Il Comelico dopo i vincoli della Soprintendenza

Pubblichiamo di seguito l’articolo di Francesco Dal Mas del 19 Aprile. Copyright: Il Corriere delle Alpi.

Il no ai nuovi vincoli è rotondo. Mentre per il collegamento sciistici si va diritti alla convocazione della Conferenza dei servizi.
Ieri sera si sono riuniti i sindaci di Comelico Superiore, Danta, San Nicolò Comelico, Santo Stefano di Cadore, San Pietro di Cadore, nella sede dell’Unione montana, per invitare la Regione ad opporsi alle misure di tutela paesaggistica che la Soprintendenza di Venezia e il ministero dei Beni ambientali e culturali ha richiesto di approvare.
Nei prossimi giorni gli stessi sindaci saranno convocati a Venezia, dall’assessore al Territorio Cristiano Corazzari per formulare la risposta al Mibac entro il 15 maggio, quando a Roma si dovrebbe trattare, oltre che di questo, anche del collegamento sciistico tra Comelico Superiore e Sesto Pusteria.
Anzi, la sensazione, anche a Venezia, è che le nuove misure siano state richieste, anzi sollecitate, proprio per trovare una scappatoia per le piste e gli impianti di risalita, magari secondo un programma ridimensionato e, comunque, con notevoli prescrizioni al seguito.

IL GIALLO
Nessuno delle delegazione bellunese che l’altro giorno ha incontrato il direttore generale del Mibac, Gino Famiglietti – e che era composta dai parlamentar D’Incà, Saviane, De Menech, Bond, dDe Carlo, dall’assessore Bottacin e dal sindaco Staunovo – era a conoscenza dell’imposizione richiesta dalla Soprintendenza. La lettera da Roma era partita il 12 aprile, in regione è arrivata il 16, ossia il giorno prima del vertice che doveva essere esclusivamente sul collegamento.
Gli assessori Corazzarie Bottacin hanno scontato il ritardo di qualche ora dell’informazione. Due le ipotesi che si fanno in Comelico. La prima: la Soprintendenza, sotto attacco per il no annunciato, ha alzato la posta della tutela. La seconda: sotto il tiro delle più importanti organizzazioni ambientaliste, la Soprintendenza s’è messa al riparo, chiedendo il massimo di tutela, per poi trovare il modo di far passare gli impianti, magari con prescrizioni.

SECONDO GIALLO
«Cosa c’entriamo noi con il Comelico? », si è chiesta la sindaca di Auronzo, Tatiana Pais Becher, per tutta la giornata di ieri. La domanda l’aveva posta il giorno precedente, a Roma, l’assessore Bottacin al massimo dirigente del ministero. Risposta: contiguità di territorio, in ogni caso – ha aggiunto Famiglietti, bontà sua – se non vi sta bene, togliete Auronzo, ne discuteremo. No, noi non vogliamo saperne proprio di nulla, ha fatto intendere, seccamente, Bottacin. «La soluzione ora è solo quella della conferenza dei servizi», taglia corto l’onorevole Luca De Carlo. Ne è convinto il sindaco, così pure Bottacin. «So che è un percorso lungo, costoso, e impegnativo, ma», sottolinea ancora De Carlo, «la conferenza dei servizi è l’unico strumento che permette a tutte le realtà coinvolte di mettere le carte sul tavolo per arrivare a una decisione. Ci siamo dati appuntamento con il Mibac per il 15 maggio, ma è necessario nel frattempo avviare l’iter della conferenza dei servizi. Per quanto possibile, mi metto a completa disposizione di tutti, nel pieno rispetto dei ruoli». A Roma si è convinti che dopo la tempesta Vaia non si possa tagliare neppure un albero. Al ministero si è sollevato proprio questo problema per quanto riguarda le piste dedicate allo sci. Immediata la replica dei rappresentanti bellunesi presenti: di boschi ne abbiamo fin troppi, la foresta avanza fino a ridosso delle case, tanto che con la ricostruzione post-Vaia intendiamo lasciare alcune aree libere, a pascolo. È evidente che queste non possono essere le premesse di un confronto fruttuoso.
Francesco Dal Mas