In distribuzione MW notizie, l’editoriale del Direttore Casanova.
Il nuovo numero di MW Notizie, rivisto graficamente grazie al contributo di Marta Viola, è’ stato mandato in stampa e verrà presto consegnato a domicilio. Ve lo presentiamo attraverso la penna del Direttore Casanova.
Montagne sconvolte: cambiare il modello di sviluppo è un’urgenza indifferibile
Quanta profonda tristezza ci ha colti in Dolomiti la mattina del 29 ottobre, non appena qualche nebbia si è alzata dai versanti, fino alla sera precedente coperti e protetti dalle foreste: si è intuita la gravità del disastro,
una pugnalata nello stomaco e lacrime libere che scendevano lungo i volti, dagli occhi di chi si incontrava.
Gli abeti, i larici, i pini, erano stati schiantati, tutti, ma proprio tutti e stavano sdraiati al suolo, sradicati, spezzati dal vento. Decenni di attenzioni selvicolturali erano stati vanificati in poche ore di pioggia e vento.
Nel corso della giornata arrivavano notizie sempre più negative: abitati
isolati, frane, i serrai di Sottoguda (Marmolada) distrutti, le foreste dei violini sia in Comelico come a Paneveggio scomparse. Solo due giorni prima un furioso incendio aveva cancellato i boschi che proteggevano la valle di
San Lucano (BL), una valle autenticamente wilderness.
L’incendio era stato attivato dal fohen, il vento che da Nord scende i versanti alpini riscaldandosi. In poche ore la direzione del vento è cambiata, è arrivato da sud lo scirocco, sempre violento. E solo 24 ore dopo si veniva travolti dalla perturbazione che dava il colpo di grazia
all’Agordino.
In sole 72 ore in Dolomiti abbiamo visto sommarsi tre diversi eventi, uno più violento dell’altro, dal fuoco all’acqua. Un segnale chiaro, per chiunque
coltivi il valore dell’onestà culturale, che dimostrava come i cambiamenti climatici siano realtà, vissuto ormai quotidiano.
Un segnale chiaro che dovrebbe imporre ai decisori politici un radicale cambio di rotta nelle scelte dello sviluppo, prima di tutto in montagna.
Oggi tutte le vallate delle Dolomiti offrono uno spettacolo desolante:
i versanti, se e quando sarà recuperata l’enorme massa di legname (si parla di oltre 7 milioni di alberi schiantati, 5 milioni di metri cubi), saranno esposti al dilavamento delle piogge, all’azione diretta del sole che brucerà la
flora batterica dei terreni accentuando l’inaridimento dei suoli e soprassuoli, si diffonderà il pericolo di frane, di valanghe, anche di grandi dimensioni.
Ci vorranno 100 – 150 anni perché le foreste delle Dolomiti ritornino a
essere come le abbiamo vissute fino a ieri.
Ed invece il mondo politico in modo ipocrita alimenta ignoranza, ha reagito infastidito, senza riflettere sul significato di questo insieme di eventi. Abbiamo letto una sola preoccupazione, rivolta alla stagione del turismo
invernale. “È emergenza, si liberino dalle piante le piste, si rendano subito agibili gli impianti di risalita”. Nessun ripensamento sul modello di sviluppo. Nonostante il disastro ambientale tanto evidente ovunque si
pensa a potenziare l’industria dello sci, energivora, che consuma suoli e paesaggio fino sulle rocce più scoscese, demolendo versanti interi. Nonostante quanto accaduto, non solo nelle Dolomiti monumento UNESCO, ovunque sulle Alpi si lavora per ampliare i demani sciistici, si pensa ai Mondiali di sci alpino a Cortina, si investe sulle Olimpiadi invernali del 2026.
Incredibile dover prendere atto di tanta superficialità, di tanta arroganza. Mountain Wilderness rimane baluardo di controinformazione, punto di riferimento di una lotta diffusa e radicale a difesa del patrimonio naturale
delle montagne. Anche perché i risultati elettorali di vaste regioni tedesche, dove i verdi sanno essere concreti e coerenti, dove sanno proporre alternativa, ci permettono di leggere il futuro con speranza. Mai come
oggi è doverosa la nostra azione, rigorosa, scientifica,
propositiva.
Luigi Casanova