Energie rinnovabili e sviluppo sostenibile: quer pasticciaccio brutto de La Repubblica

Di Carlo Alberto Pinelli

Il 16 maggio il supplemento Album del quotidiano La Repubblica era interamente dedicato al tema dello sviluppo sostenibile ( Salviamo la Terra). Ci piacerebbe poter applaudire all’iniziativa, riconoscendone lo scopo encomiabile e opportuno. Se esitiamo a esternare questo giudizio favorevole è perché non possiamo aderire ad alcune delle conclusioni che trovano spazio e credito nelle pagine interne ( rinforzate dall’illustrazione della prima pagina) e nelle quali si danno per scontati gli effetti addirittura risolutivi di soluzioni energetiche alternative, definite acriticamente come “green”.
Il riscaldamento globale del Pianeta – per lo meno per la parte imputabile alle attività antropiche – è un fatto di estrema gravità. Di conseguenza diviene difficile concordare con chi, seppur animato dalle migliori intenzioni, concede credibilità a quelle forze economiche che tentano di circuire l’opinione pubblica, spingendola a cullarsi nell’illusione che basterebbe il contributo delle energie rinnovabili a invertire la rotta, senza mettere in crisi le abitudini acquisite, qualora fosse data loro la più ampia libertà di invadere a piacimento e senza regole i territori italiani. Da tempo l’ANEV protesta contro i controlli delle Soprintendenze che pongono limiti e paletti alla diffusione a macchia d’olio delle pale eoliche e del fotovoltaico sui terreni agricoli. Con echi favorevoli anche all’interno della compagine governativa. Noi invece consideriamo le Soprintendenze, malgrado alcuni loro difetti, come l’ultima e fondamentale trincea a difesa dei valori culturali, naturalistici, ecologici che qualificano il paesaggio identitario italiano, tutelato dall’articolo 9 della Costituzione.


E’ comprensibile che le industrie del settore sostengano a spada tratta la loro narrazione di parte, imponendo anche visivamente all’immaginario collettivo il profilo delle pale eoliche come icona della salvezza del Pianeta. Qui occorre una precisazione. Nessuno di noi è contrario all’intervento delle energie rinnovabili per mitigare l’abuso dei combustibili fossili. Ma crediamo che esse debbano essere molto ridimensionate per quel che concerne il loro effettivo contributo alla lotta contro il riscaldamento globale. Se il Pianeta brucia occorre ben altro per spegnere l’incendio! Da ciò deriva il dovere morale di smascherare la mistificazione che sta alla radice di chi si appropria del termine “green” per scopi ben lontani dai reali interessi dei cittadini di oggi e di domani. Mentre continua il massacro sistematico dei paesaggi italiani, senza che ciò arrechi vantaggi rilevanti al miglioramento dell’equilibrio climatico.

Non possiamo voltare la testa dall’altra parte per garantirci sonni liberi da sensi di colpa. C’è una verità sgradevole che va guardata in faccia. Ormai i livelli di CO2 nell’atmosfera sono diventati così alti che i loro effetti drammatici sul clima perdurerebbero per molti, molti decenni anche se teoricamente fosse pensabile eliminare immediatamente ogni fonte di emissioni inquinanti ( pari oggi a circa 35 miliardi di tonnellate annue). Proposito fin troppo evidentemente irrealizzabile. Le nazioni del mondo, invece di sprecare sempre nuove risorse economiche per sostenere le poco efficienti fonti produttrici di energie rinnovabili attualmente sul mercato, farebbero meglio a concentrare i loro sforzi con urgenza nella ricerca di metodi in grado di rimuovere dall’atmosfera l’anidride carbonica in una quantità maggiore di quella che vi viene annualmente immessa. Progettando anche serie strategie sul versante del risparmio energetico. Ovvio che tanto minore diventerà progressivamente l’emissione di CO2, tanto minori saranno gli investimenti necessari alla messa in funzione di tali accorgimenti tecnologici “ mangia gas serra”. Queste tecnologie esistono, per lo meno all’orizzonte? Può sembrare fantascienza, ma molti studi sembrano propensi a dirci di si. Anche se non spetta a noi valutarne gli effetti collaterali e i risvolti problematici, a cominciare dai costi, siamo convinti che quella e non altre sia la strada obbligata per evitare il baratro.

Nel frattempo, ma solo in tale prospettiva, si dovrebbe ricorrere alle energie “ green” che sfruttano il sole e il vento, come marginali alleate, sottoponendole però con scrupolosa attenzione al vaglio di altri e non negoziabili valori. Nella consapevolezza che l’unica via di uscita non passa attraverso la fede cieca nella capacità delle fonti rinnovabili di fornire all’ inarrestabile bulimia consumistica delle società umane la stessa quantità di energia fino ad ora prodotta dai combustibili fossili, ma attraverso una radicale, difficile, dolorosa rivoluzione dei costumi, che smantelli a poco a poco tutta la labirintica ragnatela di condizionamenti, pigrizie e bisogni indotti su cui si fonda la nostra fallace idea di progresso civile.

Carlo Alberto Pinelli
Carlo Alberto Pinelli, autore dell’articolo


Se invece preferiamo restare abbarbicati alla via dello spreco, dell’aggressione all’ ambiente naturale, del disprezzo per i valori culturali (strettamente connessi al rispetto per la natura), ma senza doverne pagare le conseguenze in termini di desertificazione, di enormi crisi idriche, di emigrazioni di massa, di epidemie da inquinamento e povertà, di innalzamento del livello degli oceani, tanto varrebbe riprendere in considerazione il ricorso all’energia nucleare, che non produce emissioni di CO2. Potremo così continuare i nostri spensierati e pantagruelici picnic sull’orlo di un diverso vulcano.
Carlo Alberto Pinelli