Riflessioni per un’agenda delle politiche ambientali

Pubblichiamo il documento che Mountain Wilderness ha consegnato agli interlocutori politici incontrati in questi ultimi giorni di campagna elettorale.

Aletshgletsher. Foto: Sergio Ruzzenenti

Natura protetta

I Parchi Nazionali e Regionali italiani si trovano in preminenza in aree montane. Essi rappresentano un’ eccezionale opportunità sia per la conservazione del patrimonio naturale della nazione, sia per la difesa e la valorizzazione di un’ eredità culturale e identitaria che fa dell’Italia uno dei più importanti paesi del mondo. La loro vocazione prioritaria deve restare la tutela della biodiversità animale e vegetale, in una con la difesa del paesaggio, delle emergenze artistiche, storiche, archeologiche presenti al loro interno e come strumento per l’ educazione al rispetto per la bellezza. Solo dentro tale cornice dovrà poi essere compiuto ogni sforzo per soddisfare le legittime aspettative delle popolazioni locali..

Ciò significa che i Parchi:
– devono essere difesi dalla marginalizzazione strumentale dalla quale sono sovente vittime, liberati dai tentativi di speculazione, promossi e sostenuti anche attraverso più dignitosi finanziamenti, come baluardo per la conservazione della natura e come praticabili modelli alternativi del rapporto tra gli esseri umani e l’ambiente che li circonda;
– devono poter contare su una governance realmente qualificata e motivata, in cui le espressioni delle convenienze locali non scavalchino le priorità nazionali. A questo riguardo Mountain Wilderness sostiene l’opportunità di introdurre nei consigli direttivi dei Parchi un rappresentante del MIBACT in sostituzione del rappresentante del MIPAAF.

Di conseguenza nessun aggiornamento dell’ ottima legge quadro 394/91 deve essere intrapreso durante la prossima legislatura prima di aver convocato la terza conferenza nazionale sulle aree naturali protette. Un evento che preveda un processo partecipato, aperto a tutti i soggetti interessati alla tutela della biodiversità e del paesaggio, per giungere all’elaborazione di una Carta delle Aree naturali protette in cui venga rilanciata la missione dei Parchi quale snodo “alto” di un globale progetto di gestione delle risorse naturali e culturali.

Parco Veglia-Devero. Foto: Toni Farina

Montagna

Attuazione della Convenzione delle Alpi e rinnovo della Convenzione degli Appennini, inserendo in essa strumenti operativi realmente adeguati.
Vietare l’uso dei fuori strada, dei quads, delle moto da cross, ecc, delle motoslitte a scopo sportivo o di svago fuori da circuiti ben delimitati. Fissare norme cogenti anche per l’uso delle mountain bikes. Estendere a tutto il territorio nazionale il divieto della pratica dell’Eliski e dei sorvoli a bassa quota a scopo turistico. Identificare e nominare un organismo nazionale che esamini ogni nuovo progetto funiviario, anche ricadente all’interno di regioni o province autonome, vietando comunque la progettazione di nuovi impianti per lo sci in aree montane che non raggiungano i 2000 metri di quota o superino i 2500. Severo controllo sulla sostenibilità degli invasi necessari alla produzione di neve artificiale. Nel contempo istituire un fondo nazionale a sostegno della riconversione della monocultura dello sci di discesa in direzione di progetti di utilizzazione turistica alternativi, rispettosi dei valori della montagna. Intervenire con urgenza per modificare in senso restrittivo le pericolose norme oggi previste volte a permettere l’alterazione incontrollata della conca di Cortina d’Ampezzo in vista delle prossime competizioni sciistiche internazionali.
Dopo l’infelice decisione di dividere in tre monconi il parco nazionale dello Stelvio – e per superarne in parte gli effetti negativi – operare concretamente per giungere all’istituzione della rete delle aree protette delle Alpi Centrali, ( Parco Europeo delle Alpi Centrali e Elvetiche).

San Bernardino (CH). Foto: Nicola Pech

Energia e clima

Aderiamo anche a questo capitolo dell’Agenda, sottolineando che in esso si trova scritto: “ Obiettivo del 100% delle rinnovabili al 2050, nel rispetto delle tutele ambientali, paesaggistiche e culturali.” Sia chiaro che la seconda parte di questa frase è almeno altrettanto importante della prima. Non equivale a una formula di rito, ma riveste un carattere prioritario fondamentale. Di conseguenza la frase potrebbe essere anche declinata così :” Obiettivo del 100% delle rinnovabili al 2050, purché ciò non provochi nocumento ai valori ambientali, paesaggistici e culturali.”
Poniamo contestualmente l’accento sulle necessità del risparmio energetico e dell’ammodernamento degli impianti, per evitare le vistose perdite che oggi si verificano lungo le linee di trasmissione. Dare la preminenza allo sviluppo del solare fotovoltaico su edifici e capannoni e al pieno utilizzo delle risorse idriche già esistenti.