I nuovi padroni delle Alpi corrono sul filo

I nuovi padroni delle Alpi sono i gestori e i costruttori di impianti a fune: una sinergia potente che cerca di colonizzare ogni residuo spazio libero nelle Alpi. Di Nicola Pech. Copyright: Il Manifesto

Con una potenza economico-finanziaria straripante e una capacità tecnologica senza precedenti, i nuovi padroni delle Alpi sono i gestori e i costruttori di impianti a fune: una sinergia potente che cerca di colonizzare ogni residuo spazio libero nelle Alpi. L’idea che viene proposta è un mix tra mobilità sostenibile, rispetto per l’ambiente, comfort e design. Consapevoli che a causa del riscaldamento globale il mercato dello sci sulle Alpi sarà sempre più difficile da gestire, gestori e costruttori concepiscono nuovi impianti per rendere accessibile ogni colle e ogni vetta degna di questo nome.
Solo negli ultimi dodici mesi Mountain Wilderness ha dovuto contrastare progetti folli dal Piemonte alle Dolomiti.
All’Alpe Devero l’Accordo Territoriale “Avvicinare le Montagne” ripropone un progetto vecchio di trent’anni con il solito cliché: nuovi impianti di risalita e nuove infrastrutture. Anche l’obiettivo dichiarato è sempre lo stesso: il rilancio turistico. Ma la realtà è che non siamo in presenza di un’area depressa: l’Alpe Devero si trova al centro di un comprensorio escursionistico di grande pregio e, per le sue peculiarità storiche, paesaggistiche e naturalistiche, è stata inserita nel primo gruppo di aree naturali protette istituite dalla Regione Piemonte nel 1978. E oggi, grazie a questa scelta lungimirante, costituisce un mirabile esempio di integrazione fra natura, attività agropastorali e turismo.

L’intero impianto del progetto è in palese contrasto con provvedimenti che la Regione Piemonte ha da poco approvato nell’ambito del Piano Paesaggistico Regionale e, se ancora non bastasse, sull’area interessata insiste una ZPS (Zona di Protezione Speciale della Direttiva Europea Uccelli). Sono previsti milioni di euro di fondi pubblici!
In Comelico la vicenda ha contorni simili: il collegamento con l’Alta Pusteria, presentato a gennaio 2017, attraversa zone SIC e ZPS nel territorio patrimonio di Dolomiti Unesco. Anche qui fondi pubblici: si parla di 70 milioni di euro.
A Cortina in occasione dei Mondiali di sci e nel cuore del Parco dello Stelvio si progettano nuovi impianti a fune e nuovi collegamenti. Una vera e propria epidemia!
Le ripercussioni sul paesaggio sono importanti perché gli impianti portano con sé funi, piloni, gigantesche stazioni di arrivo e partenza, strade di servizio, sbancamenti.

Ma, se possibile, il messaggio culturale che passa è ancora peggio: ciò che conta è divertirsi, possibilmente senza fare fatica. La montagna come un luna park: puro diletto che non richiede nessuna esperienza, basta pagare il biglietto e mettersi in coda. La comunicazione è coerente con la narrazione: volti sorridenti, cabine rotanti con cristalli Swarovski, musica e aperitivi. È il pensiero unico della società dei consumi: essere già arrivati senza la fatica di arrivare, far coincidere il desiderio delle cose con il loro consumo. E la politica, priva di idee ma avida di denaro, si adegua e adegua leggi e regolamenti. L’opposizione sociale è debole e i partiti, tutti, sono conniventi. Rimane una resistenza d’avanguardia fatta dalle Associazioni Ambientaliste, da qualche alpinista e da qualche intellettuale ma è tempo che un numero più consistente tra gli innumerevoli appassionati delle Terre Alte inizi a prendere le difese dei luoghi tanto amati.

Nicola Pech