Avvicinare le montagne: pensieri di fine estate

Lettera aperta all’Eco Risveglio di Michele Romagnoli

Il Cervandone e la Rossa all’Alpe Devero

Egregio Direttore,
il dibattito intorno al progetto “Avvicinare le montagne” promosso da San Domenico Ski è proseguito anche in questi mesi estivi, trovando spazio pure sui social network, talvolta purtroppo con toni inutilmente aggressivi.
Senza entrare nel merito del progetto – premesso per correttezza che lo scrivente condivide le ragioni di chi vi si oppone – ritengo opportune alcune considerazioni, per evitare che il confronto tra le parti sia un dialogo tra sordi.

1) La petizione promossa dal Comitato Tutela Devero in opposizione al progetto, ha raccolto ad oggi quasi 70000 firme online. Alcuni tra i sostenitori di “Avvicinare le Montagne” affermano che tali firme siano poco significative perché provengono “da persone che non risiedono nella valle” e che non avrebbero quindi voce in capitolo. Questa posizione rivela una concezione “proprietaria” del territorio in cui si vive, del tutto inaccettabile: perché il patrimonio naturale è un bene comune. Chi abita i fragili e difficili territori delle montagne ha semmai una maggiore responsabilità – soprattutto verso le generazioni future – nel proteggerli e nel gestirli con lungimiranza.

2) I settantamila firmatari della petizione si affiancano alle voci – numerose e autorevoli – di esperti, giornalisti, guide alpine, scrittori, che negli ultimi mesi hanno messo in guardia amministratori pubblici e comunitá locali dai rischi e dai limiti di “Avvicinare le Motagne”. Quelle firme meritano attenzione, anche perché – ragionando in termini di puro marketing – provengono da potenziali clienti che stanno esprimendo con largo anticipo il loro giudizio negativo sul “prodotto” che si intende loro offrire.

3) Tra le critiche rivolte a chi si oppone al progetto della San Domenico Ski, c’è anche quella di immobilismo e disfattismo. In realtà, come dimostrato anche nel corso dell’incontro pubblico organizzato dal Comitato Tutela Devero lo scorso 9 agosto, tutti concordano sulla necessitá di operare per lo sviluppo del territorio, ma lo scontro si gioca sul “che cosa” e sul “come” fare. Alle grandi (e costose) opere prospettate dalla famiglia Malagoni, vengono opposte esperienze e idee di sviluppo sostenibile, coerenti con gli orientamenti più avanzati in tema di tutela del paesaggio alpino, in grado di offrire prospettive concrete di benessere alle popolazioni che lo abitano. Numerose sono gli esempi citati da Vanda Bonardo di Legambiente durante la serata del 9 agosto, ed altri se ne trovano facilmente consultando il dossier “Nevediversa 2018” disponibile online sul sito dell’Associazione.

4) Il progetto “Avvicinare le montagne” ha portato in primo piano, nei territori coinvolti, il dibattito sullo sviluppo sostenibile. Un dibattito però fin dall’inizio “drogato” da promesse di grandi disponibilità economiche (tutte da dimostrare, e non é un fatto marginale) e di centinaia di posti di lavoro. In realtà, la necessità di coniugare la tutela del paesaggio montano con le esigenze di chi lo abita (contrastando lo spopolamento delle valli) è un problema comune a tutto l’arco alpino: su tali temi ragionano e operano da anni numerosi enti, associazioni, comunità, università, anche a livello transfrontaliero. Conviene davvero allargare lo sguardo oltre le carte (e le promesse) presentate dalla famiglia Malagoni, per cogliere le peculiarità e le potenzialità offerte dal territorio ossolano, che per ragioni storiche e socio-economiche rappresenta un “unicum” sull’intero arco alpino.

Quanto sopra, in attesa che si conoscano gli esiti della VAS che la Provincia del VCO – in qualità di Ente procedente – sta svolgendo in accordo ai principi di “autonomia e terzietà” richiesti dalla legge; auspicando che nel frattempo il dibattito intorno al futuro dell’Alpe Devero sia caratterizzato da una maggiore capacità di ascolto. E nella speranza che la montagna – quella fatta di “fatica, solitudine, silenzio”, come ha scritto Alberto Paleari – non finisca col diventare irraggiungibile.

Michele Romagnoli