“1° prova Campionato Italiano Enduro” all’interno del Parco Fluviale del Nera, scarsa sorveglianza e minacce ai camminatori.

La gara, nessun riferimento agli atti autorizzativi.

Si è svolta lo scorso 3 marzo la manifestazione “Test Enduro” interessando il territorio dei comuni di Terni, Arrone e Montefranco che ha offerto uno spaccato reale e veritiero dell’applicazione del nefasto emendamento 51 bis alla Legge Regionale 28/2001 nell’art. 7 che norma il transito veicolare sui sentieri.
Per ore ed ore nel territorio delimitato, ricadente in gran parte all’interno del Parco Fluviale del Nera, hanno scorrazzato oltre trecento enduristi di diverse cilindrate e categorie, dagli under 23 ai senior; un rumore assordante e il gas di scarico dei tubi di scappamento hanno ammorbato l’aria in modo pesante ed incompatibile con il delicato sistema ambientale intercettato dall’evento.
Il Regolamento del Parco (parte seconda, Titolo II – Limiti generali alle attività consentite, Art. 18 – Disposizioni valide in tutta l’area del Parco, comma 7) prevede che “Le iniziative promosse da qualunque ente pubblico o privato, che prevedano l’utilizzo delle risorse naturali, ambientali e paesaggistiche dell’area protetta ed una numerosa affluenza di pubblico, devono essere preventivamente autorizzate dal Soggetto gestore”; dal 2020, a seguito della soppressione delle Comunità Montane, la gestione è affidata alla Regione Umbria.
Non avendo trovato alcun riferimento negli atti autorizzativi correttamente resi disponibili in rete dalle amministrazioni pubbliche che lo hanno diligentemente fatto, ci chiediamo se il Parco sia stato quantomeno avvertito della manifestazione.


Ci chiediamo anche come mai l’accesso alla strada bianca e ai sentieri che da Collestatte Piano (accesso Ponte Vecchio) conducono ad Arrone passando per Casteldilago non siano stati interdetti ai numerosi abituali frequentatori: bikers, pedoni, turisti e neppure alle auto private! Unica presenza di “sorveglianza” rilevata in accesso a Ponte Vecchio, senza peraltro inibire l’ingresso all’area della manifestazione; al bivio di Casteldilago non c’era nessuno, a parte i cartelli indicatori di percorso della gara. E sì che le moto sfrecciavano a forte velocità e continuamente. La Regione scrive sul portale dell’area protetta che “E’ il parco dello sport delle acque: il canottaggio, il rafting, la canoa”; ora evidentemente è anche il parco dei motori, destino che si annuncia per tutti i sentieri umbri.

Le minacce

In questa situazione da far west poco civile e ancor meno “sportiva”, denunciamo l’aggressione verbale con minacce di essere “schiacciata con la moto, se ti ritrovo qui, tanto ho l’assicurazione” da parte di un motociclista qualificatosi genericamente come “pubblico ufficiale” che, affiancando una camminatrice rea di avere in mano il cellulare con cui secondo le fantasie persecutorie dello stesso stava effettuando riprese video, pretendeva i documenti e il cellulare della presunta colpevole affermando che la manifestazione motoristica fosse in possesso di tutte le autorizzazioni necessarie, cosa che non mancheremo di appurare.
Siamo al delirio di onnipotenza, sorvoliamo ogni altra considerazione e interpretazione psicoanalitica della cosa e graziamo il centauro dal sospetto di violenza di genere, ma non possiamo non rilevare l’estrema gravità dell’atto e della situazione quantomeno confusa e approssimativa in cui la manifestazione si è svolta senza alcuna tutela e rispetto dei diritti e dell’incolumità di chiunque (animale o fauna locale) fosse presente nella zona. Questo è il futuro che si prospetta.