Il ricatto della tradizione

Michele Serra fa parte del comitato etico scientifico di Mountain Wilderness. Pubblichiamo questa riflessione sulla mattanza di delfini alle isole Far Oer che supera il fatto in sè e che, per analogia, può essere estesa a molte “tradizioni” montane che vanno odiate e abolite. Pensiamo a un certo tipo di caccia, pensiamo all’ancestrale paura del lupo risolta spesso a colpi di fucili. Copyright: La Repubblica

Un disgustoso cartello davanti a una latteria all’Alpe Devero

Le spaventose immagini della mattanza di delfini e globicefali alle Far Oer hanno fatto il giro del mondo. Sono di speciale crudeltà, non è metaforico il mare di sangue che offende lo sguardo. Spiegano, gli autori di quel macello, che è tradizione.

La tradizione è una cosa importante. Senza tradizioni nessuna comunità può esistere. Ma tradizioni sono anche l’infibulazione, la lapidazione, il matrimonio combinato, i combattimenti all’ultimo sangue tra cani, la caccia alla volpe (una sola volpe, un esercito di cani e cavalieri che la bracca), le processioni di flagellanti, e il lunghissimo elenco di pratiche sanguinarie, mutilanti, feroci che si concludono nel tripudio della tribù. Comprese tante tribù moderne.

MATTANZA DI DELFINI ALLE ISOLE FAROE: UCCISI 1500 ESEMPLARI

Ci sono tradizioni che vanno odiate. Non trovo altra parola: odiate. È il solo sentimento che serve per disinnescarle, per liberare finalmente il concetto di “comunità” dal ricatto della tradizione. Sarebbero meno comunità, le Far Oer, se rinunciassero al massacro rituale dei delfini? Oppure proprio quella rinuncia darebbe nuova vita a una comunità vetusta, ossificata nelle sue tradizioni? Si vive per cambiare o per rimanere sempre uguali?

Mi rendo conto che il tema è enorme. Ma l’idea che l’identità, compresa l’identità collettiva, non sia un macigno da onorare in eterno, ma un viaggio, un percorso, rende molto sospetta quella giustificazione, “è tradizione”, che spesso serve a coprire le peggiori sopraffazioni e le più insopportabili crudeltà. Le tradizioni vanno sottoposte al vaglio dei tempi, e dell’intelligenza che è irrequieta, e cambia. Se sono luminose e gentili, vanno appassionatamente tutelate. Se sono odiose vanno sepolte senza rimpianti: si chiama progresso, proviamo a dare un senso a questa parola.

Michele Serra