Il Cansiglio: trentaquattro anni di impegno conservativo
La foresta del Cansiglio, con i suoi faggi altissimi, è stato uno dei possedimenti forestali più importanti della Repubblica di Venezia, ne ricavò i remi delle sue galee; nel Bosco da Reme, nel 600, nacquero le prime regole della selvicoltura moderna che si applicano in buona parte ancora oggi. Le 109 galee e le 4 grandi galeazze veneziane nel 1570 furono determinanti per la vittoria nella battaglia di Lepanto poiché, in assenza di vento, si mossero a forza di remi per inserirsi tra le navi della flotta ottomana: i lunghissimi remi erano fabbricati con il faggio del Cansiglio. Causa le difficoltà di sfruttamento e le severe regole di utilizzo imposte da Venezia, il Cansiglio oggi vanta una discreta qualità dal punto di vista naturalistico, tanto da essere inserito in area SIC e ZPS di Rete Natura 2000, è proprietà pubblica, 7500 ettari divisi tra una grande riserva statale e i demani forestali di Veneto e Friuli.
E’ ancora vivo il pericolo corso a partire dagli anni ’70 di trasformare tutto il massiccio, dal Friuli fino al Veneto, in un vasto comprensorio sciistico, iniziando da Pian Cavallo, dove fu costruito un villaggio turistico e molti impianti e piste per lo sci da discesa. Qualora realizzato l’intero progetto avrebbe avuto un costo stratosferico, un impatto ambientale intollerabile privandoci di un’area alpina di elevata biodiversità. Ora, in tempi di cambiamenti climatici e scarsa o comunque disomogenea disponibilità di neve, sarebbe l’ennesimo ammasso di metallo e cemento abbandonato in ambiente alpino.
Nel 1987 dovevano iniziare i lavori, tra l’altro in modo abusivo, per collegare il versante friulano del Cansiglio con quello del Veneto, ancora intonso: il primo impianto avrebbe dovuto passare per Forcella e Casera Palantina. Di questo si accorsero i soci della sezione di Sacile del CAI: venne informato subito il “Comitato per il Parco del Cansiglio” e si chiamarono a raccolta tutte le associazioni ambientaliste delle due regioni, il CAI, WWF, Legambiente, LIPU, Italia Nostra e parecchie altre. La risposta fu immediata e l’ appena nata sezione italiana di Mountain Wilderness aderì con entusiasmo: la partecipazione degli alpinisti, con parecchi nomi importanti, fu superiore a qualsiasi aspettativa. Una marcia organizzata in poche settimane il 13 novembre portò a Casera Palatina 2000 partecipanti, tra i quali Carlo Alberto Pinelli, Fausto de Stefani, Alessandro Gogna, Kurt Diemberger, parecchi rappresentanti politici, parlamentari e consiglieri regionali. Pur non presente nell’occasione Reinhold Messner si dichiarò disponibile, firmando una petizione, a legarsi agli alberi affinchè non venissero tagliati. Il sindaco locale impose oltre 200 multe per divieto di sosta nel grande piazzale dove era previsto il parcheggio per gli impianti di risalita (le associazioni reagirono con una denuncia e il processo durò oltre 10 anni, con assoluzione finale), furono tagliate le gomme ad una cinquantina di auto e, a sera, vennero distrutte tre automobili con accette e spranghe. Dopo questi eventi di Cansiglio si parlò anche a livello nazionale e quello che era stato chiamato “Raduno degli alpinisti ed ambientalisti in difesa dell’antica foresta del Cansiglio” è stato ripetuto ogni anno: nel 2020 l’iniziativa (la 34°) si è tenuta nonostante le restrizioni imposte dai decreti sulla sicurezza per Covid 19. Il grande comprensorio sciistico è stato fermato, ma il pericolo attuale è costituito dalla volontà della Regione Veneto di mettere in vendita parti del territorio, dando inizio ad una progressiva privatizzazione che porterebbe grave pregiudizio all’integrità dell’antica Foresta, alla biodiversità che la caratterizza, ma anche al valore identitario e storico rappresentato sia per i veneti che i friulani.
Vittorio de Savorgnani e Giancarlo Gazzola