Autostrada A27, davvero si ha il coraggio di parlare di “interesse del territorio”?
In Cadore da 5 anni si discute di un grande elettrodotto Lienz – trevisano che attraverserebbe il cuore del Cadore e la Valbelluna.
Si è formato un comitato contro la struttura , Vivaio Dolomiti, che ha inventato “l’autostrada tecnologica”. Un’autostrada capace di raccogliere nel suo cuore di cemento le condotte dell’elettrodotto, della banda larga e chissà cos’altro). Ovviamente un’autostrada in galleria, passata attraverso varie proposte: verso la Carnia? Verso Cortina? No, perché Cortina non si tocca. E allora verso il Comelico, sempre in galleria e poi in Austria.
Nel 2016, grazie ai comitati locali del Cadore (Per Altre strade su tutti), a CIPRA AUSTRIA, Sudtirol e Italia, ai verdi del Sudtirol, ai Verdi austriaci) il Parlamento europeo vota una risoluzione contro l’autostrada, mozione sostenuta dall’onorevole SVP Dorfmann, oltre 500 contrari e circa 100 favorevoli.
Mountain wildernees ha sempre combattuto l’opera, negli anni ’90, assieme a Alessandro Langer era sotto i piloni della nascente autostrada e aveva portato su una parete un lungo striscione.
Comunicato di peraltrestrade dolomiti – comitato interregionale carnia-cadore – pas dolomiti.
Sostenere l’idea di un’infrastruttura enormemente impattante come il prolungamento della A27 che, senza toccare Belluno, in un susseguirsi di viadotti, gallerie e rilevati sventra la valle del Piave, il Cadore Centrale, il Comelico e la Val Digon ancora intatta, per poi attraversare i verdi prati della Lesachtal, arrivare fino a Lienz e fermarsi là, spacciando questo per “l’interesse del territorio”, ha dell’incredibile.
Ha dell’incredibile, perché la si vuole spacciare come raffinata soluzione contro l’impatto ambientale rappresentato dagli elettrodotti (la corrente elettrica correrebbe sotto l’autostrada, dentro l’autostrada, molto meglio! Non si vedrebbero i tralicci e i cavi potrebbero essere bene isolati nella colata di cemento). Poi, magari, potremmo farci passare qualche altra “necessità tecnologica”. Tutto in uno, tutto nella A27.
Nessun impatto; tutto verrebbe fatto “nel rispetto dell’ambiente” e si toglierebbero le code domenicali dalla statale 51 d’Alemagna. Sarebbe anche fonte di sviluppo immediato, una volta realizzata, perché è attraverso le vie di comunicazione, quelle veloci, che arriveranno le migliaia e migliaia di turisti che si fermeranno nella nostra valle; le migliaia e migliaia di tonnellate di merci che si interscambieranno con le nostre aziende.
Come essere così tonti da non riuscire a capirlo, noi soliti “ambientalisti” del no a tutto, anche a questa meraviglia tecnologica?
Che sia perché … è tanto incredibile, che questa minaccia sembra non venire presa sul serio, forse a torto, da parte delle popolazioni interessate dall’opera?
Come si fa, al giorno d’oggi, non rendersi conto che la costruzione di questa
autostrada/superstrada veloce, in contrasto con i dettami della UE, interessa solamente i costruttori, i loro amici e gli amici dei loro amici, e che le grandi infrastrutture viarie non portano vantaggi alle aree marginali attraversate, come sarebbe il Cadore?
Far passare un’autostrada per il Cadore-Comelico, ha affermato il sociologo Diego Cason, sarebbe come togliere il tappo alla vasca da bagno. Se oggi la provincia di Belluno soffre di un preoccupante spopolamento, chi rimarrebbe in un territorio devastato dal cemento, dal traffico che produce inquinamento?
L’autostrada del Brennero-A22 scoppia? E’ comprensibile che le popolazioni della Valle d’Isarco insorgano e pretendano che il problema venga affrontato di petto, ma la soluzione non sta nel creare, a poca distanza, un altro corridoio di traffico internazionale.
Lo sanno tutti, anche i bambini (in modo particolare i bambini, e il caso Greta lo sta a dimostrare, per fortuna), che siamo sull’orlo di una crisi ambientale che non ha eguali dall’epoca dei dinosauri e che è folle, oltre che irresponsabile, non voler vedere questo e insistere su un sistema economico che dipende dai trasporti, trasporti che utilizzano infrastrutture irreversibili come le autostrade o superstrade veloci, colate di cemento in
mezzo a valli vergini, senza la minima considerazione per il consumo di territorio, di energia e di risorse, come se fossero infiniti.
Non crediamo, noi “ambientalisti”, che il gruppo che giustamente sta portando avanti la lotta contro l’impatto degli elettrodotti, e che promuove in tutti i modi, sempre a ridosso delle elezioni europee, questo “incredibile” progetto dell’autostrada tecnologica, abbia ben presente di che cosa sta parlando in termini ambientali nel delicato territorio delle Dolomiti patrimonio dell’Umanità. Sui giornali ha dichiarato che gradirebbe un confronto con noi “ambientalisti”: ci mandi un invito scritto e quando lo riceveremo potremo trovarci e parlarne, forse riusciremo a capire.
Oggi, nell’attesa, ribadiamo con forza che se non vogliamo lasciare in eredità ai nostri figli un mondo inospitale che si avvia a diventare invivibile, un Cadore devastato, le parole d’ordine, che ci piaccia o no, devono essere: consapevolezza, cambio di paradigma, resilienza.