L’impatto delle Olimpiadi Milano Cortina 2026 sulla Lombardia.
Come impatteranno le Olimpiadi sui territori coinvolti? Perché crediamo che i grandi eventi, soprattutto quando insistono su luoghi fragili, siano deleteri? Inizia con questo articolo una serie di approfondimenti che ci porteranno a scoprire, Regione per Regione, cosa si nasconde dietro la bolla olimpica: cemento, speculazione e sprechi.
La Lombardia e in particolare la città di Milano saranno protagoniste durante l’evento olimpico. Nella sola città capoluogo finanziario del nostro paese, oltre all’inaugurazione, saranno ospitate le specialità del pattinaggio su ghiaccio (hockey, pattinaggio artistico, pattinaggio di velocità) e si costruirà il villaggio olimpico a Porta Romana destinato a diventare uno studentato a disposizione dei giovani che frequentano le università, sarà capace di ospitare fino a 1200 giovani.
La città di Milano, non solo per l’evento olimpico, in pochi anni subirà una trasformazione urbanistica irreversibile. Molte aree, oggi pubbliche, per lo più a disposizione delle ferrovie italiane, sono state vendute a cordate di aziende private per riconvertire spazi strategici in edilizia privata, uffici, spazi commerciali. In ognuna di queste aree gli spazi destinati a verde pubblico sono stati ridimensionati in modo drastico.
Le strutture che ospiteranno le gare (Santa Giulia, Arena, Forum Mediolanum, ex Fiera a Rho) Assago 1 e 2 stanno subendo il raddoppio dei costi previsti dal dossier di candidatura, il solo villaggio olimpico dai 99 milioni di dollari passerà a quasi 200.
Oltre ai costi quello che preoccupa sono gli investimenti nelle infrastrutture stradali.
Ci sarà il potenziamento dell’aeroporto di Malpensa, il nuovo collegamento stradale dell’aeroporto con la stazione centrale di Milano, i collegamenti stradali verso Lecco e poi verso la Valtellina con le pesanti e costose circonvallazioni di Sondrio, Tirano e la farsesca proposta della bretellina di Bormio: oltre a non risolvere il problema dei transiti nella cittadina alpina, si distruggerà l’area verde strategica dell’Alute, la piana che introduce a Bormio. Tutto questo insieme di opere verrà a costare oltre un miliardo e mezzo di euro. Per le opere strettamente sportive si spenderanno circa 400 milioni di euro (erano previsti meno di 200). Il sistema ferroviario riceverà poche attenzioni. L’acquisto di 10 nuovi treni per la tratta Milano-Sondrio-Tirano, l’intenzione di smantellare alcuni passaggi a livello, il potenziamento della linea 4 della metropolitana di Milano, queste opere sicuramente avranno una ricaduta positiva sulla mobilità e quindi sono condivisibili.
La Valtellina ospiterà gare spettacolari. Lo sci alpino maschile e lo scialpinismo maschile e femminile a Bormio, le gare di snowboard e freestyle a Livigno. Tutto poteva risolversi con impegni di spesa valutabili attorno ai 50/60 milioni di euro. Anche in questo caso le spese stanno lievitando in modo consistente: i progetti di massima indicano già oggi valori che superano i 100 milioni di euro. Si sono aggiunte infrastrutture per lo più legate allo sci, con parcheggi e tribune sovradimensionate, che risulteranno nel tempo di dubbia utilità. Ci si deve preoccupare seriamente di quanto avverrà lungo la pista Stelvio di Bormio. Sarà potenziata, ampliata, si imporranno nuovi collegamenti e i lavori interessano in gran parte situazioni naturali, forestali ad alta sensibilità ambientale nel parco nazionale dello Stelvio.
Come sintesi. La Valtellina viene letta dall’ambito urbano e dal CONI come terra di conquista. Da raggiungere velocemente, da consumare e poi, una volta usata, subito abbandonata. Siamo proprio certi che questo debba essere il destino della montagna italiana?