Le Olimpiadi invernali Milano Cortina 2026: una sciagura per le Alpi Italiane.

Da quando le Olimpiadi sono state assegnate dal CIO all’asse Milano Cortina, Mountain Wilderness ha sempre sostenuto che tutte le promesse di sostenibilità sarebbe andate tradite, che i costi a carico della collettività sarebbero stati ben lontani da quelli preventivati, che tutte le procedure (VAS) messe a garanzia della tutela dell’ambiente, sarebbero state accuratamente aggirate.

Luigi Casanova ha scritto un libro, Ombre sulla neve, che, con la forza dei fatti e dei numeri, smentisce la favola dell’Olimpiade “a costo zero e sostenibile” e denuncia l’assenza di una valutazione ambientale complessiva a livello nazionale e di un confronto aperto con cittadini e associazioni ambientaliste.
Più ci avviciniamo al 2026, più i fatti stanno dando ragione a Mountain Wilderness, a Casanova e a tutti coloro che, e sono in tanti, avevano visto previsto questo scempio.
Proviamo, ancora una volta, a ripetere quello che sembra ovvio ma che puntualmente viene addirittura superato in follia da una realtà che vede cemento e speculazione primeggiare su ogni valutazione di tipo ambientale, etica e sociale.

Ombre sulla neve. Milano-Cortina 2026 Il «libro bianco» delle Olimpiadi invernali.

Olimpiadi a costo zero? Obiettivo fallito.

Nel giugno 2019 il CIO ha decretato la sede delle Olimpiadi invernali 2026: ha vinto Milano Cortina grazie a un dossier che probabilmente anche l’ambientalismo avrebbe accettato.
Sarebbero state Olimpiadi a costo zero per lo Stato italiano. La previsione di spesa di circa 1,3 miliardi di dollari sarebbe stata così ripartita:
460.000 dollari versati dal CIO;
460.000 dollari ripartiti fra le quattro istituzioni ospitanti (Regione Lombardia, Veneto, province autonome di Trento e Bolzano;
le altre entrate a pareggio di bilancio sarebbero state ripartite fra sponsor, diritti mediatici e una lotteria specifica.
Ad oggi, sulla base di un decreto ministeriale (26.09.2022) le Olimpiadi costeranno allo Stato e Regioni 4,2 miliardi di dollari. Una parte dei costi la subisce lo Stato, sono stati aggiunti fondi delle Regioni, si attingerà al Pnrr (soldi europei a debito) e una buona parte delle spese non è ancora coperta da bilanci pubblici.
L’obiettivo è quindi fallito.

Olimpiadi sostenibili? Obiettivo Fallito.

Il Dossier di candidatura prevedeva una valutazione preventiva di VAS come da direttive europee e leggi dello stato (2006), una VAS per tutte le opere e con visione unitaria. Inoltre per il CIO le Olimpiadi italiane avrebbero dovuto rispondere ai principi dell’Agenda olimpica del  CIO 2020, quindi dimostrare attraverso un percorso democratico partecipato la sostenibilità sociale nel tempo delle opere realizzate.
Invece l’ Italia ha commissariato tutte le opere e non vengono sottoposte a nessuna VAS, nessuna VIA e nessuna Vinca (valutazione strategica per opere su  aree interessate da Rete Natura 2000 o  zone a parco naturale).L’obiettivo della sostenibilità è quindi fallito.

Opere già presenti? Obiettivo fallito.

La gara di snowboard cross – Pyeongchang – Pyeongchang, 15 febbraio 2018 (Clive Rose/Getty Images)

Nel dossier di candidatura si afferma che il 92% delle opere olimpiche è già realizzato e che queste abbisognano solo di minimi interventi di riqualificazione.
Un falso. Si rifanno totalmente tutte le strutture per le gare: pista di bob e skeleton a Cortina, centro di biathlon a Anterselva (BZ), trampolini di salto a Predazzo (TN), centro del fondo a Tesero (TN), le Arene del ghiaccio di Milano (Arena 1 e Arena 2), pattinaggio artistico e hockey, villaggio olimpico di Milano, villaggio olimpico di Cortina, villaggio olimpico di Predazzo, stadio di pattinaggio di velocità, tolto a Baselga di Pinè perchè troppo costoso e trasferito a Torino.
Strutture parzialmente agibili ma che abbisognano di interventi costosi e maggiori spazi:

  • Stadio di san Siro Milano, inaugurazione;
  • Arena di Verona, cerimonia di chiusura;
  • Piste di sci alpino a Cortina , discese femminili;
  • Piste di sci alpino a Bormio, discese maschili;
  • Piste di snow board e free sky acrobatico a Livigno;
  • Piste di curling a Cortina e Cembra (TN);
    Obiettivo fallito.

Trasparenza e condivisione? Obiettivi falliti.

Nel dossier di ripete la necessità che ogni struttura sia sottoposta a condivisione e discussa con i territori attraverso processi partecipativi ampi. Non è avvenuto in nessun caso. Tutti i progetti sono stati secretati, commissariati, i percorsi partecipativi sono stati annullati, tutti. Sono in corso ricorsi amministrativi da parte di Italia Nostra per la pista di Cortina, da parte di cittadini a Lago di Tesero per i tracciati dello sci di fondo.
Inoltre questi lavori avrebbero dovuto portare risposta a territori coinvolti in uno spopolamento della montagna preoccupante e continuo con la fuga dei giovani dalla montagna. Nessuna voce di spesa riguarda il potenziamento dei servizi pubblici (mobilità, sanità, formazione scolastica, formazione del lavoro)
Obiettivi falliti.

Legacy? Obiettivo fallito.

Il CIO si raccomanda che ognuna delle opere olimpiche abbia una ricaduta positiva sui territori per offrire un futuro ai giovani e che le diverse opere abbiano un progetto di utilizzo futuro. Nessuna delle opere è stata portata a una valutazione di legacy.
Obiettivo fallito.

Conclusioni

Inoltre, come sempre avviene in Italia in occasione di grandi opere, nel programma olimpico sono state inserite opere che nulla hanno a che vedere con l’evento sportivo. A detta degli ambientalisti italiani una sola opera risulterà utile e poco impattante: la variante ferroviaria dalla linea del Brennero verso la val Pusteria (Rigatal), costo 150 milioni di dollari.
Nel concreto in Veneto si spenderanno 1,2 miliardi di dollari per nuove stare e circonvallazioni;
in Lombardia si spenderanno 1,4 miliardi di dollari per viabilità e rifacimento stazioni di aeroporti (Malpensa);
in Alto Adige si spenderanno oltre 240 milioni di dollari per rotatorie e circonvallazioni;
in Trentino si spenderanno 90 milioni di dollari per un progetto definito Bus Rapid Transit, trasporto pubblico (parzialmente condiviso dall’ambientalismo locale) su strada con costruzione di nuova viabilità su terreno destinati a aree agricole di pregio. La Provincia di Trento ha respinto tutte le osservazioni presentate da Italia Nostra.
In poche parole: Italia ha preso l’occasione olimpica per imporre ai suoi cittadini strade che mai sarebbero state realizzate. La ferrovia è divenuta un impegno minimale.
Al momento sono saltati il villaggio olimpico previsto a Livigno, il palazzo dello stadio di pattinaggio di velocità a Baselga di Pinè. Ambedue le scelte sono state imposte dal CIO.
Nel programma olimpico sono stati inseriti devastanti collegamenti sciistici che qualora realizzati distruggerebbero le Dolomiti (Cortina – Monte Civetta, Cortina – Arabba Marmolada, Cortina – val Badia) tutti attraversano aree di rete Natura 2000.
E’ stato inserito il collegamento sciistico passo Tonale – Bormio – Livigno. Una follia che interesserebbe anche il parco nazionale dello Stelvio (istituito da 88 anni, ancora privo di pianificazione).
Tutti questi collegamenti verrebbero sostenuti con finanziamenti pubblici superiori al 50% dei costi.
Per questo insieme di motivi CIPRA Italia e CIPRA International stanno richiamando il CIO a un investimento in sobrietà, correttezza amministrativa, trasparenza. Inolotre, è in corso una staffetta organizzata da LIBERA (associazione contro le mafie) che tocca tutti i territori interessati. Partita da Verona il 7 febbraio si concluderà a Milano il 21 marzo. Mountain Wilderness Italia è parte attiva nella organizzazione di tutto l’evento.
Ci sarebbe molto altro da dire. Ma si pensa che il quadro rappresentato chiarisca la gravità della sciagura che si abbatte sulle Alpi italiane centro – orientali.