Il concerto di Jovanotti a Plan de Corones: la posizione di Mountain Wilderness

Ormai da anni il circo dello sci da discesa investe in eventi sempre più eclatanti sulle alte quote. Due sono gli scopi inseguiti con voracità. La ricaduta di immagine ritenuta positiva e i passaggi sugli impianti.
A questi obiettivi non sfugge l’evento organizzato dalla società impiantistica di Plan de Corones (BZ) per il 24 agosto con l’ospitalità offerta all’artista Jovanotti. Plan de Corones sul tema è all’avanguardia avendo già ospitato nel 1998 analoga iniziativa con l’allora emergente Zucchero, e poi, con il tempo altri musicisti.
Certo, come rilevato dall’artista e da altri commentatori, per altro estremamente minoritari perfino sui social, l’iniziativa si tiene in un’area ormai devastata da una progressiva infrastrutturazione, non solo sciistica o di ristorazione.

Plan de Corones


La decisa contrarietà di Mountain Wilderness riguardo l’evento proposto poggia su due presupposti. Il primo è culturale e valoriale.
La montagna rappresenta nell’ immaginario collettivo, nella storia, nella tradizione un luogo vocato alla contemplazione della bellezza, all’incontro con i silenzi, alla riflessione. La montagna ci ha insegnato e a volte imposto con drammaticità il senso del limite. Deve esserci un limite dentro questi spazi naturali in presenza del quale l’uomo deve fermarsi, un limite che lasci spazio solo ai bisogni della natura, all’incontro con il sublime, con l’inesplorato, anche nelle Dolomiti. Questo concerto, come altri ormai diffusi su troppi ambiti alpini, viola il limite, profana la storia della montagna. Questi eventi capaci di attirare migliaia di persone devono tenersi in spazi oltremodo urbanizzati, nelle città. Plan de Corones, la cui integrità è stata già ampiamente violata da funivie, antenne e fabbricati di ogni tipo, non merita questo accanimento. Come può un artista non avere la sensibilità per cogliere la dicotomia tra amplificatore e luci artificiali da una parte e silenzio e stelle dall’ altro?


Il secondo aspetto ci riporta a una critica severa verso il mondo dell’industria dello sci. Questi imprenditori non si accontentano mai, devono sempre stupire, esagerare, violare. Non soddisfatti di aver profanato ambiti naturali fragili e straordinari con la loro industria, sommano distruzione a distruzione: ulteriori collegamenti anche in aree protette, bacini di innevamento sempre più capaci, rifugi trasformati in ristoranti a 5 Stelle, ospitalità notturna in quota, accessi motorizzati a tutte le ore, gare con mezzi a motore, eliski e via fino ai grandi concerti: Moroder nel cuore del parco Naturale delle Pale di San Martino, Bob Sinclair nel parco dell’Adamello Brenta, e ora Jovanotti: alcuni eventi hanno interessato direttamente Dolomiti Patrimonio naturale dell’UNESCO, altri si tengono nelle immediate adiacenze delle zone protette. Non c’è più rispetto delle regole, rispetto della montagna. Meraviglia che artisti di tale fama non si ribellino a queste chiamate, non si inchinino, con il silenzio, al cospetto della magnificenza delle montagne. Invece, anche loro, perfino nel dichiararsi rispettosi della natura, alimentano l’invasione, diffondono rumori devastanti richiamando in quota, per una toccata e fuga, migliaia di persone.


Con questa nostra presa di posizione contraria a ogni evento musicale in quota quando si usino amplificazioni spropositate e si portano in vetta persone con mezzi a motore o impianti di risalita, vogliamo in modo particolare richiamare il mondo dell’imprenditoria dello sci a una riflessione profonda, a un investimento in sobrietà. Fin troppo terreno naturale è stato sacrificato allo sci e a quanto lo supporta logisticamente su tutte le Alpi italiane. Evitiamo almeno simili esagerazioni, ritorniamo a offrire ai nostri ospiti una montagna capace di emozionare che mantenga uno stacco netto con quanto viene offerto nelle città e nelle periferie urbane. E Jovanotti abbia l’umiltà di ascoltare questo appello, rinunciando a un inutile e dannoso concerto sulle montagne italiane. Almeno per mantenere alta una sua coerenza verso i bisogni reali della natura.
Chi abita in montagna, chi vive di montagna, chi ama la montagna, non può non esser contrario alla sua riduzione a palcoscenico, scenario ludico, in genere al suo sfruttamento funzionale alla civiltà tecnologica cittadina.
Ai tanti giovani che amano la musica e che vogliono ascoltarla anche nei luoghi che la montagna rende incantati chiediamo di immergersi in quei luoghi, in solitudine oppure in gruppo, per ascoltarne il silenzio e così cogliere la bellezza che li circonda e comprendere nel profondo il significato del rapporto con la natura.

Il Consiglio Direttivo di Mountain Wilderness Italia