Follie sulle Olimpiadi Milano Cortina 2026
L’Ice Rink di Baselga di Pinè costerà180 milioni di euro. Di Luigi Casanova
Dovevano essere le Olimpiadi a costo zero. Ed invece ogni settimana il cittadino che si arrabatta per arrivare a fine mese in famiglia seguendo i segreti delle Olimpiadi prossime deve incassare una sorpresa. Sempre ammantata di gigantismo, sempre sproporzionata nelle dimensioni e nei costi.
Oggi ci occupiamo dell’Ice Rink di Baselga di Pinè, in Trentino, lo stadio che dovrà ospitare le gare di pattinaggio di velocità. Il CONI voleva portare le gare all’Arena di Milano, anche per risparmiare.
Ma il Trentino ha insistito, non si è lasciato togliere queste specialità e forse con qualche ragione. L’altopiano di Pinè ha sempre donato all’Italia grandi campioni e medaglie importanti.
La struttura esistente comunque è superata. Nel dossier di candidatura i costi di rifacimento previsti erano attorno ai 30 milioni di euro nel caso lo stadio rimanesse aperto, 47 milioni qualora veniva coperto, già questa cifra era ritenuta insostenibile. Siamo in una zona che conta meno di settemila abitanti, il comune di Baselga di Pinè non riesce a trovare risorse sufficienti per ripristinare le superfici forestali sconvolte dalla tempesta Vaia, il lago da tre decenni soffre una situazione di inquinamento pesante, e non vi si mette rimedio. I giovani il lavoro lo devono cercare nel fondovalle, o a Trento, specie dopo la crisi dell’estrazione del porfido che ha causato scempi ambientali e paesaggistici inimmaginabili (situazione simile alle Alpi Apuane): ultimamente il settore è scosso da una vicenda giudiziaria che ha come protagonista una radicata ndrangheta calabrese.
E’ sicuramente necessario offrire priorità e risolvere queste situazioni prima di pensare allo sport, ad uno sport che coinvolge qualche decina di atleti. Ma le olimpiadi ubriacano e il mondo degli affari è pronto a chiedere all’ente pubblico, specie quando politicamente fragile come in Trentino, sacrifici poco ponderati. Ma nessuno si sarebbe attesa tanta follia.
In Provincia è stato depositato un progetto di finanza dal costo complessivo di 180 milioni di euro firmato dall’archistar Carlo Ratti. Un progetto sostenuto da Fincantieri Infracstructure, l’azienda che ha realizzato il nuovo ponte a Genova, Trento progetti e Maffeis Engineering. Subito ha trovato il sostegno entusiasta del sindaco locale Alessandro Santuari che nel concreto ha anticipato ben poche cose ai suoi cittadini (Il progetto dovrebbe rimanere segreto, spetta ad un comitato di esperti del Navip, Nucleo di analisi e valutazione degli investimenti pubblici, esprimere entro novanta giorni un eventuale interesse generale pubblico dell’opera). Il sindaco lo definisce meraviglioso, sotto tutti i punti di vista, anche paesaggistico, armonioso, è travolto da un innamoramento totalizzante, tanto da arrivare a definirlo “una Ferrari dello sport”. Forse, accorgendosi di essere oltre le righe del buon senso, arriva ad affermare “che sui costi si potrebbe limare qualcosina”.
Gli ambientalisti locali sono scandalizzati. I consiglieri provinciali di minoranza preoccupati, i costi di gestione si riverserebbero su una povera comunità per lunghi venti anni, 22 per la precisione. Nel dettaglio si parla di 60 milioni per la costruzione anticipati dal privato e 120 per la gestione e rischio operativo, quasi sei milioni l’anno di debito più la maturazione degli interessi caricati sulle spalle della Provincia o del Comune. Non c’è dubbio, cifre fuori scala, impensabili da sostenere anche per una Provincia autonoma forte, ma già oggi incapace di gestire i suoi ospedali (da vent’anni non riesce ad avviare i lavori del nuovo ospedale di Trento, sempre in progetto di finanza, e sta sostenendo un’altra follia in Fiemme, un nuovo ospedale privato da 200 milioni di euro).
Il palazzo del ghiaccio sarebbe dotato di una tribuna di 5000 posti a sedere, costruito con materiali innovativi, Ratti afferma riutilizzabile e modulabile anche in funzione di altri eventi, anche culturali, una perfetta integrazione fra sport e natura. Forse non si rende conto di dove inserisce una cosa simile, una piccola comunità, isolata, a venti chilometri vi è una città alpina di soli centomila abitanti, non una metropoli. Un impianto simile è presente a Inzell in Germania, sobrio, ma che ogni anno produce un deficit di 600 mila euro. Il costo di quell’opera era stato di 34 milioni di euro. Perché in Pinè non si possa ragionare di limite e sostenibilità non lo si capisce. Per evitare la pazzia ora si spera nel CIO, un suo intervento fermo che blocchi la speculazione e riporti tutti gli attori ad investire nello storico spirito olimpico. Non serve stupire, si deve solo gareggiare per vincere onestamente e senza lasciare sui territori cattedrali nel deserto.
Una simile riflessione non sembra possa divenire patrimonio del Trentino. Poco lontano, in Cembra, la valle sconvolta dalle cave, si vuole un nuovo palazzo del ghiaccio per onorare la medaglia d’oro della coppia del curling Constantini – Mosaner. A Tesero si spenderanno perlomeno 11, 5 milioni di euro per il nuovo stadio del fondo e pista di skiroll (un doppione in valle), a Predazzo il rifacimento dei trampolini del salto costerà almeno 23,5 milioni di euro. Lo ricordiamo, la candidatura era stata presentata come Olimpiadi a costo zero.
Luigi Casanova