Balmexperience e il voltafaccia della politica

Non è stato semplice mantenere viva l’attenzione e fare rete tra le associazioni ambientaliste. Che cosa manca per cogliere i frutti?
Di Nicola Pech

Balmexperience è stato a tutti gli effetti un tentativo di fare, della e con la piccola cittadina piemontese di Balme, un laboratorio di sintesi tra città e montagna. Da una parte l’iniziativa, le capacità organizzative e l’entusiasmo di Toni Farina e di Mountain Wilderness e dall’altra, un consiglio comunale, quello di Balme, che approvando una delibera storica, si opponeva a uno sviluppo fatto di motoslitte, elicotteri e funivie, proponendo un progresso sociale, culturale e politico.

Balme: rifugio Gastaldi

L’ideale filo conduttore di questo esperimento l’aveva tracciato Annibale Salsa al convegno introduttivo di Lanzo, parlando di “montagna maestra del limite”, due termini –maestra e limite – da lui stesso definiti fuori moda. La montagna, maestra muta di discepoli silenziosi, esprime con la propria essenza il senso del limite: un limite fisico, quasi un confine, e un limite simbolico, magico e religioso. Questo senso del limite, rivoluzionario in una società che fa della tecnica il suo unico dio, diventa il patto che sta alla base di una nuova alleanza tra montanari e cittadini. Due culture, due diverse visioni del mondo che si sono spesso intrecciate ma raramente fuse, che possono ricercare un terreno comune, una controcultura le cui basi siano il silenzio, il tempo e la misura. E’ evidente come, proprio per la sua semplicità, questa controcultura così tratteggiata abbia in seno una critica profonda all’attuale modello ultraliberista che, seppur mostrando evidenti segni di crisi, non ha allo stesso tempo una nozione generale e coerente in grado di sostituirlo. L’ubriacatura consumistica che dagli anni sessanta ad oggi ha letteralmente stordito il mondo con la promessa effimera di una ricchezza diffusa, è arrivata, anche e soprattutto nelle Alpi, al capolinea. Il dolce inganno della montagna sintetica, omologata, appiattita è definitivamente svelato. La crisi economica e climatica degli ultimi dieci anni è stata potentissima. E in questa crisi, i più deboli, non solo le persone ma anche i territori, pagano il prezzo più pesante. Il liberismo sfrenato, che proviene dalla modernità urbana, applicato alla montagna, ne ha segnato la perdita dell’identità dei luoghi e del nesso tra questi e la natura. Lo spopolamento ne è stato un’ineluttabile conseguenza. Uscire dalla crisi, culturale ancor più che economica, era lo scopo di Balmexperience, dimostrare che la strada intrapresa era quella giusta, la vera sfida.

Convegno di Lanzo, 2017. Foto Archivio MW Italia

I due contraenti, Balme e MW, hanno in questo patto, ruoli complementari ma distinti. MW, come associazione alpinistica e ambientalista, deve essere un facilitatore culturale, un mediatore, in grado di diffondere le buone pratiche, i casi virtuosi di collaborazione tra montagna e citta. I numerosi esempi di scambi creativi tra montanari e cittadini, di sviluppo sostenibile, devono essere riportati a un modello più generale che, pur tenendo in grande conto specificità e complessità, sia in qualche modo replicabile su scala più ampia. Agricoltura, turismo e trasporti sono “snodi cruciali e interconnessi” (Camanni, La nuova vita delle Alpi) su cui, chiunque immagini per la montagna un progresso autonomo, duraturo e non subalterno alla città, deve porre grande attenzione.
Balme da parte sua e le valli di Lanzo come sistema, possono cavalcare con coraggio la scelta del proprio consiglio comunale di dire no a un turismo motorizzato per favorirne uno dolce, in armonia con il fragile equilibrio ecologico e sociale della valle. Balmexperience è l’occasione, per Balme, per ritrovare la strada della propria identità originale e, di conseguenza, della propria sopravvivenza, per non diventare a tutti gli effetti un surrogato della città. Presupposto del successo è il recupero di una dimensione collettiva, comunitaria, sobria e solidaristica, di solida tradizione alpina. La strada, tracciata dalla delibera comunale, pone i presupposti per una concreta valorizzazione della propria (bio)diversità e per la realizzazione di un’impresa collettiva a cui tutti i valligiani, all’interno dei propri ruoli, possono contribuire.
A distanza di qualche mese dall’inizio del progetto, è possibile fare un primo bilancio per capire cosa ha funzionato e cosa no. Dopo l’entusiasmo iniziale, respirato al convegno di Lanzo di Febbraio, non è stato semplice mantenere viva l’attenzione dei media e dei cittadini. Fare rete tra le associazioni ambientaliste, le istituzioni e i portatori di interesse locale è impresa ardua, per la quale è necessaria la pazienza del ragno che tesse una tela fatta di mille fili, tutti diversi tra loro. I valligiani non sono sempre riusciti a superare le invidie, i campanilismi e le divisioni, “cancro maledetto” che frena la costruzione di progetti unitari e condivisi. Il montanaro consapevole di Camanni ha avuto vita dura contro il montanaro localista di Reolon.

Balme, Pian della Mussa con Bessanese e Ciamarella sullo sfondo

Ma chi è mancata totalmente è stata la politica! A Lanzo, accanto ai politici locali Castagneri e Colombero, erano presenti il parlamentare Ermete Realacci, la consigliera regionale del Piemonte Silvana Accossato e Marco Bussone dell’UNCEM. Tutti e tre, con contenuti e forme diverse, hanno condiviso la scelta del comune di Balme e hanno promesso l’appoggio ad azioni virtuose capaci di promuovere forme rispettose di frequentazione e di vita in montagna. Tutti e tre si dichiaravano idealmente in linea con la prospettiva di cambiamento tracciata dal convegno. Nei fatti però, durante i mesi successivi, hanno mostrato molto altro, tradendo nella sostanza l’impegno che si erano presi.
Silvana Accossato, in Regione Piemonte, ha approvato il Testo unificato del disegno di legge regionale n. 213 e delle proposte di legge regionale n. 103 e 208 con cui revisiona “la disciplina regionale in materia di sicurezza nella pratica degli sport montani invernali ed estivi e disciplina delle attività di volo in zone di montagna. Modifiche della legge regionale 26 gennaio 2009, n. 2”. Con questa legge la Regione abdica al suo ruolo di ente di governo e pianificazione del territorio e perde l’occasione di dare concretezza al concetto di sviluppo sostenibile di cui tanto parla. Gli elicotteri delle compagnie di Eliski continueranno a volare e sarà demandata ai comuni l’arbitraria individuazione delle piazzole di sosta e dei pendii sciabili.
Bussone, in tandem con Borghi, e Realacci, hanno promosso una riforma delle legge sui Parchi (L.394/1991) che cambia, in peggio, il quadro generale della disciplina dei Parchi Italiani, introducendo una visione strumentale delle Aree Protette. I parchi vengono ridotti a una sorta di proloco dove la conservazione della natura diventa mero strumento per altri obiettivi. Si introducono le royalties nel caso di opere e attività impattanti e cioè l’introduzione della logica perversa “se paghi puoi impattare”. Il direttore sarà nominato dal presidente, pura espressione politica senza che gli sia richiesta alcuna competenza specifica. Tutta la comunità scientifica e tutte le associazioni ambientaliste degne di questo nome, si sono opposte. Peggio di così era impossibile fare.
Il seme di Balmexperience è stato piantato e le condizioni perché germogli ci sono ma è solo con un appoggio politico di altissimo profilo che si potranno vedere i frutti.

Nicola Pech