David Leduc e Sèbastien Berthe: la mia via è senza funivia

WILD mountains and WILD climbing: no more infrastructure in the mountains (especially for entertainment) and hopefully one day take the existing ski lifts away. “. David & Sébastien & Club Alpin Belge.

Ph: David Leduc

David e Sébastien, due alpinisti belgi durante un’estate di scalate in Dolomiti, hanno voluto sollevare un tema importante: la protezione della natura. Non trasformiamo le montagne in un parco di divertimenti! Smettiamo di costruire nuovi funivie e infrastrutture turistiche. Per “entrare” nella cuore della montagna dobbiamo prima amare ciò che ci circonda. Ridurre la montagna selvaggia a modelli di società commerciale non dà alcuna possibilità all’amore. Questo è anche il punto di vista del Club alpino belga (Club Alpin Belge) che sostiene l’iniziativa.

Il 2 settembre su Planet Mountain usciva una bella intervista al forte alpinista belga David Leduc che ogni anno, e senza grosso clamore, sale alcune delle vie più rinomate delle Dolomiti. Un esempio recente: il concatenamento in giornata delle 5 pareti nord delle Tre Cime di Lavaredo insieme Sébastien Berthe, sulle orme del connazionale Claudio Barbier.

Pochi giorni dopo riceviamo una mail da David con le foto che vedete e con questo testo: “Quest’estate con Sébastien Berthe abbiamo salito la via Bellavista alla Cima Ovest Di Lavaredo.
Abbiamo
poi fatto una piccola azione in cima alla Cima Grande con uno striscione che denunciava “l’istituzione di nuove infrastrutture di montagna”. In particolare il progetto super ski e le nuove funivie. Ti interessano le immagini e il lavoro insieme e la diffusione del messaggio No more infrastructure in the mountains (especially for entertainment) and hopefully one day take the existing ski lifts away. WILD mountains and WILD climbing?

Ph: David Leduc

Sébastien Berthe ha trascorso l’intera estate scalando sulle Alpi. Dopo le 3 Cime e il Grand Capucin, ha pedalato con Nicolas Favresse concatenando diverse mitiche vie tra cui Silbergeier, Der Kaiser neue Kleider, End of Silence e Odyssée sull’Eiger. Anche per Sébastien il rapporto con la natura è fondamentale nell’arrampicata. Ci scrive Sebastien: “Come possiamo progettare enormi, costosi e distruttivi progetti nella Alpi quando abbiamo la necessità di reinventare il nostro modo di vivere, viaggiare e stare a contatto con la natura? Ho sentito la necessità di esprimere la mia disapprovazione contro ogni progetto che prevedesse nuove funivie su montagne ancora selvagge”.

Rock and Ice Magazine
Nico Favresse and Seb Berthe

Ovviamente le facce simpatiche, i dreadlocks e il messaggio in un italiano tutt’altro che stentato, schietto e diretto, non poteva che fare colpo su questa piccola redazione.

Queste azioni dimostrative fanno parte della storia e del DNA di Mountain Wilderness che nasce con lo scopo di difendere e recuperare gli ultimi spazi incontaminati del pianeta attraverso strategie che prevedano il ricorso sistematico ad azioni concrete, anche attraverso l’uso della provocazione utopistica, per stimolare la crescita dei livelli di consapevolezza ambientale di strati sempre più ampi di frequentatori della montagna.

Mountain Wilderness, Punta Helbronner, 16 agosto 1988 – foto Archivio MW Italia
No Eliski in Val Formazza, 2015
rifugio Auronzo 1989
Stop Heliskiing, MW Switzerland

Riportiamo di seguito alcuni dei passaggi dell’intervista di Planetmountain a David che più ci sono piaciuti:

David: Scalare è uscire dalla società e dalla standardizzazione. Normalizzare la scalata significa distruggerla! Penso che certi stili debbano essere assolutamente preservati. Scaliamo per complicarci la vita per renderla così più facile. Bisogna alzarsi dalla propria poltona! Portare con se il trapano per spittare in montagna è come portarsi dietro la poltrona di casa. Un esempio, per l’apertura di Spazzacamino con Siebe Vanhee, abbiamo portato con noi qualche spit e un perforatore a mano, ma con l’ideale chimerico di non usarli. Non li abbiamo usati e abbiamo preferito rinunciare al nostro obiettivo principale e attraversare a destra, nonostante la preparazione e i grandi sforzi, piuttosto che “portarci la poltrona” e “riuscire ad ogni costo”.

Ph: David Leduc

David: Se vuoi scalare le Dolomiti devi amare l’avventura. L’arrampicata è spesso complicata, nel senso che bisogna evitare di cadere e le protezioni sono spesso poco affidabili. È un gioco complesso! Anche la ricerca della via, le discese a volte faticose, la roccia a volte di cemento ma spesso di cartone… è molto emozionante!

David: In cima alla Cima Grande ci siamo spogliati per una buona causa: una piccola manifestazione con uno striscione contro la costruzione delle funivie! “La mia via è senza funivia”. Il nostro obiettivo era non correre rischi, non volevamo un record, solo il piacere di scalare le 5 vette, di domenica, durante la stagione turistica! Sulla Cassin e sulla Comici abbiamo collegato 2-3 lunghezze difficili in un unico tiro e sulle lunghezze facili abbiamo scalato in conserva, ma senza correre. Su Punta Frida, Piccolissima e Piccola abbiamo fatto soprattutto conserva, alternandoci al comando quando il primo ormai era a corto di materiale. Quello che Barbier ha fatto nel 1961 è stata una vera impresa visionaria, da solo e con gli scarponi. Quello che abbiamo fatto oggi è un grande tributo a Claudio e alla creatività.