Cemento in montagna
Translagorai, tra cemento e speculazione. Di Luigi Casanova
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A cavallo del 2017 – 2018 la Provincia di Trento in accordo con la SAT (il CAI Provinciale) e con un metodo secretato, ha dato il via ad un progetto LIFE denominato Translagorai. In pratica si tratta della trasformazione di sei storiche malghe nel gruppo selvaggio del Lagorai Cima d’Asta in punti ristoro e pernottamento. Una proposta che andrà a stravolgere le vallate che ospitano queste malghe, una scelta imposta come vera e propria speculazione a vantaggio degli enti proprietari, o Comuni o la Magnifica Comunità di Fiemme (Ben tre edifici), una scelta che toglie ogni significato al vecchio tracciato della Translagorai che seguiva, ad intervalli, la cresta della catena montuosa.
Per l’investimento sono stati utilizzati 2.381.440 euro tolti dal capitolo di spesa “Fondo per la promozione dello sviluppo sostenibile e per la lotta ai cambiamenti climatici”. In pratica fondi destinati al recupero della biodiversità investiti nella distruzione di paesaggio.
Mountain Wilderness, assieme a migliaia di persone, si è opposta con fermezza. Siamo stati accusati per questo di essere contro gli allevatori, definiti conservatori a scapito di chi la montagna la lavora con fatica.
Non è vero, siamo sempre stati alleati del mondo agricolo quando questi la montagna la lavora con qualità, lo abbiamo sostenuto anche approvando progetti importanti. Ma come leggerete in questo caso non si tratta di sostenere agricoltura di montagna seria, ma di sostenere tre speculazioni di carattere privatistico, vedasi Mala Valsolero, o Malga Lagorai, molto appetita dai proprietari dell’area sciabile lì vicina, il Cermìs. In quest’ultimo caso, ne siamo certi, in pochi anni la stupenda mulattiera che conduce alla malga, sarà distrutta e trasformata in strada, come avvenuto ovunque sul Lagorai, sia nel versante di Fiemme che della Valsugana. Ad oggi non abbiamo letto una sola riga di ripensamento da parte della SAT provinciale. E’ probabile si siano accorti di essere stati gettati in un tranello, ma, almeno dopo aver preso atto di quanto sta avvenendo ci aspettavamo del coraggio, il ritiro del sostegno al progetto intero. Questo passaggio è la dimostrazione più evidente che ovunque, anche nel settore agricolo, si intacchi il patrimonio naturale, si avvia un percorso che in tempi brevi snaturerà ambienti che si erano mantenuti naturali per secoli.
Luigi Casanova (socio SAT).
Malga Valsolera, malga Lagorai e la cultura di sempre: strade nei boschi e strutture sempre più grandi.
Lo abbiamo sempre scritto (dieci i servizi pubblicati da QT. dal 2018 al 2020, vedi archivio). I due enti che più hanno pressato la Provincia per avere contributi pubblici nella ristrutturazione delle malghe di loro proprietà sono stati il Comune di Telve di Valsugana e la Magnifica Comunità di Fiemme. Dapprima (2015- 2016) hanno provato ad attingere ai fondi del PSR (Piano di Sviluppo Rurale): ma era impossibile percorrere quella strada, in quanto gli edifici venivano trasformati in ambienti con ricettività turistica. Si è così tentato di utilizzare fondi destinati al turismo, ma anche questo cammino era impercorribile, in quanto gli edifici ricadevano in aree agricole o destinate al pascolo.
Ha invece avuto successo la strada più aberrante: puntare sui fondi destinati alla conservazione ambientale appoggiandosi al progetto europeo LIFE + TEN, fondi destinati alla promozione e allo sviluppo sostenibile per la lotta ai cambiamenti climatici.
Si è quindi coinvolta la SAT come paravento ecologico (escludendo sistematicamente dal confronto le associazioni ambientaliste); nei documenti si ripetono impropriamente, più volte, le solite parole ormai vuote di significato: ripristino, rivitalizzazione della montagna e specialmente sostenibilità, e infine si è portato il tutto in Cabina di regia delle aree protette a procedimenti amministrativi conclusi (3 maggio 2018, in contemporanea ad una riunione provinciale, scuola del paesaggio, dove si sapeva che gli ambientalisti erano già impegnati come relatori). Già nelle scelte fin qui operate c’è materia sufficiente per un approfondimento amministrativo della Corte dei Conti.
Malga Valsolero di Sopra: una speculazione “privata”?
Le fotografie di malga Solero che accompagnano il servizio sono state scattate il 18 novembre 2020: mostrano l’edificio, una ex malga abbandonata da anni, ormai quasi completamente ristrutturato. Nella qualità del lavoro, nell’impatto paesistico che si impone al pascolo (perfino una sequenza di timpani per favorire la costruzione delle camere) risulta evidente come il Comune di Telve Valsugana non abbia posto alcuna attenzione nei confronti della gestione corretta del pascolo, in uno degli alpeggi di alta quota più trascurati e peggio gestiti in Provincia. L’appalto dei lavori viene vinto da una ditta di Lavis, la Edilpavimentazioni, specializzata in asfaltature, lavori di collettori, bonifiche agrarie: non esiste nel suo DNA una specifica attitudine alla costruzione di edifici. Infatti il lavoro viene ben presto subappaltato alla ditta di opere edili Paolo Stroppa srl, impresa attiva anche nel settore immobiliare, la cui rappresentante legale è Lucia Marighetto, moglie di Paolo Stroppa.
Quest’ultimo era vicesindaco di Telve fino a pochi mesi prima della fine della legislatura scorsa, si era dimesso giusto in tempo per subentrare nei lavori alla Edilpavimentazioni, a percorso amministrativo quasi concluso; poco tempo dopo le sue dimissioni sono state approvate le necessarie deroghe.
Il fratello di Paolo Stroppa, Sergio, è presidente storico della Società semplice agricola allevatori di Telve, sodalizio che dal 2015 ha ottenuto dal Comune la gestione dei pascoli, compresi quelli di malga Valsolero di Sopra, e ovviamente nella concessione vi è esplicito l’uso degli edifici; la cifra dovuta dagli allevatori al Comune è di soli 3.500 euro annui.
Chi conosce i guadagni di tanti comuni o ASUC trentine negli appalti dei pascoli ha avuto un sussulto – di indignazione di fronte ad un patrimonio pubblico (uso civico) praticamente svenduto. La delibera di concessione della giunta comunale (23 marzo 2015) è stata assunta in presenza del vicesindaco Paolo Stroppa. Due anni dopo nel 2017, con atto sicuramente legittimo, Sergio Stroppa viene ad usufruire dal Comune di una deroga di ampliamento della sua impresa agricola di ben 1389 mc.
Non spetta a noi il giudizio sulla correttezza amministrativa di questo insieme di atti, ogni lettore si farà un’opinione. Ma ha dell’incredibile l’intreccio di interessi famigliari presenti, con una sconcertante intreccio fra ruolo di amministratore pubblico e impresa privata.
I nostri sono dubbi, etici, ma è possibile che un approfondimento della magistratura possa aprire altri scenari. Le fotografie illustrano infatti la sfacciata trasformazione di una malga abbandonata in un sontuoso edificio destinato alla ricettività turistica. La SAT in assemblee pubbliche e sociali aveva garantito un controllo su quanto sarebbe stato costruito, anche sulla qualità: a cose fatte, sarebbe opportuno leggere dal sodalizio almeno una autocritica, per rispetto verso le migliaia di persone che da tutta Italia hanno criticato il progetto Translagorai e per rispetto delle criticità sostenute da questi cittadini e soci SAT.
Malga Lagorai: l’ambiente simbolo del lagorai oggetto di pesanti deroghe
E veniamo appunto alla Malga Lagorai, in valle di Fiemme. Si è concluso l’iter amministrativo del progetto con la delibera di deroga del Consiglio comunale di Tesero per il cambio d’uso dell’edificio. Mancano le perizie geologiche, al momento tenute secretate e la decisione definitiva della Conferenza dei servizi. Un progetto rimasto sostanzialmente quello annunciato due anni fa: una malga abbandonata da oltre 40 anni viene trasformata in un rifugio turistico di alta quota, come avvenuto per malga Valsolero.
Un gruppo di cittadini, sostenuto da una documentata petizione, aveva chiesto di poter intervenire con una loro delegata per illustrare in Consiglio le motivazioni che sostengono la loro contrarietà all’opera.
Ma ai cittadini è stato impedito di intervenire: la maggioranza consigliare con un atteggiamento fermo, definito da molti arrogante, ha anche bocciato tutte le mozioni dei consiglieri di minoranza.
Nel dibattito (definiamolo pure tale…) si sono così riprese le fragili motivazioni che sostengono l’intervento, come avvenuto durante l’estate anche nel Consiglio dei regolani della Magnifica.
- La malga va ristrutturata, perché “come è oggi fa schifo”. Non risulta che un solo oppositore al progetto turistico abbia sostenuto che la malga, come tale e come ricovero per il pastore, non vada ristrutturata e resa agibile. Gli oppositori hanno sempre sostenuto un restauro conservativo. Se gli edifici “oggi fanno schifo”, ciò dimostra quali attenzioni Magnifica e Comune abbiano riservato ad un loro bene pubblico, lasciandolo deperire.
- “Facciamo il bene della cittadinanza”, è stato detto dalla Sindaca. “I Teserani potranno mangiare una polenta nel prossimo rifugio–ristorante… Così si sostiene la redditività del pastore nella gestione del misero pascolo”.
Gli oppositori si chiedono come possa riuscire quella malga, senza sconvolgere l’attuale viabilità, senza incidere il territorio con nuovi percorsi, a garantire una sostenibilità economica che dovrebbe fare riferimento, come minimo, a 4-5.000 pasti all’anno, a 500-700 pernottamenti. Chi conosce la zona comprende come questi numeri, pur minimali, siano un miraggio. - Il progetto Lagorai “ha avuto un lungo percorso partecipativo”.
Abbiamo già documentato in precedenti servizi come i processi partecipativi siano stati di fatto impediti, parzialmente avviati a progetti conclusi; al massimo è stato coinvolta la SAT, che poi si è lasciata marginalizzare, incapace di un controllo effettivo su quanto e come si procedeva nei comuni. Il percorso partecipato è stato nei fatti smentito dalle migliaia di firme di contrarietà raccolte in pochi mesi fin dal 2018. Che poi la Magnifica, per come amministrata, sia custode di interessi pubblici, è tutto da dimostrare, anche leggendo quanto accaduto attorno alla ventilata costruzione di un nuovo ospedale su suoi terreni e le conseguenti dimissioni dello Scario. Un ex Scario da sempre accanito sostenitore dell’intervento su Malga Lagorai (e Valmaggiore e Cadinello associate). - “Nessuno vuole modificare gli accessi”, si è aggiunto nel dibattito.
Non vi è dubbio che, non appena dimostrata dal gestore l’insostenibilità economica della malga, non per niente abbandonata da decenni, si procederà al potenziamento della strada e alla costruzione della rete dei percorsi ciclabili tanto cari alla società impiantistica Cermis. Può essere che gli attuali amministratori non abbiano intenzione di distruggere la mulattiera, ma chi garantisce per le amministrazioni seguenti?
Nessuna risposta è stata data agli interrogativi rimasti sospesi: la contrarietà diffusa dei residenti e dei frequentatori delle alte quote, l’insostenibilità e quindi inutilità del percorso Translagorai come definito nel progetto europeo LIFE+TEN e sostenuto dalla SAT, le mancate certezze sull’efficacia dell’eventuale trattamento dei liquami su un territorio tanto fragile e su pendii rivolti al lago, l’assenza di un piano di sostenibilità economica dell’impresa.
Nel corso del dibattito mai una volta è stata citata la parola Cermìs. Cioè la motivazione reale che sta alla base della trasformazione della malga in struttura ricettiva: un ulteriore sbocco estivo alle offerte della società funiviaria. Eppure l’amministratore delegato della società, allora vicesindaco di Cavalese, già sostenne il progetto con una intervista pubblicata su L’Avisio nel dicembre 2017, quando ancora l’idea Translagorai era secretata negli uffici della Provincia. E di Comuni e Magnifica.
Nel corso del dibattito consiliare non una parola è stata spesa sul ruolo culturale della malga, della mulattiera che la raggiunge, della qualità dei pascoli e delle foreste presenti, della vegetazione di alta quota del Lagorai, un territorio che fin dagli anni ‘80 l’ambientalismo trentino chiede di istituire come parco provinciale.
La valle del Lagorai è una delle valli più belle della catena montuosa, offre il lago più grande e non è un caso che l’invaso naturale dia il nome a tutta la piattaforma porfirica.
Ma fra gli amministratori di Fiemme questi non sono contenuti significativi per la tenuta del turismo, meglio procedere come sempre: strade nei boschi, strutture ricettive sempre più grandi. Sopravvive la cultura del passato. evidentemente non si vuole correre.
Luigi Casanova