio d’Abruzzo sulla Majella (1991) e sul Gran Sasso d’Italia (1992) e vengono ampliate la parte molisana delle Mainarde e la Valle del Giovenco.
Il Centenario è un’occasione storica per una nuova missione culturale di questo Parco finalizzata a rappresentare un modello di gestione sostenibile del territorio, con l’obiettivo concreto di far conseguire alle popolazioni locali il benessere sociale ed economico esportabile nelle aree non protette.
Per ottenere questo traguardo nel prossimo decennio, occorre mobilitare la società civile e, in particolare, il mondo della scuola, per costruire ponti culturali (gemellaggi) tra i giovani residenti nelle aree naturali protette e i giovani residenti nelle aree inquinate. La Carta di Fontecchio e l’Alleanza per il Clima delle Città Europee sono la bussola di riferimento per tutti gli attori in campo: imprese agricole, turistiche, commerciali, artigianali, industriali, Comuni, Province e Regioni che vogliono impegnarsi realmente affinché il modello sostenibile delle aree protette possa essere concretizzato gradualmente nelle aree bisognose di urgente restauro ambientale, sociale ed urbanistico. Mountain Wilderness Italia scende in campo per sostenere questo Parco nell’assumere una funzione propulsiva nei prossimi anni nel campo della scuola e del sostegno alle buone pratiche avviate dai giovani nell’Appennino.
Antonella Ciarletta
Marta Viola
Mario Marano Viola