Consumo di suolo e dimensione montana

E’ iniziato in Senato, presso le Commissioni 9^ (Agricoltura) e 13^ (Territorio, ambiente) riunite, l’iter parlamentare della legge sul consumo di suolo: ben sei i disegni di legge al centro del dibattito. Di Carlo Alberto Graziani

Carlo Alberto Graziani

Nel quadro delle audizioni delle associazioni ambientaliste è stata ascoltata anche MW con gli interventi di Adriana Giuliobello e di Carlo Alberto Graziani.
Dopo avere rilevato la portata strategica della questione ed apprezzato il livello qualitativo dei disegni di legge, complessivamente più alto di quelli presentati nella scorsa legislatura come dimostra tra l’altro l’attenzione nei confronti dell’intero territorio naturale (non solo quello agricolo, ma anche quello urbano, maggiormente preso di mira dalla speculazione), abbiamo sottolineato come la dimensione montana resti ancora la grande assente dal dibattito che è decisamente caratterizzato da una visione urbano-centrica.


Occorre invece introdurre proprio all’interno dei principi generali della legge la tutela della montagna per la sua specifica complessità e nello stesso tempo per la sua fragilità che la rende particolarmente esposta al consumo di suolo e agli attentati al paesaggio. E’ del resto il paesaggio, se si assume la visione della Costituzione e quella della Convenzione europea, che dimostra la centralità della montagna. E’ significativo che l’alta montagna sia stata assunta tra i beni comuni nel disegno di legge approvato nel 2008 dalla Commissione Rodotà e oggi ripreso dalla proposta di legge di iniziativa popolare: il paesaggio montano deve essere conservato perché risponde a un interesse generale. A richiamare l’attenzione su tale interesse, troppo spesso calpestato per obiettivi di carattere soltanto speculativo, è proprio la lotta per i crinali liberi che ci caratterizza e che non è certo disconoscimento della assoluta necessità di moltiplicare le fonti di energia pulita.
Nella legislazione sul consumo di suolo la montagna esige non solo principi generali, ma anche norme specifiche. La rigenerazione del territorio montano ha le sue evidenti specificità: villaggi turistici che troppo spesso tradiscono la vocazione ambientale dei luoghi e soprattutto la loro cultura; edifici sparsi, nuovi o ristrutturati, che appaiono come veri e propri ecomostri; devastanti e costosissime infrastrutture -impianti a fune, piste, bacini funzionali solo alla neve artificiale- realizzate sempre più in alto grazie ad una tecnologia sempre più sofisticata e aggressiva, funzionali a un uso consumistico del paesaggio e della natura e spesso addirittura prive di senso a causa del cambiamento climatico.


Anche altri aspetti hanno la loro specificità. Si pensi alla mobilità e all’uso distorto dei fuoristrada -mezzi motorizzati, ma non solo- che sempre di più devastano il territorio montano innescando processi di degrado spesso irreversibili. Si pensi soprattutto al fenomeno delle cave: la distruzione delle Alpi Apuane è emblematica e deve richiamare l’attenzione delle associazioni e della politica, ma nello stesso tempo dell’opinione pubblica, sulla necessità e sull’urgenza di invertire la rotta anche nel consumo del territorio montano.


Il riferimento alle Alpi Apuane fa emergere un altro aspetto dimenticato dai disegni di legge: il ruolo delle aree protette e in particolare dei parchi. Anche sul consumo di suolo, infatti, i parchi possono rappresentare, e in parte stanno rappresentando, uno straordinario laboratorio e possono così assumere il ruolo fondamentale di modelli.
Carlo Alberto Graziani