Clima, anche una giustizia sociale globale oggi assente può fare la sua parte
Dal Blog a cura di Mountain Wilderness su Il Fatto Quotidiano. Di Franco Tessadri.
Da qualche anno si nota attraverso i media, pur con tanti limiti e confuse interpretazioni, una maggiore attenzione alle tematiche ambientali legata al manifestarsi di evidenti segnali della pericolosa tendenza al cambiamento del clima. È necessario oggi essere preoccupati e consci di questa inclinazione verso il riscaldamento globale; se “i buoi sembrano usciti dalla stalla” forse possiamo ancora riportarli al riparo, certo bisognerebbe riconoscere che noi umani siamo in buona parte responsabili del contingente problema climatico. C’è molto da fare per convincere coloro che ancora ne negano l’evidenza.
Gli ostacoli principali sono sicuramente lobby e potentati economici, che per mantenere grandi profitti sono riusciti ad assoggettare i governi nazionali e i blocchi continentali, compresa la nostra Unione Europea, scendendo fino alle amministrazioni politiche locali che risentono fortemente di questa “sudditanza”. Per ricalibrare un nuovo orientamento occorre partire dal basso, da una società più cosciente dei propri limiti; non è certo cosa semplice da avviare, anche se saremo comunque costretti a farlo per allontanare la nostra naturale e segnata “scadenza” di genere umano.
Abbiamo voluto fare dello sfruttamento delle risorse naturali ed umane, dell’imperialismo e del profitto il nostro mantra; tutti quanti abbiamo preso parte a questa grande abbuffata negli ultimi due secoli, in particolare noi abitanti dell’emisfero boreale. Ora, con tutti i problemi di natura ambientale che ci siamo creati, le popolazioni che nel contempo non hanno avuto il nostro benessere e hanno patito i soprusi del colonialismo ne chiedono conto.
Niente di nuovo in queste frasi, ma c’è la convinzione che i problemi di natura ambientale si possano risolvere – o almeno mitigare – anche innescando una giustizia sociale globale che oggi non esiste. La divisione fra classi sociali e l’ingiustizia sono presenti tuttora e si manifestano attraverso guerre e forti contrapposizioni di potere, dove non esistono il buono e il cattivo, ma la peggior rappresentazione dell’animo umano.
Cosa possiamo fare come ambientalisti? Sicuramente lavorare senza sosta per rivitalizzare una politica oggi purtroppo non adeguata a prendersi carico della grave situazione ambientale, sociale ed economica; per essere intellettualmente onesti va riconosciuto che qualche intoppo d’intesa c’è anche fra le varie associazioni ambientaliste, che non riescono ad intraprendere una più virtuosa unità d’intenti.
Dedicandoci specialmente agli aspetti di protezione e cura del territorio, dovremmo continuare con la nostra azione di denuncia e di proposta che abbiamo sempre portato avanti, spesso rimanendo inascoltati, senza perdere di vista gli aspetti di giustizia sociale che solo attraverso una più attenta analisi e visione politica si possono affrontare. Lo spopolamento della montagna o il suo depauperamento, l’abbandono dei piccoli centri nelle grandi pianure agricole hanno generato un forte disequilibrio con il robusto inurbamento. Il turismo di massa in genere, in montagna ancor più concentrato in brevi periodi dell’anno, ha prodotto ricchezza stabile in pochissime località, spogliando la maggior parte delle altre di ogni possibilità di recupero e innescando una rincorsa alla concorrenza senza esclusione di colpi e soprattutto senza alcuna forma di solidarietà.
Non dobbiamo avere il timore di scomodare o infastidire chi oggi, nelle amministrazioni di qualunque orientamento politico, non ha ancora capito che è necessario cambiare paradigma; molti dubbi si possono opporre a questa improbabile fase denominata green deal o green economy, non si deve perdere la bussola passando per compromessi o improbabili mediazioni spesso al ribasso che subisce chi anela ad una società più mite.
Se vogliamo migliorare il nostro status o avere qualche utile risultato, qualsiasi mediazione in qualche modo propedeutica ad interessi particolari di profitto e di potere sarà del tutto inutile. L’agire politico è comunque l’unica strada; la violenza, da qualunque parte arrivi, non può essere contemplata, se vogliamo una società migliore e più giusta dobbiamo conquistarcela attraverso la crescita culturale. I singoli e le associazioni ambientaliste devono essere coerenti con i propri principi e manifestarsi solidali con ogni battaglia in difesa dell’ambiente, forti di un unico principio, a partire dal mare passando per la pianura e le città fino alle più grandi montagne.