Il procuratore afghano rifugiato in Italia

Fazil Popalzai era a capo del dipartimento antiterrorismo (Atdp) della provincia di Kapisa, in Afghanistan. Dopo la presa di Kabul da parte dei talebai, si è nascosto per quasi sette mesi. Prima di riuscire a venire in Italia, grazie all’aiuto di Mountain Wilderness.

Kabul International Airport

“Sono contento di essere qui. Da quando ho finito l’Università non ho più avuto modo di entrare in un’aula”. Così Fazil Ahmad Popalzai con un sorriso saluta gli studenti del Suor Orsola Benincasa. Il capo del dipartimento antiterrorismo della provincia di Kapisa (Afghanistan) è stato ospite dell’ultimo incontro del laboratorio Livre del Corso di laurea magistrale in Scienze dello spettacolo e dei media. Dopo la ritirata dell’esercito americano Fazil è fuggito dall’Afghanistan con la sua famiglia. A causa del suo lavoro di indagine sui crimini del terrorismo è tra i primi bersagli di rappresaglia e vendetta da parte dei talebani. Presenti all’incontro il professor Antonio Petrillo e il professor Carlo Alberto Pinelli.

Carlo Alberto Pinelli al campo Falaksar

La storia

Era solo un ragazzo Fazil quando ha avuto l’opportunità di lavorare con Carlo Alberto Pinelli, regista, documentarista e docente del Suor Orsola, nonché cofondatore dell’associazione Mountain wilderness. All’epoca Pinelli era in Afghanistan alla scoperta delle montagne dell’Hindu Kush. Da quella esperienza nacque il mediometraggio “Siddiqa e le altre. Un sogno afghano” che racconta la storia di tre ragazze afgane che hanno trovato nell’alpinismo una via di salvezza. A questo progetto partecipò anche Fazil. “All’inizio facevo da interprete”, racconta. In un secondo momento entra nel mediometraggio anche come attore. Era il 2005. Il tempo passa e Fazil fa strada. Studia legge e diventa pubblico ministero. Poi capo del dipartimento antiterrorismo della provincia di Kapisa (Atpd).

La richiesta di aiuto

“Nell’agosto scorso con la ritirata dell’esercito americano l’Afghanistan è letteralmente collassato. Tutti cercavamo di scappare, l’unico modo possibile in aereo”, prosegue il racconto Fazil. Impossibilitato nel lasciare il paese chiede aiuto ai suoi ex mentori. Nonostante fossero passati ben 17 anni dal loro primo incontro, Fazil riesce a contattare l’istruttrice Elisabetta Galli e Carlo Alberto Pinelli poi. Un visto per il Pakistan, dove Fazil sosterà due mesi, l’arrivo in Italia poi.

Gli istruttori Giorgio Mallucci e Elisabetta Galli in Etiopia

La situazione in Afganistan

“Al momento non vedo un futuro pacifico per il mio paese”, dice sommessamente Fazil. “Con l’arrivo dei talebani niente è più come prima. Il 15% delle persone vorrebbe scappare. 600.000 i civili uccisi in pochi mesi. Tutte le personalità più importanti sono fuggite e nessuno vuole combattere per il paese”.

La vita in Italia

Fazil è in Italia dal 23 aprile. Vive a Rimini con la sua famiglia. “É una citta bellissima, ma un po’ costosa”, commenta. “Vorrei che i miei figli studiassero in Italia e avessero un buon lavoro. Soprattutto vorrei avere la possibilità di aiutare ancora il mio paese”.

Tante le domande degli studenti del Corso di laurea magistrale in Scienze dello spettacolo e le curiosità nei confronti di un uomo che ha combattuto per i diritti del suo paese, ma che infine, ha avuto come una soluzione di salvezza la fuga. Presente all’incontro anche Mojibullah Khadem che ha aiutato Fazil nella traduzione e ha soddisfatto anch’egli la sete di conoscenza della classe.