Apuane libere

L’antefatto

L’antefatto. Il 4 luglio scorso con l’iniziativa “Bandiere apuane al vento”, organizzata sotto la guida della neonata associazione Apuane Libere, trenta gruppi hanno raggiunto altrettante cime, le principali delle Apuane, dando vita nonostante la pioggia a piccoli flash-mob su ogni vetta; al Passo Sella i manifestanti hanno srotolato uno striscione di 170 metri quadrati con su scritto “Liberiamo le Alpi Apuane”.

Il logo dell’Associazione Apuane libere

In territorio versiliese sono state organizzate contromanifestazioni di imprenditori e lavoratori del settore lapideo: qualche problema a Stazzema, mentre sul Corchia i contromanifestanti hanno impedito ai partecipanti di salire sul Belvedere. Il fatto più grave è accaduto al Passo Sella dove un gruppo di ambientalisti si è scontrato con alcuni sostenitori dei cavatori: sono volate parole grosse che in breve tempo sono passate ai fatti, con spintoni all’indirizzo del presidente del gruppo ambientalista a cui è stato lanciato via il cellulare con il quale stava effettuando una diretta Facebook.Di seguito il comunicato inviato alla stampa dopo la manifestazione e che non è stato pubblicato.

Alpi Apuane: manifestare per difenderle e’ un diritto non una provocazione

“Gli ambientalisti se la sono cercata, non dovevano andare su quella montagna” non è diverso dal dire “aveva la minigonna troppo corta, quella donna se l’è cercata”.
Il pensiero di fondo è lo stesso e tende a giustificare chi compie violenza e a non difendere chi la subisce.
Le dichiarazioni di ben due rappresentanti parlamentari, uno del PD ed uno di FI, che hanno radici in Versilia sono il sintomo di una politica malata, orientata dalle categorie economiche che hanno potere e non abituata a dialogare con le parti e a documentarsi sugli atti. Al di là dei luoghi comuni che riempiono le pagine Facebook di chi, non si sa se per malafede o ignoranza, difende l’indifendibile, è bene attenersi ai fatti. “Fatto” è la corruzione emersa con “il sistema Vagli”. “Fatto” è il mancato rispetto di un protocollo che nel 2006 doveva garantire lavoro a tanti laboratori di lavorazione del marmo, oggi chiusi perché gli enti che dovevano farlo rispettare hanno tradito il loro ruolo di garanti. Ancora un fatto sono le morti sul lavoro nel settore lapideo di questi ultimi anni e le irregolarità rilevate nelle cave dell’Altissimo dove non è stata sospesa l’attività. Ed è triste vedere sventolare il tricolore per alimentare tifoserie di bassa lega protagoniste di insulti e prepotenza verso chi pacificamente manifestava a Passo Sella e sul Corchia per testimoniare una distruzione in atto. Distruzione di biodiversità, di risorse come marmo e acqua, di ricchezza lavoro e di identità per sottolineare che da troppo tempo nel nostro territorio si è derogato al rispetto della legalità, alla possibilità di sviluppare un’economia circolare basata su attività sostenibili che potrebbe soddisfare il fabbisogno di lavoro di chi abita la montagna senza demolirla. Di conseguenza siamo più che convinti che il Sindacato debba “stare con i lavoratori” ma nel rispetto delle regole e della qualità del lavoro. In caso contrario è in questo modo che si alimenta solo odio, come è successo, dando forza a chi “divide et impera” sfruttando ambiente e persone.

Foto Copyright: Apuane libere

E rispetto delle regole a tutela della qualità dell’ambiente e del lavoro sono le cose che da sempre chiedono le associazioni. Lo sanno bene quei politici, quegli industriali, quei sindacati con cui negli anni ci siamo confrontati ai tavoli di concertazione. Non sappiamo chi abbia organizzato e autorizzato una contro-manifestazione per sobillare gli animi di dipendenti e abitanti dei paesi che ad oggi si sostengono con il lapideo contro chi manifestava per il bene ambientale e sociale di quegli stessi paesani che si sono trovati contro, ma per certo si può affermare che i rappresentanti politici che l’hanno appoggiata dimostrano soltanto di non avere la capacità di avviare una transizione economica basata sulla tutela delle risorse, continuando a rilanciare una crescita insostenibile a spese dei cittadini.
Ne sono il triste esempio i bandi realizzati dalla Regione Toscana per sovvenzionare l’acquisto di costosi mezzi meccanici per gli industriali del marmo sempre pronti a socializzare le spese e mai gli utili come ha dimostrato uno studio del 2009, mentre ad esempio a Tre Fiumi si tengono chiuse strutture che potrebbero diventare un volano per le iniziative nel turismo e artigianato. Così mentre i costi e le perdite sono a carico di tutti i cittadini, lauti ricavi vengono incamerati e solo in quantità omeopatiche reinvestiti sul territorio come si può ben vedere dallo stato delle strade dissestate dal passaggio dei mezzi pesanti, dai torrenti imbiancati e riempiti di massi, dai numerosi rifiuti abbandonati in cava, dalle sorgenti che necessitano di essere depurate dalla polvere di marmo.

Comunicato stampa: Amici della Terra della Versilia – WWF Versilia – Legambiente Alta Toscana

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