L’impatto delle Olimpiadi Milano Cortina 2026 sul Veneto.

Come impatteranno le Olimpiadi sui territori coinvolti? Perché crediamo che i grandi eventi, soprattutto quando insistono su luoghi fragili, siano deleteri? Prosegue la serie di approfondimenti che ci porteranno a scoprire, Regione per Regione, cosa si nasconde dietro la bolla olimpica: cemento, speculazione e sprechi.

Quanta tristezza si prova nel descrivere le scelte infrastrutturali che porteranno il Veneto all’evento olimpico invernale del 2026. Si parla di Veneto inteso come regione solo perché la cerimonia di chiusura si terrà all’arena di Verona. E perché la Provincia di Trento ha stanziato oltre 30 milioni di euro nel rifacimento dell’accesso all’aeroporto Catullo di Verona. E ancora per via di qualche lunga, costosa bretella stradale che collegherà l’autostrada del Brennero alle tangenziali verso Mantova, verso Rovigo, verso l’aeroporto. Strutture indispensabili all’evento sportivo? Le olimpiadi non saranno nemmeno bellunesi: come ha ribadito il Presidente Zaia in modo stizzito rivolgendosi agli ambientalisti regionali, solo da Longarone verso Cortina si spenderanno oltre un miliardo e 200 milioni di euro in viabilità, una cifra reale a novembre 2022, a maggio 2023 i costi delle diverse opere sono già lievitati a oltre un miliardo e mezzo.

Ma come si fa a spendere una simile cifra se Cortina è chiamata ad ospitare solo tre specialità, e nemmeno le più appetibili dal punto di vista della ricaduta di immagine. Lo sci alpino femminile, e va bene, il curling, le gare di bob, skeleton e slittino, tre specialità queste ultime che in Italia coinvolgono poche decine di tesserati e sicuramente non scaldano i cuori dei tifosi. Eppure è sulla pista di bob che il presidente Luca Zaia si è impuntato. Se fino al 2019 la nuova pista, che sostituiva quella chiusa dal 2008, doveva costare meno di 50 milioni di euro, e il presidente affermava che se la pagavano i veneti, oggi costerà 120 milioni, 61 dei quali già addossati allo Stato, la cifra rimanente non è ancora finanziata. Sono così stati imposti i lavori di demolizione della vecchia pista tutelata dai beni storici e culturali. Si distruggerà un prezioso bosco di larici secolari, non sono fugati i mille dubbi sui costi di futura gestione, sui consumi di acqua ed energia: il progetto è imposto dalla ostinazione del presidente della Regione e da Malagò, non deve volare mosca.

Ma se fra pista di bob, potenziamento dell’area sciabile di Faloria e Col Dusciè, ammodernamento dello stadio del ghiaccio per ospitare le gare di curling, villaggio olimpico si spenderanno meno di 250 milioni di euro, dove finisce una massa tanto enorme di risorse pubbliche? Non certo nella ferrovia Belluno-Calalzo o nel suo prolungamento verso Cortina e Dobbiaco, progetto atteso da decenni e sempre trascurato. Non certo in servizi per i giovani o i lavoratori stagionali, non certo in sanità e assistenza o nei servizi essenziali come acquedotti o reti dei reflui. Sulla ferrovia si spenderà la miseria di venti milioni di euro nella sistemazione delle stazioni di Ponte nelle Alpi e Longarone. Se nulla è previsto per il rilancio qualitativo del bellunese, né sul piano agricolo né su quello turistico, come si fa da Longarone a Cortina a spendere oltre un miliardo di euro? La gran massa di soldi sarà assorbita da circonvallazioni e parcheggi con la definitiva cementificazione della conca di Cortina, e in nuovi collegamenti sciistici.

Le circonvallazioni previste per i mondiali di sci alpino del 2021 sono appena iniziate: Tai di Cadore, Venas e l’obbrobrio paesaggistico di San Vito di Cadore verranno a costare oltre 400 milioni di euro. Soldi già stanziati, parzialmente, da ANAS, fin dal 2020.

La parte del leone la fanno le circonvallazioni di Longarone (300 milioni di euro), quella di Cortina d’Ampezzo (800 milioni di euro), il financing project dell’autostazione di Cortina (oltre 100 milioni di euro per favorire imprese private), nuovi parcheggi, ben nove, collegamenti con Fiames per raggiungere l’inutile villaggio olimpico. Follia assoluta: nel presentare queste cifre (aprile 2023 Zaia, Malagò) si sono inserite anche la bretella ferroviaria che collegherà la stazione di Mestre all’aeroporto di Venezia, oltre 400 milioni di euro.

Ma al bellunese, terra che perde ogni anno 900 abitanti, a parte la distruzione della valle del Boite, cosa rimane di quasi due miliardi di euro spesi in viabilità e asfalti? Gli abitanti mangeranno per decenni cemento e respireranno i gas di scarico, nuovi collegamenti sciistici? Nemmeno si è accenna una risposta sulla necessità di modificare l’economia del territorio in funzione dei cambiamenti climatici in atto.

L’ambientalismo locale e nazionale le alternative le hanno offerte. Prima di fare nuove strade si chiede vengano valutate le potenzialità di nuovi e veloci collegamenti ferroviari. Le gare di bob e skeleton si possono spostare a Innsbruck concordando con la località tirolese un equo indennizzo. Il villaggio olimpico è inutile, Cortina ha appena ospitato i mondiali di sci alpino alloggiando atleti, tecnici, giornalisti. In presenza di un evento minore come quello rappresentato dalle specialità olimpiche previste era sufficiente investire nel recupero dell’ex villaggio turistico Eni o di altri edifici capienti abbandonati da anni. Senza più dover urbanizzare aree nuove, senza consumare suoli pregiati e per di più sottoposti a documentati rischi idrogeologici, risparmiando risorse economiche necessarie in ben altre emergenze: acquedotti, gestione dei reflui, banda larga, servizi sanitari e assistenziali, sicurezza del territorio, il tema della formazione scolastica e professionale, l’agricoltura e la selvicoltura di montagna. Tutti impegni che per essere affrontati non avevano bisogno dell’evento olimpico, ma solo di una saggia gestione del territorio e delle risorse umane della montagna.

In positivo va riportato il fatto che il 18 marzo a Cortina si è tenuta una incredibile manifestazione popolare contro la pista di bob  e contro il villaggio olimpico. Oltre 500 persone sono scese in piazza. Stanche di subire le imposizione dei loro sindaci, del CONI e del Presidente della Regione.