Sentieri partigiani nella selvaggia Val Mesath
In bilico tra l’inverno e la primavera, esposti all’imprevedibilità del clima montano di questo periodo, continua questa lunga maratona di camminate che ci attende nel corso di questi mesi nei luoghi della Resistenza partigiana in tutta Italia. Fino a cinque giorni prima eravamo con il fiato sospeso, visto che nelle Dolomiti Friulane la lunga coda dell’inverno ci aveva appena regalato cinquanta centimetri di neve.
Proprio il 25 aprile, mentre nelle piazze e nelle strade di tutto il Paese si festeggiava il giorno della Liberazione, la nostra Gloria compiva un giro di perlustrazione in Val Mesazzo, meta della camminata di domenica 28 aprile. Tra malattie e disdette, arriviamo a un onesto numero di quaranta partecipanti, con ampie delegazioni di Mountain Wilderness Italia, provenienti da diverse regioni (Friuli Venezia Giulia, Veneto e Lombardia) e della Sezione ANPI Mandamentale Maniago Montereale. Sono queste le due realtà che, insieme a Sentieri Partigiani, hanno organizzato questa agevole camminata verso Casera Ditta.
Il cielo plumbeo però non ci nega la magnificenza dei colori della giovane fioritura dei faggeti, che contrasta con il verde scuro degli abeti e la montagna ancora ricca di neve nelle sue parti più alte. L’omogeneità dei partecipanti e il facile cammino fanno sì che il gruppo salga compatto verso i piedi del magnifico Col Nudo, che si svela nel suo splendore, senza una nuvola a nasconderne i duri profili. Ogni tanto si fanno sentire i boati di piccole slavine causate dal calore del sole primaverile, che ci accoglie e riscalda una volta arrivati a destinazione.
Adriano, il gestore del Rifugio, ci accoglie calorosamente in quella che è la sua casa da quasi vent’anni. La sua scelta di vita senza compromessi rispecchia la sua volontà di mantenere viva la memoria di questi luoghi, che dapprima furono dei carbonai e dei contrabbandieri di tabacco, sale e spezie e che poi furono rifugio dei partigiani dopo l’8 settembre del 1943. Ce lo racconta mentre siamo tutti seduti a tavola a gustare la gustosissima pastasciutta che ci ha abbondantemente preparato per l’occasione, mentre i vari gruppi si rilassano nei tavoli esterni. Proprio fuori dalla casera è appesa la targa che ci ricorda che lì, nel febbraio del 1944, venne fondato il battaglione “Tino Ferdiani”, in memoria di un partigiano bolognese morto durante un trasferimento del suo gruppo nell’area. In origine, quest’ultimo era intitolato al combattente garibaldino Luigi Boscarin, caduto durante la guerra civile in Spagna e trasferitosi in Val Mesazzo dopo essersi costituito nel novembre dell’anno prima a Lentiai, in provincia di Belluno.
Il momento di ricordo viene prima introdotto da Gloria Solini, rappresentante di Mountain Wilderness per il Friuli Venezia Giulia, che ci illustra le ragioni per cui l’associazione, che si batte da sempre per la salvaguardia del patrimonio montano a livello nazionale e internazionale, abbia convintamente voluto dedicarsi in questi mesi nel preservare la memoria della lotta partigiana che avvenne in Italia ormai ottant’anni fa. Ad anticipare l’introduzione storica a cura di Fabio Passador, viene posto un mazzetto di fiori sulla targa, voluta dall’ANPI Belluno e alcuni antifascisti veneti e friulani nel 2007. All’inaugurazione della stessa, parteciparono anche due partigiani bolognesi che a Casera Ditta avevano trovato riparo dalle feroci rappresaglie nazifasciste, come molti loro conterranei.
Adriano ci racconta inoltre che proprio Bruno, compianto proprietario dello stabile, gli aveva tramandato il ricordo di quando, all’epoca un bambino e su richiesta del padre, aveva accompagnato il primo nucleo di partigiani al rifugio, sotto mentite spoglie di boscaioli.
Chiudiamo il momento conviviale con un racconto di resistenza contemporanea, quando Adriano e Fabio, infatti, ci svelano l’origine del nome del sentiero “Africa” che qualche anno fa ha sostituito una parte del vecchio tratto del sentiero CAI. Esso è infatti stato dedicato a quattro ragazzi richiedenti asilo di origini africane. Loro lassù ci vennero ben due volte: la prima in attesa dell’ottenimento dello status di rifugiati politici; la seconda per impegnarsi nella ricostruzione di una parte del sentiero, franato in seguito a forti acquazzoni ormai da anni e, soprattutto, anche per ringraziare chi li aveva aiutati ad attendere e ottenere un destino più sereno, quello di cittadini regolari e liberi.
Imbocchiamo infine la via del ritorno, totalmente appagati da un messaggio di speranza come questo, che ci dimostra che la Resistenza è ora e sempre, in ogni angolo di questo mondo, ovunque venga commessa un’ingiustizia. La natura ci saluta con i boati delle tante slavine che si susseguono ma anche dall’entusiasmo di chi si è conosciuto per la prima volta e ha già voglia di ritrovarsi presto.
L’appuntamento è già stabilito: domenica 14 luglio sulle Marmarole, attraverso i racconti di Giovanna Zangrandi, guidati dagli appassionati ragazzi di Sentieri Partigiani verso la Memora.
Fabio Passador, Presidente della Sezione ANPI Mandamentale Maniago Montereale.