Trekking delle Reti e Laboratorio Appennino, facciamo il punto

A conclusione del successo riscontrato dal trekking delle reti 2018 partito da Civitella Alfedena l’8 luglio e che si è concluso a Villetta Barrea il 15 luglio, Mountain Wilderness propone queste riflessioni maturate durante il cammino su 120 chilometri di montagne e aree protette dell’Abruzzo, del Molise, del Lazio.

Il Trekking ha rimarcato la continuità della presenza della associazione nel sostegno ai valori insiti nei grandi parchi nazionali e regionali del Centro Italia. Dal 2013 si lavora a stretto contatto con le istituzioni pubbliche per definire un progetto di inserire nella lista dei patrimoni naturali dell’UNESCO le aree protette dell’Appennino centrale. A partire dal 2016 grazie a una lunga serie di incontri con amministratori regionali, sindaci, presidenti dei parchi, cittadini e operatori economici, l’associazione è risultata un punto di riferimento strategico per il rilancio delle montagne dell’Appennino.
La costruzione del Laboratorio Appennino e il percorso intrapreso anche nel profilo istituzionale permette alla associazione di sollecitare, indirizzare, sostenere quanti con coraggio ancora oggi mantengono viva la montagna. Laboratorio Appennino non è solo luogo di confronto fra tante culture e esigenze, ma mira a divenire un progetto che riporti speranza e progettualità della vita su tutta la dorsale appenninica.

Il convegno tenutosi a Villetta Barrea l’11 luglio e successivi incontri con amministratori comunali, anche della Regione Molise, hanno consolidato i punti fermi del Laboratorio. 

  1. La centralità delle aree protette, nazionali e regionali, nel rilancio socio economico dell’Appennino, partendo dai principi che hanno ispirato la Carta di Fontecchio (2015): partecipazione e condivisione nelle scelte, difesa degli habitat naturali, potenziamento delle reti delle aree protette e delle collaborazioni fra queste, incremento delle buone pratiche anche nel campo della ricerca scientifica, del controllo della qualità del territorio, del sostegno alle attività economiche ecocompatibili che si sviluppano dentro i parchi.
  2. L’urgenza di incrementare i servizi pubblici lungo tutta la dorsale appenninica: formazione scolastica, assistenza sanitaria, mobilità e trasporti, formazione nel lavoro, banda larga.
  3. Avvio di politiche specifiche indirizzate alla montagna, alcune proposte riguardano la defiscalizzazione e la sburocratizzazione del mondo del lavoro (non significa assenza di regole).
  4. Investimento nelle Cooperative di Comunità, in modelli di economia a bassa scala, nel protagonismo e lavoro per i giovani.
  5. Nei territorio di montagna consolidare i rapporti con i centri universitari e culturali.
  6. Cultura della Pace e della integrazione fra i Popoli delle terre Alte, fra migranti (pastori e agricoltori).
  7. Valutazione dell’inserimento delle aree protette e di Rete Natura 2000 nella lista dei siti UNESCO come modello di conservazione della natura, delle economie sostenibili e dell’uso del patrimonio edilizio esistente senza diffondere ulteriore consumo di suoli, con riferimento specifico alle aree terremotate. Valutare come alternativa l’istituzione della più estesa Riserva della Biosfera presente in Europa.

Il Laboratorio Appennino rimane luogo di confronto aperto anche a altre realtà che stanno lavorando in modo simile sia a Nord dell’Abruzzo che a Sud. Le parole d’ordine più volte sottolineate sono: limite, sobrietà, partecipazione, condivisione, autenticità, diversità, sostenibilità, equità nei diritti civili, coesione sociale e territoriale, consapevolezza, innovazione.
Perché un simile progetto si traduca in realtà è necessario costruire una grande alleanza che lavori per e sulle montagne italiane. Alleanza fra aree protette, alleanza fra i saperi delle città (Università) e quelli delle montagne, alleanza del mondo del volontariato, alleanza fra istituzioni di ogni livello, alleanze fra operatori economici, fra operatori culturali.
Se è vero che la montagna è stata emarginata dalla superficialità di troppa politica, se è vero che oggi si va in montagna ignorando i montanari e la loro profonda cultura, le loro conoscenze, va detto che Laboratorio Appennino dovrà recuperare questi limiti, partendo dalle buone pratiche, seminando per poi produrre rinascita. Come? Rimettendo le persone che in diversi modo la montagna la vivono e la amano come soggetti centrali di attenzione delle politiche.
Laboratorio Appennino si inserirà nella Rete delle montagne già istituita in Trentino e strutturerà il suo impegno anche sulla base di quanto deciso nel Manifesto del Turismo dolce elaborato a giugno in Val Maira.
Laboratorio Appennino continua la sua azione di sfida e proposta: all’inizio dell’autunno si proseguirà nel confronto con le realtà delle Alpi per poi, attraverso una carta programmatica ben definita, sollecitare in modo concreto le autorità regionali e i vari ministeri dello Stato in un impegno continuo dedicato alla montagna.

Luigi Casanova