Dolomiti invase dalle auto, l’albergatore Michil Costa: “Timbro Unesco errore più grave”

“Passi chiusi, auto a valle e mobilità alternativa: solo così salviamo le nostre montagne” la ricetta dell”oste’ provocatore della val Badia. “Il cliente va educato. Non c’è solo il profitto”. Copyright: la Repubblica.

Michil Costa

“Attaccare la patacca Unesco alle Dolomiti è stato l’errore più grave. Tutto marketing, zero consapevolezza”. Dopo la stoccata di Reinhold Messner, ci pensa Michil Costa, visionario albergatore della val Badia, ad affondare il coltello nella piaga estiva dei passi dolomitici, presi d’assalto come non mai dai motori. Sella, Pordoi, Gardena e Campolongo (porte per le valli di Fassa, Gardena, Badia e Livinallongo) dovrebbero essere i balconi sul paradiso dei Monti Pallidi: si sono trasformati, e non da oggi, in una giostra per auto e motociclette.

“Passi chiusi, auto a valle e mobilità alternativa: solo così salviamo le nostre montagne”, ha tuonato il Re degli Ottomila. Costa alza tiro, invoca l'”ecocrazia”, la dittatura ecologica, parla di “turismo pornoalpino” e sposa la causa del movimento “economia bene comune”. D’altra parte l’albergatore di Corvara non è nuovo a provocazioni forti. E mentre nel mondo si fa a spallate per portare a casa il timbro Unesco, Costa lo rinnega come fosse la causa di (quasi) tutti i mali delle Dolomiti.

Val Badia – foto Flavio Bellan

Costa, davvero è stato un errore assegnare il riconoscimento Unesco alle Dolomiti?

“Un errore grave. Non siamo in grado di gestire i flussi di turisti portati da questa ‘patacca’, non è stato fatto un ragionamento accurato sugli effetti del turismo di massa: quello che vediamo è turismo pornoalpino. Servirebbero una classe politica e dirigente (ma non c’è) in grado di affermarlo, invece vedo che l’associazione albergatori di Bolzano continua a ragionare solo in termini di pernottamenti. Come si può parlare di qualità, di nuovo umanesimo, quando arrivano milioni di persone? Come può l’oste, e come possono i suoi collaboratori, praticare empatia e psicologia con gli ospiti?”

Lei parla come se indossasse una tonaca, non come un imprenditore.

“No, io sono un operatore turistico. Non sono un monaco e non ho un convento, faccio ospitalità di mestiere. Sono convinto che il turismo non può essere solo commercio di persone, il cliente non è solo portafoglio. La crescita economica in queste valli ha superato di gran lunga lo sviluppo culturale. Aveva un senso per i nostri padri, che hanno fatto la fame, ma noi dobbiamo praticare strade diverse, come l”economia bene comune’ che non ha come unico obiettivo il profitto”.

Torniamo al tema di partenza: l’assalto delle auto. Come si può risolverlo?

“La selezione si può fare solo prendendo alcune decisioni molto mirate e molto radicali. Come ha detto bene Messner, come prima cosa vanno chiusi i passi. E già così si elimina una buona parte di ‘bestiario’. Certo è un passaggio che richiede investimenti in termini di mobilità alternativa. E poi servono scelte etiche con i clienti”.

Cosa intende?

“Al cliente non si può dare quello che vuole. Il cliente va educato”.

Insomma, lei rompe un altro dogma: il cliente non ha sempre ragione.

“Quando parlo di educazione, la intendo nel suo significato etimologico: tirar fuori il meglio da ogni persona. Al cliente bisogna spiegare cos’è la montagna, come oste ho queste missione. Io plaudo all’ecocrazia, alla dittatura ecologica. Ma come posso trasmettere questi concetti se sono concentrato sui numeri e sull’efficienza?”

Ok ai paletti per l’accesso, ma non c’è il rischio che poi si arrivi ad un turismo elitario, dove la selezione è determinata dalla dichiarazione dei redditi?

“Non è così. Faccio un esempio: in val Badia ci sono 16mila posti letto, tantissimi. E da qui non si tornerà indietro. Fare un turismo attento all’ecologia, al vero benessere dell’ospite non ha nulla di classista”.

Le Olimpiadi di Milano Cortina 2026 sono dietro l’angolo.

“Andranno bene per Milano e per le piccole comunità dolomitiche che ancora non si sono sviluppate turisticamente, come Livinallongo e Colle Santa Lucia (entrambe in provincia di Belluno, ndr), per tutte le altre un evento di questa portata sarà un disastro”.

Gianfranco Piccoli