Jim Bridwell
A pochi giorni dalla morte di Jim Bridwell, ricordiamo il forte alpinista americano che era presente al Convegno di Biella nel 1987 e che è stato tra i primi garanti internazionali di Mountain Wilderness.
Perchè non bisogna piangere la morte di Jim Bridwell. Di Fabrizio Goria
Per gentile concessione di Alpinismi.
Se una persona cerca la definizione di “anticonformismo” sulla Treccani, ci troverà Jim Bridwell. Non letteralmente, ovvio, ma troverà la perfetta descrizione di quella che è stata la vita del più pazzo e rivoluzionario scalatore americano di sempre. «Atteggiamento di rifiuto nei confronti di una passiva accettazione di idee, principî, usi e comportamenti convenzionali o comunque prevalenti nella maggioranza». Ecco. Questo era Bridwell, che dopo una lunga malattia ci ha lasciato la settimana scorsa. Ma che no, non potrai mai essere dimenticato.
Non è facile scrivere un necrologio per una figura così cruciale per lo sviluppo dell’arrampicata mondiale come è stata quella di The Bird. Non lo è perché molti di noi hanno iniziato a scalare, a mettere i piedi dentro scarpette strette, rigide, puzzolenti e dolorose proprio perché memori di quello che avevano visto, o letto, riguardo a quel personaggio all’apparenza bizzarro, capelli lunghi e baffi a manubrio, che faceva cose impensabili per l’epoca. Ed è per questo che vogliamo spiegare chi era Bridwell, e perché lui e il suo gruppo di amici è stato al centro di una rivoluzione culturale che è destinata a non morire. Nato nel 1944 a San Antonio, in Texas, aveva fatto di Yosemite la sua casa. Il leggendario Camp 4, che ancora oggi attira i climber di tutto il mondo e che rappresenta il luogo più iconico dell’arrampicata statunitense, era fatto da un manipolo di visionari. Fra essi, il silenzioso e calcolatore Royal Robbins, l’istrionico Warren Harding, i precisi John Long e Chuck Pratt, il fortissimo Billy Westbay e il folle Bridwell.
È quasi incredibile che oggi molti giovani scalatori ignorino quanto siano stato innovatore quel gruppo di hippy del Camp 4. Per sfidare le regole e la gravità hanno impegnato ogni singolo neurone. Basti pensare a copperheads e bird beaks, due strumenti che prima non esistevano e che hanno contribuito a elevare l’arrampicata ai livelli che conosciamo ora. Oppure, possiamo pensare alle tecniche di scalata che nessuno aveva mai visto prima.
Bridwell, Robbins, Long, Harding e gli altri, nella incredibile corsa per la conquista di El Cap stavano facendo la storia, senza forse nemmeno rendersene conto. Sicuramente, chi non se ne rendeva conto era il resto della società americana. I visionari del Camp 4 erano sempre considerati alla stregua di fuorilegge sfaticati. Ragazzi che invece di trovarsi un lavoro come tutti gli altri preferivano passare le notti in tenda e le giornate appesi a una parete, rischiando la vita a ogni singolo passo.
La società di cui sopra però si è dimenticata di un aspetto fondamentale della vita di Bridwell e compagni. Avevano molta più etica loro che il 70% del resto della popolazione. Rispettavano la natura, rispettavano l’ambiente, rispettavano se stessi. Del resto, se il tuo parco giochi, è nel mezzo della natura più selvaggia, che senso ha distruggerlo? Nessuno. E infatti gli anni d’oro di Bridwell e del Camp 4 sono anche quelli in cui negli USA rinasce, in modo lento ma irrefrenabile, il concetto di wilderness. Posto da parte proprio da quella società da cui i ragazzi del Camp 4 stavano fuggendo, proprio in Yosemite iniziò a elevarsi il nuovo vento della preservazione delle aree naturali. Hanno dimostrato al mondo intero, senza alcun tipo di sostegno da parte delle istituzioni, che una nuova consapevolezza riguardo la wilderness era non solo possibile, ma anche l’unica via per la sostenibilità del nostro pianeta.
Se oggi l’arrampicata è quella che è, e sta rivivendo una nuova (e secondo molti inaspettata) Età dell’Oro, bisogna ringraziare chi ha saputo andare contro un’intera società. Come Bridwell, Robbins, Harding e via via tutti coloro i quali hanno dato vita al Camp 4. Non è giusto, né per lui né per il movimento che ha rappresentato, piangere la scomparsa di Bridwell. Perché le sue scalate sono immortali, così come il suo stile di vita. E avrete notato che non abbiamo elencato le sue vie. Lo abbiamo fatto per scelta, perché è doveroso che ognuno di noi le conosca piano piano, impari a comprendere l’uomo dietro allo scalatore. Un uomo che ha sfidato le convenzioni e le regole, al fine di rendersi più libero e rendere più libero anche il mondo intorno a sé. In un’era storica in cui sembrava impossibile uscire dagli schemi, Bridwell ha restituito un sogno di libertà perduto da molti. Ha dimostrato che sognare non soltanto era ancora possibile, ma che quel sogno poteva trasformarsi in realtà. Ecco perché non bisogna struggersi del fatto che non sia più con noi. Con la sua esistenza ha ridato forma alle fantasie di migliaia di persone. Persone che ancora oggi vivono secondo quello stile, anche se in modo inconsapevole. Non si piangono i rivoluzionari, perché le loro idee sono più forti della morte. E Bridwell lo ha dimostrato con il suo anticonformismo, unico antidoto alla folle ricerca della perfezione dell’epoca.
Fabrizio Goria